In genere è un formato che mi comunica davvero poco quello delle frasi brevi, mandate sempre a capo, in seconda persona plurale, e anche l'argomento, per quanto serio, difficilmente riesce a coinvolgermi emotivamente (sarà che rabbrividisco al solo pensiero di tagliarmi per sbaglio con la carta, ferirsi propria sponte con una lametta è proprio al di fuori della mia capacità di concezione).
Nonostante le premesse, la tua storia mi è piaciuta. Ho trovato interessante questo abbandono alla lametta che sembra quasi risplendere a tratti d'una connotazione sessuale, e la mancanza di emozioni "forti" finali.
In questo tipo di storie tipicamente dopo essersi tagliati si lascia uno spazio introspettivo alle emozioni "violente": dolore, rabbia, autocommiserazione, qui invece... è quacosa di così normale che è solo deprimente. La trovo una scelta di termini perfetta, che rispecchia un'apatia che non trova un guizzo di vita neanche nel momento catartico del tagliarsi.
Proprio per questo suggerisce una tristezza assoluta. Mi è piaciuta molto, brava.

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Al solo pensiero di quella lametta, compagna di dolori inespressi e parole non dette che scavano l'anima, mi sono sentita malissimo.
Come se fossi la protagonista di questa storia.
Tu sai cosa intendo vero?
Hai scritto una storia magnifica, che è peggio di un pugno nello stomaco e che scuote le coscienze.
Non aggiungo altro perchè mi viene pure da piangere!
Bravissima!

Laurana.

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