Ciaao!
Allora, anche se una storia non mi ha particolarmente presa, tendo comunque a commentarla.
Ed eccomi qui.
Anzitutto non mi ha convinta la struttura. E' poetica, tu invece stai dando vita ad una narrazione.
Poi lei, la protagonista. Penso che il prologo sia una specie di carta di identità, un modo per presentarsi e rendere evidenti le proprie capacità. In questo caso riguarda la struttura, ma il discorso è anche un po' generale.
In sè il tutto ha senso. Cioè, tratti di un argomento comunque toccante, importante e molto delicato. Il problema è il modo in cui la protagonista l'affronta.
Sono passati due anni e, personalmente, mi aspettavo un'amara rivisitazione dell'episodio. Magari, facendo subentrare uno psicologo, avresti potuto descrivere ai lettori tutto, rendendoli completamente partecipi.
Il fatto che lei decida di punto in bianco di chiamare, penso che non ci tocchi più di tanto. Non concordi?
Poi ci sono verbi sbagliati, assenza di accenti e virgole.
Continuerò comunque a seguire la storia perchè, RIPETO, è interessante. Ma hai velocizzato tutto. Insomma, quale mamma non farebbe niente? Quale mamma lascerebbe andare la figlia a lavoro dopo aver scoperto una cosa simile? Credo che l'argomento dovrebbe ricevere un po' più di attenzione e delicatezza SIN DAL PRINCIPIO, sin dal prologo.
Non so se hai compreso.
Spero tu accetti queste critiche meramente costruttive.
Se vuoi fai un salto alla mia prima storia originale, così puoi darmi consigli anche tu.
Un bacio e alla prossima, allora. |
