Beh. A me i missing moments stanno sulle balle. Perché, per scrivere un buon missing moment, bisogna saperlo fare, ciò significa non stare a dire cose che si sanno già, ma scendere un po’ a fondo col personaggio in questione. Spesso i mm sono delle cose piuttosto inconcludenti, oppure di quelle che non dicono niente… Ne ho letti tanti su questo personaggio, e tanto si è detto e ridetto sino alla nausea. Eppure qui trovo che tu abbia davvero compreso Tom, che tu l’abbia analizzato bene, mi hai fatto notare alcune sue possibili riflessioni a cui non avevo pensato e, ciò cui invece avevo pensato, l’hai rielaborato con parole nuove che c’entrano il punto.
Naturalmente il fatto che si sia sempre creduto speciale sin da piccolo non sfugge: è la diversità che lo rende migliore, l’unico vanto che ha nella sua infanzia. E si vede sin da subito la sua mentalità analitica, è un piccolo osservatore che studia i bambini come fa l’etologo, magari anche con quel senso di superiorità perché ‘io sono un uomo voi no, siete animali e menti semplici’. xD Cosa non da tutti è capire (o ipotizzare, uhm) che Tom non è un ragazzino che ama fantasticare. Anche secondo me ha una mentalità molto razionale, anche pratica: lo dimostra il fatto che creda Silente uno psichiatra, che si metta subito in guardia, che voglia andare per Diagon Alley da solo… Insomma se la cava, sa il fatto suo, non si è mai fatto illusioni, è cresciuto in fretta. E questa è una cosa molto triste…
Una frase bellissima è “Lui, però, non è uno di quelli che si inventa le cose per giocare. Non dice mai bugie, e se le dice è per negare qualche irrilevante verità, non per sostenere patetiche finzioni.” Ecco, è una novità per me, non ci avevo mai pensato…o almeno, forse l’avevo percepito inconsciamente ma non ci avevo mai riflettuto. Tom Riddle non è un bugiardo nel senso più comune del termine, quando mente lo fa per uno scopo, e il fine giustifica i mezzi. Le ‘verità irrilevanti’ sono quelle che può permettersi di calpestare per ottenere ciò che vuole. Un bambino del genere non trova gusto nel gioco, perché gli sembra solo stupida finzione, illusione, e lui odia illudersi quando la realtà lo schiaccia in quel modo.
Sempre riguardo alla razionalità: non crede nella magia, deve cercare delle prove. Senza prove è pazzia, e lui non vuole essere pazzo. E scopre il sottosuolo, un sottosuolo oscuro e solo suo, che non ha fondo, perché l’anima non ha fondo. Anima in questo caso intesa come interiorità, e anche intelligenza, e anche magia, soprattutto magia: ti confesso che mi ha vagamente ricordato una long-fic di un’autrice straniera, Harry Potter and the Descent Into Darkness…non c’entra nulla, ma anche lì c’era questo solipsismo, questa continua riflessione interiore, il conforto del bastare a se stessi quando non hai nessun altro. E va beh, se non l’avessi messo nelle note ti avrei chiesto se c’entrava qualcosa Dostoevskij…perché la frase ‘ho il mio sottosuolo, io’ mi aveva troppo ricordato il libro.
Comunque abbiamo un giovanissimo Riddle alle prese con la sua magia, è felice perché pensa di essere l’unico della sua razza… e frasi come questa “Una notte, pensa a quanto si pentiranno i suoi genitori di non averlo tenuto, di aver gettato un tesoro tanto unico nella cesta dei rifiuti. Ed è un pensiero che lo rende stranamente di buon umore” mi uccidono, siine consapevole…
La scoperta dell’odio, un’emozione ‘asettica’, uhm, pulita, sì, ma secondo lui…lui odia in modo freddo, c’è chi odia con passione, io credo… Anzi, ritengo asettico più il disprezzo perché ti consente un certo distacco dalla persona che disprezzi, mentre l’odio è qualcosa che ti ci lega a doppio filo… Difatti Lord Voldemort non odierà, l’odio è un’emozione troppo potente per uno che si crede impassibile, amorale e invincibile. E assolutamente calzante che le urla di Billy gli sembrino una cosa ‘ridicola’: lui non comprende l’affetto per un animaletto inutile, non possiede il senso della meraviglia tipico dei bambini, è una creatura sterile d’emozioni e sentimenti. Mi ricorda sempre la terra bruciata.
E poi uh, la paura della pazzia! Praticamente è una profezia che si auto-avvera: più gli dicono che è cattivo più se ne convince. È come se creasse uno scudo di negatività che lo protegge già in partenza dalla malvagità del mondo nei suoi confronti.
Bellissimo anche il pezzo del serpentello. Credo davvero che fossero gli unici esseri che gli parlassero senza paura/rimprovero.
E poi arriva la scena che mi ha fatto davvero amare questa OS. La scena dei genitori.
“La donna ha accarezzato Tom sulla testa, rapidamente, come avesse paura di sporcarsi, paura che le rimanesse un po' di Tom – troppo smunto, con gli occhi sproporzionatamente grandi e una voragine nell'anima che scompare nel profondo del suolo – sulla manica candida della camicia.
Se ne vanno dopo poco, con Bob che ride in braccio all'uomo.”
Ecco la perfezione. La descrizione di Tom è…è…non saprei neanche.
“Che stupidi- sono bestie anche loro, animali, vuoti; gli occhi di una madre che profuma di gelsomino, così vuoti.
Tom corre nella caverna fino a perdere il fiato.”
E questa è la frase più bella che abbia mai letto sull’infanzia di Tom Riddle. Semplicemente. Tom che si autoconvince di odiare perché ha questo bisogno impossibile da sopprimere di essere amato (?). Mah, chissà. Un azzardo, eppure mi riesce davvero difficile credere che un bambino abbandonato non abbia mai desiderato l’affetto di nessuno. Insomma, se potesse non desiderare l’amore di qualcuno ovviamente non lo desidererebbe, è qualcosa che non riesce ad evitare…il suo sottosuolo, in fondo, non gli basta. In effetti lui si vede ‘pieno’, ma è l’unico ad essere realmente ‘vuoto’.
Il fatto che collezioni oggetti…da grande lo farà per altri motivi, per gli Horcrux e per quel qualcosa che lo accomuna ai serial killer che tengono trofei dei loro omicidi, per ricordarseli, eppure da piccolo…perché farlo? Per ricordarsi delle sue imprese magiche, certo, della sua superiorità rispetto agli altri…o per avere qualcosa? Qualcosa di suo, lui che non ha mai avuto nulla, che è sempre stato rifiutato e abbandonato. Io credo questo. Come se cercasse di aggrapparsi alle cose non potendo avere le persone. Naturalmente lo so che non è una novità mia del mio pensiero, ci sono un sacco di studi pedagogici sui bambini orfani… Però mi sorprenderei se la Row non ci avesse pensato, dato che è così interessata ai traumi infantili.
La parte sui massi e sulla morte forse mi ha coinvolto di meno perché è quel ‘già visto’ che personalmente vedo ovunque, MA è comunque un’ottima parte, a mio avviso, molto d’impatto. Valar morghulis! La morte vicina lo spaventa, non la morte degli altri né la morte che potrebbe infliggere lui, sottinteso. Io ho sempre pensato che uccidendo cerchi di scacciare la morte, di allontanarla da sé…come quelli che hanno il DOC e allineano oggetti per file e numeri precisi per ‘scacciare’ il timore del disordine e mantenere il controllo, ecco. Certo lui uccide sempre per la questione ‘importa il fine non i mezzi’, però c’è anche qualcosa di personale. In molte discussioni gente dice che a lui uccidere non piace, lo fa solo per i suoi obiettivi. Eppure io credo che provocare la morte come un essere divino gli piaccia. Lo rende ‘superiore’, ‘giudice’. Non credo che da adulto lo ecciti il dolore: forse in gioventù provava gusto nel far del male, ma come Lord Voldemort si crede troppo ‘creatura di ragione e magia’ per abbassarsi al sadismo…
Ecco, forse il numero sette non l’avrei citato: troppo presto. Però mi piace lo stesso, dà un senso di fatalità.
E il pezzo finale è proprio ottimo.
“Sta forse insinuando di poter capire ciò che non può capire?
Perché solo Tom percepisce il calore di scintille e impulsi sulla pelle, solo lui conosce l'eco d'acqua che scorre nei canali di un'anima, o le preghiere di una farfalla vinta a volare sulla tela di un ragno.
Solo Tom, perché i suoi genitori non l'hanno voluto, come la signora che profuma di gelsomino, e gli altri orfani ridono e mangiano, e queste sono le uniche cose che gli rimangono: essere unico e correre nella sua caverna.
E questo vecchio sta cercando di togliergliele.”
È la stessa cosa che chiunque si sia fermato a comprendere il personaggio in questa fase può notare: il fatto che odi Silente non tanto perché non si sia mai fidato di lui e non si sia mai lasciato affascinare, ma piuttosto perché gli ha detto ‘ehi, non tirartela, c’è un sacco di gente con poteri magici in giro, c’è un pacco di gente col tuo nome, guardami guardarmi come sono bravo!’ LOL. E qui davvero Silly mi cade un po’! Pensavo davvero che fosse più bravo a rapportarsi coi bimbi difficili. Ah, no, dimenticavo Ariana: proprio non li capisce. Oddio…e chissà che quando dice quella cosa sugli adulti che non devono dimenticarsi com’è essere ragazzi non si riferisca anche un po’ al primo ‘sbaglio’ compiuto nel relazionarsi col piccolo Tom. Forse sì.
“Be', io sono come te, Tom,” lo guarda dritto nell'anima, inonda per un istante la caverna di luce – per un secondo diventa minuscola, un ripostiglio di pietre sudicie e incrostate di muffa - “io sono diverso.” >> wow di nuovo, mi è piaciuto come di fronte a poche parole del Preside la caverna meravigliosa sia diventata qualcosa di sudicio e squallido… Un po’ come se Tom si sentisse dire ‘tu non hai niente e non sei niente; non solo i tuoi genitori ti hanno abbandonato e nessuno ti vuole adottare, ma non hai più nemmeno il tuo sottosuolo, se non ti vogliono probabilmente non è perché loro sono animali e vuoti, ma sei TU che hai qualcosa che non va’. Il pensiero non gli piace, perché in fondo sa che è vero: al contrario di qualsiasi bambino reale, Tom Riddle non può amare…è come se avesse dentro qualcosa di sbagliato.
E Silente si dimostra proprio stupido, ecco. Io lo adoro come personaggio, ma con Riddle se l’è giocata malissimo in partenza ed è una cosa di cui si rende conto troppo tardi. Tom è un suo fallimento personale. Io credo sinceramente che se invece di incendiare il suo armadio e costringerlo a ‘fare ammenda dei suoi errori’ gli avesse spiegato due cose con calma sarebbe stato diverso. Invece no, fa il giudice morale, ‘t’insegno io l’educazione’, e l’unica cosa che Tom vede è un uomo che cerca di prevaricarlo, non un insegnamento. Da quest’esperienza lui impara solo ad agire più in segreto e a dissimulare meglio… Il contrario di quello che Albus voleva fargli capire. Chissà perché non si è limitato ad accoglierlo nel mondo magico e a farlo sentire parte di qualcosa, farlo sentire accettato e amato…che probabilmente era quello di cui aveva bisogno, cacchio.
Ok, penso si sia capito che m’è piaciuta, sì? Tra l’altro ho notato a metà lettura il nick, eri quella che ha scritto su Barty e una bella Grindeldore; controllando sul tuo profilo vedo che non pubblichi molto in questo fandom, ma ogni cosa che pubblichi m’interessa (mettici anche che mi piacciono i personaggi di cui scrivi)! (Recensione modificata il 07/04/2013 - 02:40 pm) |