Recensioni per
Hurricane of Flames
di Asmodeus

Questa storia ha ottenuto 2 recensioni.
Positive : 2
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Master
04/09/20, ore 19:58

Quarta delle cinque recensioni relative al contest: "Le quattro fasi dell'amore".

E siamo a quattro! È stato un modo interessante di unire la storia alla fantasia, Maghi e Babbani. Due leader dediti alla ricerca del Bene Superiore con ogni mezzo, ad ogni prezzo. L'introspezione funziona. Grindelwald è diviso tra ambizione e una triste nota di... coscienza. Non rimorso, non credo ne possa provare, ma lo sguardo di Silente è sempre vigile e lo colpisce. L'introspezione è anche il momento più significativo, poiché la coscienza di Silente, il suo carismo, trafigge il Mago Oscuro. Soffoca il suo sogno, perché gli è stata negata la bellezza di una gloria condivisa. L'estate è diventata inverno, il verde fiorente di un sogno neve fredda, dai tratti di un uomo dai prodondi occhi azzurri. Silente poteva essere la ciliegina di un momento topico, adesso è diventato l'emblema dei sacrifici che Gellert è pronto a fare per raggiungere il Bene Superiore. Tutto per colpa di una ragazzina, ma sopra ogni cosa l'asprezza di una considerazione: Silente non ha la forza di fare ciò che va fatto. Di uccidere, di seppellire la giustizia in luogo di un dovere necessario. Ironia della sorte, è un babbano colui che lo capisce più di tutto, il suo più intimo collaboratore. 
E ora il momento di cosparmi il capo di cenere: ho sentito molte canzoni dei 30 seconds to Mars, ma mai Hurricane T.T
Vado a seppellire la testa sotto la sabbia
Spettro94

Recensore Veterano
13/12/12, ore 23:11

Non avevo mai letto una storia così, un simile tentativo di fondere realtà e fantasia.
Grindelwald e Hitler.Beh, il paragone calza. La simmetria c’è.
Hai avuto un’idea oltremodo originale e interessante: Gellert despota nel mondo magico e il Fuhrer tiranno di quello Babbano, come da patto. E’ credibile.
L’inizio di questa storia ha qualcosa del racconto dell’orrore (o forse sono io facilmente impressionabile, chiedo perdono ^^’). C’è quest’uomo, così rigido, così disciplinato, ma tormentato da sensi di colpa che vuole nascondere perfino a se stesso, perseguitato da un passato che gli viene incontro e lo bracca quando meno se lo aspetta, costringendolo a stare sempre sul chi va là, a non abbassare mai la guardia.
Quei due occhi azzurri che lo trafiggono nel profondo, una ferita che non smette di sanguinare… E’ anche per lasciarseli alle spalle, per soffocare il senso di colpa, che Gellert accetta la “proposta”, illudendosi di farlo “per il Bene Superiore”. Inganna se stesso e basta, a parer mio. Perché gli occhi di Albus, come la sua “apparizione” finale, sono il simbolo della sua coscienza e del suo senso di colpa che cercano di distoglierlo dall’insano proposito. Gellert mi sembra consapevole della malvagità delle sue azioni, eppure agisce contro se stesso (o almeno una parte di se stesso) e persevera, in modo veramente diabolico, nei suoi discutibili fini.
Ogni uomo, anche Marinus, è per lui solo un agnello da sacrificare sull’altare del Bene Superiore. Gellert non rispetta la vita, nè tantomeno il valore del singolo individuo. Niente ha importanza al di fuori del suo piano grandioso di potere e magnificenza. Al di fuori di se stesso. E in questo davvero somiglia tanto a "quell'altro là".
Questo Gellert è così calmo, così glaciale, così imperturbabile da dare i brividi e il povero Marinus mi ha dato tanto l’idea del topo finito dritto dritto in trappola, l’ennesima vittima, come tante altre, come tutte le altre. Non conta nulla, nel progetto di perfezione che Gellert e “il Babbano” hanno in mente.
Eppure ciò che ho più apprezzato, in tutta la storia, sono gli improvvisi soprassalti di coscienza di Gellert, come quando mette una mano sul braccio di Marinus e gli chiede il suo nome, come se per lui quel dettaglio, all’improvviso, avesse acquisito un’importanza fondamentale. Se davvero quell’uomo fosse stato solo un’altra vittima di un piano più grande, non si sarebbe curato di sapere come si chiamasse, no? Sarebbe stata un'informazione trascurabile. Ma evidentemente è rimasto qualcosa, dentro di lui, che gli impedisce di dimenticare colui che gli ha insegnato il valore e la sacralità della vita umana. Ah, Albus… *.*
Marinus mi ha fatto pena. La lentezza con cui si è avvicinato alla verità mi ha fatto provare pena per lui, come il suo conseguente trovarsi con le mani legate, completamente impotente, in balia di un branco di assassini. Viene risparmiato solo per un caso, solo per un pelo. E' stato fortunato, in un certo senso, sicuramente più di tanti altri...
E la scena che Gellert osserva dall’alto, ecco, l’ho trovata significativa per un motivo preciso: tutto si riduce a una recita, tutto è finzione, ma non sanno, coloro che credono di essere i burattinai della situazione, che la loro è solo un’illusione e che si scopriranno essi stessi marionette. Perché nessuno può essere padrone del mondo; è solo un’illusione, destinata a decadere, presto o tardi. E Gellert lo sa, anche troppo bene.
Questa recensione forse ti sembrerà atipica: più che l’elemento “storico” della tua storia, mi ha colpito l’introspezione di Gellert (condita da una buona dose della mia personale fantasia, lo ammetto :D). Adoro questo personaggio e ti faccio i complimenti per l’originalità.