Altro scritto, altri brividi.
Noto un filo conduttore malinconico e doloroso, come se il destino dei personaggi fosse quello di non essere destinati alla felicità. Eppure è tutto così bello, così piacevole.
Voglio sbilanciarmi, anche se non so nulla di te e probabilmente è tropo presto per dirlo, ma il tuo modo di scrivere, in particolare quello di questo racconto, mi ricorda Bukowski e Elliot.
Spero vivamente tu sappia chi sono, ma se non è così ti spiego perché noto questa somiglianza. Il primo, l'elenco di cose che apparentemente non hanno un nesso logico ma che in realtà si collegano perfettamente l'una con l'altra e sfumano tra di loro come i colori di quelle lampade vintage, che cambiano armoniosamente tonalità in una danza rilassante; il secondo, Downtown e "vattene via Daker". Non so perché di preciso, ma questi due elementi mi hanno fatto venire in meno lo stile dello scrittore.
Probabilmente non mi sono spiegata in maniera corretta, sicuramente non coglierai i miei collegamenti, ma abbi la certezza che sono dei complimenti sinceri e meritatissimi.
Davvero un lavoro impressionante!
Giulia |