Dunque, dunque… sono tremendamente arrugginita nello scrivere le recensioni, ma te l’ho promessa e se lascio passare ancora tempo rischio di dimenticarmene.
Di sicuro la storia è bella, scritta bene, con quel tocco di poesia che mi piace tanto; non solo per le parole che hai usato, ma anche le frasi brevi e le ripetizioni a volte martellanti (quel continuo accento sulla purezza perduta) mi hanno fatto apprezzare il tuo racconto.
Riesco a sentire il conflitto della giovane Grecia, bloccata a metà tra un passato popolato di dei, di mostri e di magiche creature e un presente in cui una nuova religione sta prepotentemente entrando; e se “nazione” è insieme di cultura, lingua e anche tradizione, allora nel tormento di Herakles si avvertono i dubbi di una nazione costretta a mutare nel profondo.
Ok, sto partendo per la tangente. Tornando a noi, penso che l’elemento del contatto con gli alberi sia molto originale, per non parlare del fatto che è lo stesso Herakles a scegliere il proprio nome, non accetta qualcosa attribuitogli dagli altri, in una sorta di battesimo che segna un nuovo inizio.
Forse c’è una pecca temporale, perché se furono davvero gli uomini a chiamarlo Herakles, quel nome, con tutta la sua potenza, appare un poco stonato su un bambino (nell’antica Grecia Herakles doveva essere solo un bimbo), ma non voglio essere troppo pignola.
Nel complesso la fan fiction mi è piaciuta. Sarebbe arrivata sul podio se davvero avesse partecipato al contest? Non so. Probabilemente, confrontata con eventuali altre, ha dei punti di forza, ma anche qualche debolezza, come la brevità (sebbene apprezzi le storie corte)
Chiedo perdono per la pessima recensione e alla prossima.