Ah! Dietro tuo consiglio avevo già letto questa shot di Silver Pard, ma mi ha fatto piacere rileggerla nel mio amato italiano. Non ho da segnalarti imperfezioni, a parte uno “scudo” di Serpeverde al posto di stemma che forse hai tradotto così apposta ma che non mi convince. Per il resto, ottimo lavoro come al solito! Ora, parliamoci chiaro: Riddle/Voldemort è il mio personaggio preferito della serie, nonostante la Row gli abbia fatto gravi torti, negandogli la profondità psicologica che gli spettava, e nonostante sia Piton che Silente siano stati caratterizzati molto molto ma molto meglio (non per altro sono anche loro nella top five). Silver Pard ha il dono dell’introspezione, e non un’introspezione barbosa che si perde in voli pindarici e panegirici di sorta, ma un’introspezione che va’ dritta all’osso, creando quelli che a mio avviso sono veri e propri aforismi, anzi, quel “cogliere il mondo in una frase” dove mondo è da sostituire con la parola personaggio. Il suo Riddle mi ha davvero influenzata, e anche il suo stile mi ha tanto influenzata, sono felicissima quando succede. Ah, inoltre adoro la sua tecnica delle parentesi, suonano come inquietanti sussurri fuoricampo, aggiungono un brivido senza interrompere il filo del discorso.
E Tom. Cazzo. Tom. *inizia a piangere*
L’idea in sé è interessantissima e riesce a renderla di un realismo pazzesco: chi più di Tom Riddle vorrebbe riuscire a ribaltare le cose, per se stesso e per quelli come lui? Basta un pizzico di pregiudizio in meno da parte sua, in effetti. E mi è piaciuto questo modo di vedere i Serpeverde di stampo Malfoy:
“Non gli piace l’idea di farsi bastare l’oggi e non il futuro, di un è sempre stato fatto così, di un il mio sangue è forte perciò mi accontento di essere meno di quel che potrei essere. Successo, sì, quello lo vuole, ma non ha senso se si fermerà a ciò che le altre persone considerano successo. Questo nuovo mondo sembra avere standard atrofizzati.”
Lui non vuole essere rappresentato dall’apparenza, dal sangue, ma da se stesso come persona, da Tom come Tom. Lo infastidisce che il Cappello, per lui poco più di uno straccio, riesca ad entrare nella sua testa considerandolo uno dei tanti, lo irrita, eppure alla fine lo stesso Cappello lo ammira per la sua scelta. Adoro come Riddle appaia un ragazzino razionale qual è, dalla mente analitica, attento ai dettagli e sempre pronto a valutare pro e contro di ogni azione prima d’eseguirla, ma mi piace anche come sia bambino, come in fondo si senta disorientato tra i tassi e desideri inserirsi tra loro, lui sempre solo e respinto da tutti.
Il quadro che gli autori stranieri fanno di Albus, poi, non è mai benevolo, e anche qui non si smentiscono… La sua reazione allo Smistamento è indicativa, dimostra come abbia pregiudizi, come chiami i Babbani Babbani, appunto, parola che anch’io ho sempre trovato denigratoria, piena di sufficienza (…altrimenti non li chiamerebbe babbani, quella compassionevole, sbrigativa parola per inerme, stupido, subumano, guscio vuoto senza magia. “Babbano” gli fa pensare a “negro,” al potere assoluto che un individuo può esercitare su un’altra persona, a come lo possa esprimere distrattamente con una sola parola).
E ancora, un Silente che non sa agire da pedagogo, che etichetta Riddle da subito e non è in grado di parlargli da pari a pari, ma lo minaccia, scatenando una profezia che si autoavvera, “mi credi pericoloso e lo divento”:
(La lezione che Tom ha imparato non era dovresti essere buono perché –
Era: questo è così perché lo dico io, e se non ti attieni a queste regole ti farò del male o ti farò paura. Perciò non farti beccare. Ottimo consiglio, ha scoperto, quando ha smesso di sobbalzare a un certo movimento della bacchetta.)
Ma la più bella è questa:
“Che importa se Tom era l’unico bambino magico all’orfanotrofio, e pure potente. Che importa se aveva la costante consapevolezza di avere qualcosa che a loro mancava – che lui avesse potere e loro no. Che importa se non aveva che un modo per difendersi, per farsi conoscere, capire, e farsi lasciare in pace. Che importa se loro erano tanti e Tom uno solo e la prima cosa che aveva chiesto era se Silente veniva da un manicomio. Che importa.”
Perché alla fine davvero, Silente non s’è mai chiesto il perché, ha solo valutato le conseguenze, in quel caso…come se non vedesse che è un bambino, quello che ha davanti…
Bambino che si rifà ampiamente dei suoi anni d’infanzia, certo. Prima deve farsi accettare dal suo gruppo (“Nessuno sa meglio di lui che hai solo una quantità finita di tempo prima che tutti rinuncino a te, a dispetto della forza delle loro buone intenzioni”, riga che nel suo piccolo dice un sacco sul trattamento all’orfanotrofio…), ma poi è solo una scalata verso la vetta. E in qualche modo la Casa lo cambia, senza annullarne la personalità e la sete di potere oscuro, non apre neppure la Camera perché capisce che non è la sua strada.
“Tassorosso, ricorda a se stesso. Lealtà (ma a quale causa? La sua, se ci riesce), onestà (non esatto equivalente di sincerità, come lui ben sa), duro lavoro (l’unico modo per garantire davvero dei risultati), applicazione (perché un mago sufficientemente determinato può imparare a compensare le lacune di potere magico con la creatività, l’abilità e il dominio di un solo incantesimo particolarmente efficace) e impegno (rinunciare a un obiettivo è impensabile).”
Resta sempre Serpeverde, dentro di sé, ragiona come un Serpeverde, ma è poliedrico, come se tutte le Case gli appartenessero. Bellissima la parte in cui viene mandato a Londra nel ’40, durante i bombardamenti, e i compagni lo raggiungono. Lì giura a se stesso che raggiungerà i suoi scopi, nuovi rispetto a quelli che conosciamo: “perché se non porterà a compimento i suoi obiettivi, se non riuscirà a cambiare le cose, un giorno un altro orfano magico potrebbe crescere qua, e dovrà tornare estate dopo estate in un mondo che impara a distruggere città intere in una notte. Almeno ha imparato qualcosa sulla solidarietà.”
Mi piace questo Riddle, il quale pensa che la Casa sia solo uno stemma sulla divisa ma che allo stesso tempo si fa plasmare dal suo ambiente sociale…e mi piace, mi piace la sua dittatura nell’ombra, dittatura progressista ma pur sempre dittatura, è nel complesso un’azione più subdola e intelligente di quella del Voldemort di zia Row. Alla fine, Riddle ha trovato il suo “significato”, il suo se stesso, senza badare alle proprie radici e al culto del sangue…lo amo, basta! Il pezzo sulle formule in greco, aramaico e latino è stupendo, anche qui si sente la passione per il folklore di Silver Pard, questo velo di misticismo in cui ammanta tutto!
La mia preferita continua ad essere Eternal Return, ma anche questa mi è piaciuta moltissimo.
|