Hai posizionato male lo spazio dopo la virgola in “costruirsi ,uno lontano dall’altra” (-0.3).
La frase: “Ora, invece, erano dei normali cinquantenni che, nel corso degli anni, avevano tentato di costruirsi, uno lontano dall’altra, una vita, forse monotona, ma” ha decisamente troppe virgole, dato che per 23 parole ci sono 8 virgole, quindi se dovessi leggerla a voce alta suonerebbe completamente spezzettata (-0.3).
Hai scritto “mettendosi in gioco un volta per tutte” invece di “una volta.” (-0.5)
Tra le parole “innanzitutto” e “un” c’è uno spazio di troppo nella frase “Innanzitutto un boato assordante aveva travolto…” (errore di battitura -0.3).
Hai scritto “un luce accecante li aveva investiti” invece di “una” (-0.5).
Nella frase “si erano ritrovati come per magia in quella stessa stanza, solo, trent’anni prima e in una veste del tutto nuova” la parola “solo” non dovrebbe essere messa tra virgole perché è collegata alle parole che la seguono “solo trent’anni prima”, non è un aggettivo che indica che qualcuno era solo (anche perché in tal caso dovrebbe essere “soli” visto il soggetto plurale) (-0.3).
Nella frase “Era stato proprio a questa punto della storia che Stefano e Laura” hai scritto “questa” invece di “questo” (-0.5).
La frase “dell’antico castello non vi era rimasta più nessuna traccia” è scorretta perché il “vi” ripete solo la specificazione precedente “dell’antico castello” e quindi non dovrebbe essere presente (è un errore in stile “a me mi piace”) (-0.5).
Stile e lessico 3/5
Hai deciso di scrivere la tua storia pressoché senza alcun discorso diretto e quasi interamente al trapassato e la cosa ha decisamente allungato le frasi e diluito la narrazione. Non sono sicura di aver compreso a pieno cosa ti abbia fatto optare per uno stile apparentemente così poco consono al genere suspense e mistero che hai adottato. La storia inizia al passato “quel giorno accadde…” ma quasi tutto il resto dopo viene presentato attraverso verbi come “si erano precipitati”, “si erano presentati entrambi in anticipo”, “erano entrati”, “non erano riusciti a fare a meno” “questa aveva detto loro”, etc… Tutti tempi trapassati che danno l’idea che qualcuno stia raccontando la storia dopo che è già finita, come se ci stessi facendo un riassunto (e anche l’assenza di dialoghi diretti crea un effetto sintesi). Non fraintendermi, ci sono tratti in cui questo stile ha un suo perché e crea una sorta di effetto Egar Allan Poe, visto che lui amava far raccontare le vicende a protagonisti e narratori onniscienti che rivelavano fatti già svolti, sintetizzandoli quasi per il lettore. In questi punti mi piace che tu abbia scelto questo stile un po’ non convenzionale. In altri punti il trapassato però sembra evitabile e allunga solo le frasi, tendenzialmente già cariche, o confonde sulla sequenza temporale delle azioni. Ci sono dei passaggi in cui diventa difficile capire quali azioni si svolgano prima delle altre. Quanto al non usare dialoghi, alla fine del racconto mi ero abituata allo stile e mi piaceva anche la coerenza con cui sintetizzavi tutti i discorsi diretti riportandoli in forma indiretta (fatta eccezione per le parole delle Miriam negli specchi), finché non hai deciso di cambiare stile tutto d’un colpo e mettere un discorso diretto, la telefonata alla ditta di demolizioni. Onestamente avrei preferito che mantenessi la stessa impostazione.
La storia inizia con una descrizione particolarmente arzigogolata: “Il bar-pasticceria in cui solitamente si vedevano era ubicato in un paesino non troppo lontano dalla città, che sorgeva ai piedi di una collina circondata da immensi prati verdi punteggiati di fiori di tantissimi colori e varietà e da un piccolo fiumiciattolo che dopo aver costeggiato l’intero centro abitato sfociava in un lago davanti ad un antico castello medievale.” Solitamente quando non riesco a leggere una frase a voce alta senza dover riprendere fiato, la considero troppo lunga e questo è il caso. Innanzitutto il primo “che” (“…lontano dalla città, che sorgeva ai piedi di una collina…”) dovrebbe a logica essere riferito al paese, ma per come è inserito nella frase sembra grammaticalmente riferirsi alla città e la cosa genera confusione. Poi ti consiglierei vivamente di spezzare questa descrizione perché si estende veramente su troppi livelli. Descrivi prima il paesino, poi passa ai prati e concludi col fiume spezzando le tre descrizioni con punti fermi, altrimenti il lettore perde il filo (e il fiato)(-0.3 per frase pesante).
La frase “Tra loro c’era stata un’intensa storia d’amore che era durata quasi due anni, ma conclusasi ormai da tempo” è resa un po’ goffa dallo stile asimmetrico della relativa e della subordinata; se nella prima frase metti “che era durata” suona meglio se nella seconda frase poi metti “che si era conclusa” oppure potresti mettere (“storia d’amore durata” e “conclusasi”) (-0.2).
Quell’“e si può tranquillamente dire che” mi suona strano messo al presente nel mezzo di una narrazione al trapassato. Ugualmente strani suonano gli interventi del narratore tipo “chi era questa Miriam?” o “tornando alla storia” che suonano estranei al filo delle vicende (-0.2).
La frase “una bellissima ragazza diciottenne dai lunghi capelli castani che teneva sempre sciolti” non scorre, è spezzata e sarebbe meglio “dai lunghi capelli sempre sciolti” perché il “che” dove lo hai messo tu sembra riferirsi ai capelli, non alla ragazza (-0.3).
La frase “La scena davanti a loro era cominciata quando gli specchi avevano cominciato a staccarsi da pareti e soffitto e a crollare, pezzi di vetro si infrangevano al suolo gettando piccole schegge ovunque e i tre ragazzi che in un primo momento, colti alla sprovvista, erano rimasti immobili sulla soglia dell’ultima stanza, ora avevano iniziato il loro fuggifuggi perdifiato dall’antico maniero” ha lo stesso problema della frase iniziale: è troppo lunga e arzigogolata (-0.2). Inoltre la virgola che c’è tra “crollare” e “pezzi” sembrerebbe insufficiente a collegare le due frasi in quanto “pezzi di vetro si infrangevano…” non dipende dal “quando” da cui dipende il verbo precedente, per cui io ci vedrei meglio almeno un punto e virgola (-0.3). Stessa cosa per “Dopo esser caduta, Miriam era stata violentemente colpita da uno specchio sulla nuca che la aveva lasciata a terra priva di sensi, gli Stefano e Laura del presente avevano provato invano a soccorrerla” dove serve più di una virgola per collegare i due discorsi indipendenti – uno su Miriam e uno sui due giovani (-0.3).
Scrivi “la donna, affacciandosi a una delle poche finestre del castello, aveva scoperto che questa, come tutte le altre, era stata sprangata” ma non credo che “affacciarsi” sia il verbo giusto perché per affacciarsi bisogna essere ad una finestra aperta. Non capisco come ci si possa affacciare ad una finestra sprangata, piuttosto ci si può avvicinare o si può tentare (invano) di affacciarsi facendo forza sulla sprangatura (-0.2).
Titolo e introduzione 2/5
Beh, l’introduzione non è altro che una citazione della storia, quindi non brilla per inventiva, anche se ti concedo di aver scelto bene il passaggio citato: crea suspense e invoglia alla lettura. Il titolo…mh…il significato mi sembra sfuggirmi. Ho capito che la storia si basa su ricordi e specchi ma che cosa vuoi comunicare con “i ricordi sono lo specchio del passato?” Da come lo hai scritto mi immagino il passato che si fa vedere nei ricordi e la cosa non è niente di strano, è una metafora carina, ma di poco spessore. Nella tua storia piuttosto gli specchi sono ricordi, avviene una qualche sovversione logica che il tuo titolo non riesce a trasmettere.
Sviluppo della trama 7/10
La trama ha potenziale ma non è perfetta. Non mi aspettavo che Carlos si rivelasse il cattivo e sono rimasta sorpresa quando ci hai mostrato la morte di Miriam. Ci sono dei punti che restano oscuri e privi di spiegazione e dei punti in cui la logicità e verosimiglianza dei fatti potrebbe essere oggetto di seri dubbi. Iniziamo con la scena in cui Carlos torna dopo trent’anni e cosa fanno i due protagonisti che non lo vedono dai tempi in cui praticamente abbandonarono la di lui fidanzata al proprio destino senza dire a nessuno come fosse scomparsa? Si precipitano da lui immediatamente pregustando una ricca scorpacciata di ricordi. Beh, io se rivedessi qualcuno legato ad un ricordo quale la scomparsa o morte di qualcuno tenuta segreta per trent’anni, non sarei tanto incline a darmi ai ricordi. Il dialogare giocoso atteso dai protagonisti mi sembra strano, illogico. Come mi sembra strano che tu scriva
“Dalla scomparsa di Miriam erano passati moltissimi anni, ma Carlos, appena Laura e Stefano avevano finito di raccontare la triste vicenda, era andato su tutte le furie”. Tu scrivi “ma”, eppure a me pare logico che qualcuno che abbia scoperto di essere stato tenuto all’oscuro di una tale cosa vada su tutte le furie.
Non critico la verosimiglianza per quel che riguarda la storia degli specchi: lì ovviamente si parla di eventi sovrannaturali ed è giusto che siano misteriosi, impossibili, inspiegabili e spaventosi. Non si capisce alla fine per quale magia o miracolo l’anima di Miriam fosse negli specchi, ma la cosa non mi disturba. Il finale resta vago, circondato da un alone di dubbio, come nei migliori romanzi gotici dell’Ottocento quando cose assurde accadevano e nessuno capiva perché (è sempre il non capire che tiene il lettore incollato alle tue parole).
Però mi sono chiesta come mai quando Laura e Stefano sono nel castello sprangato che attendono silenziosamente di morire non sentano gli operai della ditta che arrivino, come mai non provino a urlare per farsi sentire. Ok, Carlos ha detto che era vuoto e di non ispezionarlo, ma prima di mettere in moto le macchine gli operai avranno avuto un minimo di tempo per discutere di come procedere in cui avrebbero potuto sentire i due se questi si fossero fatti sentire. Inoltre non trovo minimamente verosimile che Carlos possa abbattere un castello medievale con tutti i permessi poco dopo averlo comprato. Ci sono regole sulla conservazione dei beni culturali che in Italia sono molto strette. Lo so per esperienza: mio padre ha comprato una chiesa medievale (sì, ha ragione Carlos, si vende di tutto di questi tempi) e per avere il permesso di spostare due pietre pericolanti del campanile ci sono voluti mesi. Non si può toccare una virgola degli edifici storici. Figurati abbattere un castello. Lo so che la trama lo necessitava, ma ti dico che la cosa toglie credibilità.
Originalità 9/10
Una bella storia, misteriosa, particolare, ma non unica nel suo genere. Le storie sui castelli misteriosi sono in voga da trecento anni e il collegamento tra specchi e anima è un topos talmente ricorrente da essere un cliché. Hai aggiunto elementi tuoi, particolari, creando due bei personaggi completi e non scontati, due persone un po’ codarde un po’ coraggiose che hanno vissuto facendo scelte facili finché la vita e una qualche misteriosa forza non li hanno messi davanti ad una situazione difficile.
Attinenza alla frase 6/10
Hai messo la frase nel testo ma non l’hai sfruttata molto. La frase compare quasi alla fine perché dici che Stefano la sta pensando, ma non ho capito bene perché dovrebbe pensarla in quel momento. Non l’ho trovata collegata bene alla trama perché la scelta “d’amore” per i due sarebbe stato l’altro specchio, no? Quello che permetteva loro di (ri)vivere insieme la loro vita. Quindi non hanno fatto esattamente una follia per amore, quanto una scelta dettata dall’essere maturati e voler affrontare le proprie responsabilità. Stefano ripensa alle follie fatte da giovani ma non avevi mai accennato a certe follie e anzi i due mi sembravano tipi che vivevano una vita monotona e tranquilla (castelli stregati a parte), quindi il riferimento sembra fuori contesto.
Gradimento personale 8.5/10
Alla fine la tua storia mi è piaciuta. Anche se qualche discorso è un po’ troppo lungo e a volte non approvo il trapassato, alla fine la narrazione scorre, la trama c’è e il mistero ha un suo senso (anche se non svelato).
Per un totale di 42.3/60