Ciao Dave! Che bello poter leggere un'altra tua meravigliosa poesia!
E passiamo subito alle mie riflessioni sulla tua opera. La figura iniziale della quercia, che sussurra le parole che il vento porta da lontano: semplice, perfetta immagine. Ci sono due ambienti, due luoghi. Uno potrebbe essere un bosco, e l'altro un paesaggio marino. A me il mare piace, mi è sempre piaciuto, e l'immagine che hai creato, è fantastica. La brezza che canta delle gesta del mare. Bellissimo, ma... Malinconico? Si, malinconico. Forse è per questo che mi piace. È dolce e malinconico allo stesso tempo.
Forse una delle cose che mi lascia più sorpresa, è il tuo paragone con la vita ad una forma di formaggio. La vita è sempre uguale? Forse non ho ben capito il senso della tua frase. L'ho interpretato in questo modo: una vita intesa come qualcosa di monotono, qualcosa dal sapore, come tu hai detto, spesso contrastante con ciò che si vede fuori, ma pur sempre uguale in tutte le sue forme. Forse non è questo ciò che intendevi, ma in ogni caso mi è piaciuto il paragone, è molto originale. E anche il concetto è molto espressivo.
Però poi c'è questo tema della sofferenza. Laddove dici: siedi là dove altri prima di te hanno sofferto. Mi ha colpita tanto. Una frase in sè forse comune, ma piena di significato. Si, perché sappiamo che il mondo nel quale noi ci troviamo è quello dei nostri predecessori, e loro hanno anche sofferto prima di noi. Ma non è questo il punto. Il punto è che la figura è immobile. Perché è immobile? (okay la devo smettere con le domande retoriche u.u) La figura è immobile, perché non sa Che fare, è bloccata in questa forma di formaggio, che gli impedisce, nella sua natura monotona e dal doppio sapore agrodolce, amaro e doloroso, di muoversi,di cambiare questo sapore, perché ormai è già stato creato così. Adesso ti faccio una riflessione stupida: un tipo di formaggio però può piacere a me, come può non piacere a te. Quindi la figura immobile, può anche essere la figura di uno che si trova a vivere la sua vita, senza apprezzarla, mentre a,tri pagherebbero per una vita come la sua. Il capriccio della nostra società è questo: volere di più senza pensare che c'è chi ha più bisogno. E ciò è molto triste.
E infine, c'è la parte più rassegnata, quella che ti fa capire il succo della questione. La compassione. È come una fila alle poste, quello che viene prima, cammina straziato finché non arriva il suo turno, e poi esce sollevato. Ma la persona che viene dopo ha la sua stessa sorte. Ciò mi spinge ancora di più a credere che la morte sia la liberazione dalle pene, dalle sofferenze. Quindi sempre di più d'accordo con Leopardi.
Te lo devo dire? Bravissimo. Un poeta nato. Grazie per questa splendida poesia. Mi ha fatta riflettere più delle altre volte. Per cui, si: tu sei un poeta provetto. Fidati, che non ti sto dicendo fesserie. Continua così, perché hai doti innate.
Un abbraccio, con l'anima,
The Insomniac one called Jade the Nimrod
Sef ^.^ (Recensione modificata il 15/03/2013 - 02:32 pm) |