Speri sempre di non farmi piangere, e ovviamente continua a succedere.
Ma non importa, perchè in questa vita hai imparato ad apprezzare la civiltà delle bionde.
A farti offrire gli estathè alla pesca la mattina al Phoenix.
A ridere degli strani abbordaggi, ad autoironizzare.
A prestare caricabatterie per macchine fotografiche.
Ad aiutare a riconoscere canzoni di video di diciott'anni, che altrimenti non si sarebbero mai imparate, e cantate.
A fare ciambelle cocco e cioccolato.
A fare lunghe telefonate.
A fare lunghe telefonate di nascosto, ridendo sottovoce, scrivendosi le cose da dire all'interlocutore sugli appunti per il colloquio orale.
Ad inventare scuse per farsi dare delle informazioni.
Ad aprire la tua casa a persone che non conosci abbastanza.
Ad invitare ai tuoi compleanni persone con un anno di ritardo.
A regalare piume.
A tatuarti piume.
A passare mattinate intere ad ascoltare tentativi di convincerti a cuocere biscotti.
Ad architettare piani per portarglieli.
A non cucinarli mai.
A raccontare la tua vita a persone che conosci da poco, ma che già impari a voler bene.
A dedicare canzoni.
E canzoni, e canzoni, e canzoni.
A promettere pigiami per rimpiazzare quelli rovinati dai ricami della nonna.
A scrivere delle storie nuove, con nuovi personaggi.
A piangere, un po'.
A girarti dal lato del cuscino asciutto.
Ad aspettare.
Ad andare avanti, per crescere diversi, distanti, lontani.
Comunque insieme, comunque, in qualche modo, in qualche altra vita, vicini.



(una cosa rimpiango: di non esserci conosciute durante l'occupazione. Lì si che avremmo fatto bruttissimo.)