Non recensivo nulla da un bel pezzo ma su questo mi sono dovuta soffermare per forza! Mi è piaciuto tantissimo, a partire dal ritornare continuo del "Ho ucciso" (che ha un tono meravigliosamente ossessivo nella mente della protagonista ma mai fastidioso nella stesura scritta) fino ai collegamenti con l'opera principale (uno dei libri migliori, splendidi ed eleganti che abbia mai letto). E poi Dante, oh Dante (non prendermi per pazza, quel pezzo ci sta benissimo). Quindi complimenti, davvero (:

Niente affatto malvagia questra rivisitazione in chiave moderna e in gerderswap del tema di fondo del romanzo di Dostoevskij; in questo caso si può dire che cambia il genere di appartenenza ma non l'alienante sensazione del rimorso tipica di chi ha commesso una delle azioni più turpi che un appartenente al mal seme d'Adamo può commettere e perdipiù non spinto dalla necessità o dal bisogno, quanto da un malriposto sentimento di giustizia intesa come semplice eliminazione fisica degli elementi indesiderabili e indesiderati dalla società e dalla pretesa di operare in nome di essa, oltre a un sentimento che può essere definito come una variante del titanismo, che pone il (o in questo caso la) progagonista nel per nulla facile ruolo di essere nello stesso momento giudice e boia di un proprio simile; ma evidentemente doveva essere un piacere (se pure piacere è stato) destinato a durare poco, le Erinni o loro variante sanno come compiere il proprio lavoro, portando la malcapitata a un livello prossimo all'insanità mentale (come si vede nel sangue indelebile, esempio classico del rimorso, o nel terrificante per lei dialogo, un dialogo che sa di requisitoria e confessione).
L'unico finale possibile credo proprio sia quello descritto alla fine della storia, la protagonista ha messo al sicuro la sua mente, sia pure in maniera drastica...