L'uso delle faccette qui non è previsto (o sono io che non lo so utilizzare!!!), ma tanto non basterebbe, questa volta ci vogliono le parole, ma dovrai accontentarti delle mie, quelle sconclusionate, che lo sono un po’ per la mia ignoranza…e soprattutto perché tu le rendi confuse con quello che riesci a scrivere.
Il destino... io credo che alcuni eventi nella vita siano destinati ad accadere, spesso ci capita di pensare che molte cose non possono essere controllate dal nostro volere e allora è il destino che le determina. Un brutto evento, come nel caso di Richard, può portare ad un incontro che cambierà la sua vita.
Cerco di andare con ordine ed analizzare la tua one nelle parti che più mi hanno colpita. Castle che aspetta, nel corridoio dell’ospedale, che una porta si apra e che qualcuno riporti a battere il suo cuore, che un medico gli dica che quella persona che lo ha amato, come solo una madre sa fare, è ancora in vita, che potrà ancora ridere con lei, litigare e chiederle consigli.
La solitudine di un uomo difronte ad un dolore immenso, al vuoto, l’attesa di abbracciare una persona che può capire il suo dolore, Alexis. Quella bambina, ormai diventata una donna, che può già capire la sofferenza, un Richard che si trasforma da figlio a padre.
Poi un incontro, il detective Kate Beckett, il suo aspetto fisico, ma ancor di più la sua dolcezza, nel rimanergli accanto, sono le cose che colpiscono Castle, lo colpiscono al tal punto che lo scrittore riesce a leggerle negli occhi il dolore, che è analogo a quello che sta vivendo lui in prima persona.
Martha, come una leonessa, supera l’intervento, come potrebbe essere diversamente, lei è indistruttibile, inossidabile.
Ora il destino non centra più, ora è Richard l’artefice degli eventi, sta a lui mandare avanti ciò che il fato ha iniziato; ed eccolo negli uffici della omicidi, alla ricerca di quegli occhi verdi incorniciati da stupendi capelli castani. Il loro secondo incontro è un misto tra imbarazzo e voglia di conoscersi, è una cosa strana, è una cosa che nasce dal profondo, che si sente dentro allo stomaco, non saprei spiegarlo diversamente, la definirei una smania, una voglia che ha bisogno di essere soddisfatta altrimenti ti logora dentro, del tipo “devo assolutamente farlo”. Ok lasciamo perdere le sensazioni troppo personali altrimenti mi incarto…
Il resto è storia, non più destino, ma in fondo, destino, volere, fare in modo che una cosa accada secondo me sono fuse insieme, nella vita bisogna correre il rischio, seguire il cuore e le proprie sensazioni e per citare Forrest Gump direi: “So che non mi crede se glielo dico, ma... io corro come il vento che soffia!” e “mamma diceva sempre, la vita è uguale a una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita”. |