Ciao! Leggo sempre volentieri di personaggi poco noti o comunque tenuti "ai margini" dal fandom, sperando che qualcuno li prenda a cuore e ci costruisca dietro una personalità interessante e realistica. Non avevo letto praticamente quasi niente di Charlie Weasley, dunque non ho termini di paragone con cui confrontarti, però ti dico che questa raccolta di flash-fic mi è piaciuta. Mi hai fatto ripercorrere a tappe il cammino della sua vita (andando aldilà della qualifica di Allevatore-di-Draghi-in-Romania che si conosce solo per sentito dire, dagli accenni di Ron, e che lascia un tantino insoddisfatti, nei libri).
Bambino sensibile agli orrori della guerra, ma ancora di più alla sofferenza di sua madre, il piccolo Charlie si rende conto che il dolore è un qualcosa che non si augura a nessuno e che la vendetta, l' "occhio per occhio", per intenderci, non appaga nè rimedia al Male, ma semplicemente lo perpetua inutilmente. Emerge anche il senso di colpa, il suo sentire di meritare una punizione: è già un adulto nel corpo di un bambino, molto più maturo della sua età, pronto a prendersi sulle spalle una responsabilità più grande di lui.
Ragazzo che ha sempre nutrito il desiderio di essere un punto fermo, un pilastro per la sua famiglia, un appoggio, un sostegno, un aiuto per tutti loro, e che scatta di fronte a un commento ingenuo e in assoluta buona fede del fratello perchè punto sul vivo, colpito nel suo punto più debole, la fonte della sua massima disperazione: l'impressione di essere un peso e basta, di non poter essere veramente d'aiuto a nessuno, il sentirsi inutile o, peggio, l'essere impotente di fronte al bisogno, alla sofferenza, al disagio dei suoi cari, e il vedere sempre più frustrati gli sforzi per raggiungere il suo obiettivo (allo stesso modo gli appare irraggiungibile il vecchio albero).
Mi è piaciuto questo accenno a una "liasion" con Dora: chissà, potrebbero anche stare bene insieme, hmmm, sì... ^^
Nell'ultima parte si sente che Charlie è "invecchiato": lo si intuisce dall'amara consapevolezza di ogni frase, dal suo rimuginare stanco su tutto ciò che ha perduto, sulle speranze che ha visto morire, insieme a Dora, e sui sogni ai quali ha detto addio. Lo si capisce anche dall'accenno all'albero, "ormai più vecchio e più fragile di come lo ricordava" e che "non avrebbe più potuto proteggerlo come un tempo". Quest'albero che ho visto un pò come lo specchio, l'alter ego, di Charlie stesso, lungo gli anni della sua vita. Perfino l'accenno a quello che dovrebbe essere un evento gioioso e positivo, il matrimonio di Teddy e Victoire, non sembra procurargli alcuna gioia. Mi ha dato quest'idea di speranza morta; di tristezza infinita; di rassegnazione a una vecchiaia lenta e dolente, grigia, torpida, addolcita soltanto dal ricordo di un amore perduto e mai goduto pienamente. Charlie non si aspetta più niente dalla vita, o forse no? Che dici, ci sarà ancora qualcosa che darà un senso alle sue giornate e risveglierà in lui l'amore per la vita?
Non è quel che si dice un lieto fine, ma è realistico. :) |