Recensioni per
EH?
di nals

Questa storia ha ottenuto 1 recensioni.
Positive : 1
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Veterano
05/05/13, ore 03:57
Cap. 1:

Avviso: i primi tre paragrafi non c'entrano - o meglio c'entrano ma in modo più generale - con la recensione vera e propria. Dovresti poterli saltare e capire comunque quello che ho scritto sotto. Segui la freccia u.u

Sai, nali, ho sempre pensato - e se non è stato proprio sempre sempre è stato comunque per un considerevole (?) numero di anni - che fosse impossibile vivere vivere senza ferire gli altri e senza esserne feriti, e che non sarebbe neanche 'giusto' farlo. Pretendere di conoscere tanto a fondo una persona non risulterebbe altro che un gesto invadente ed egoistico, uno sconfinare nell'intimità più nascosta dell'altro senza invito. Rischiare di scoprire alla luce del sole una di quelle cose che sono fatte per rimanere coperte e protette, o al massimo intraviste con la coda dell'occhio, ma soltato al buio.

Ecco, leggendo le tue storie a volte ho l'impressione di trovarmi sull'orlo di un baratro, di quel baratro dove sono costudite le cose più pericolose e preziose. E sono lì sull'orlo, e mi sporgo, e aguzzo la vista cercando di vedere, per poi tirarmi indietro pochi secondi dopo per paura di vedere davvero qualcosa, di rischiare di capire qualcosa che non mi appartiene.

Nali, tu metti così tanto di te in quello che scrivi, da spaventare. Così tanto da non esserne neanche te completamente consapevole, da non riuscire neanche tu quanto a largo di stai spingendo. Ed è frustrante, eppure rassicurante, la consapevolezza che dovrei avere vissuto la tua vita passo dopo passo, per essere davvero in grado di svelare ogni dettaglio, illuminare ogni ombra, e che anche in quel caso non sarebbe sufficiente. Come quelle maledette condizioni necessarie ma non sufficienti che studio - che dovrei studiare - nei teoremi di analisi.

=> Attenzione, qui la recensione inizia. Si sconsiglia la lettura, contiere un numero indecente di deliri.

Ora, dopo questa interminabile divagazione, sarà meglio provare a dire anche qualcosa della storia, ecco.
Mi piacciono li ninfee, davvero. Sembrano così vulnerabili, esposte ai capricci dell'acqua sulla quale riposano, e invece nascondono radici tenaci e prodonde. Ti sembrerebbe quasi di poterle sradicare senza sforzo, talmente delicate con le foglie sottili e i fiori variopinti. Eppure come le cose non dette, quelle che non si ha il coraggio di dire ad alta voce, perché così è più facile, perché così si può fingere di non esporsi, come quelle paure inconsce che si radicano nella nostra mente, diventano più difficile da estirpare ad ogni nuova radice che si attacca ad ogni tuo organo con insospettabile tenacia. E così diventa troppo difficile liberarsene, e passiamo la vita ad osservarne i fiori, belli e bastardi, che ci illudono mentra la pianta ci consuma l'anima.

"Siamo narcisisti cagasotto, dopotutto."

Capaci solo di ammirarci in specchi distorti senza le palle per specchiarci in qualcun altro e rimanere delusi, da noi.

Un'altra cosa che ho capito, dedotto, o qualcosa di simile, è che le persone ripetano in continuazione di voler essere felici, di voler stare bene, ma che adorano, profondamente adorano crogiolarsi nel proprio dolore. Ci sguazzano, lo afferrano se cerca di andarsene, con l'inganno lo trattengono.
Da qualche parte ho letto che secondo alcuni scienziati il doloro psicologico non dura più di dodici minuti, e che tutto quello che viene dopo è autoinflitto. Non so se sia vero, ma non mi stupirebbe più di tanto.

In teoria faremmo tutto per un singolo istante di felicità, nella pratica siamo disposti a tutto per prolungare a tempo indeterminato la nostra sofferenza. E ci impegniamo anche un sacco per farlo, per farci fessi da soli. Ci poniamo mete che sappiamo di non poter raggiungere, o a volta solo pensiamo sia fuori dalla nostra portata, e dicendoci che lo facciamo per proteggersi dall'inevitabile fallimento evitiamo anche solo di provarci, a raggiungerle. Le poniamo lì, semplicemente, su un piedistallo, per osservarle, mentre loro osservano la nostra miseria e ce la restituiscono.

"Che poi continua a volere ciò che non può avere, o che si costringe ad escludere a priori, perché è sempre così semplice immaginarle tanto più su, innabbordabili e costruirsi troppo piccola ed insignificante, lei."

Escogitare modi, che non funzioneranno, per proteggersi dalle delusioni, che tanto arriveranno comunque e faranno solo più male. O magari funzioneranno, è allora sì che saremo nella merda.

"Io non so abbracciare." L’ ha sussurrato contro la stoffa della sua felpa una di quelle notti in cui non c’era, Andrea. Gliel’ha sussurrato, così,
(“Io non so abbracciare.”)
con quella voce leggermente rauca ed infantile, di quelle che sembrano implorare aiuto, ridendo.

Perché tra tutte le molteplici emozioni, gli innumerabili sentimenti, lo sconvolgente numero di se stessi su cui possiamo contare, è dalla paura che decidiamo di farci dominare?
La paura di noi stessi, di noi stessi con le altre persone, di noi stessi nel mondo, quel mondo che non capiamo, che ora ci ignoria completamente, ora prepotentemente cerca di farsi spazio nelle nostre vite, fragili.
Andrea non sa abbracciare. Andrea è convinta di non poter abbracciare. Andrea non ha il coraggio di esporsi tanto, di abbassare anche solo leggermente alcuna delle barriere che ha costruito, perché poi farebbe più male, dice la mente.

Eppure si dibatte nella gabbia che si è costruita, come un animale ferito a morte, che continua a dilaniarsi contro le sbarre, mentre non si accorge che la chiave della sua cella è infilata nella serratura. E così biascica tutte le cose che vorrebbe fare, tutti quei 'vorrei' maledetti, parole sottili che scivolano fuori mentre digrigna le zanne.
Si vuole lasciare tutto alle spalle, ma non può. Non riuscirebbe mai a guardare la landa desolata che si è lasciata dietro. Perché anche questo farebbe male, troppo, dice la mente, la puttana.
E così continua a scappare, continuando a girare intorno, afferrando solo sabbia che le scivolerà via dalle dita senza lasciare traccia di sé, per tornare poi a confondersi con tutto il resto del mare di sabbia.

"Lei non ha nulla da poter mollare, non ha nulla perché non prende mai, non prende mai niente.
Scappa, sempre."

Perché è più facile. Se non hai nulla non devi proteggere nulla. Se non hai nulla non hai nulla da perdere.

“Voglio riallacciare i pezzi che mi son caduti, con lo spago.”

Ma la parte più bella di ogni storia è quando il cuore si ribella, quanda manda a cagare tutta quella merda, quando vuole rialzarsi sulle sue gambe e dimostrare al mondo, a se stesso, che cazzo ce la può fare, che ha ancora il suo orgoglio, che non è spezzato.
Peccato solo che le gambe non reggano, che un furioso desiderio che si consuma in breve nel suo stesso furore non è sufficiente, che senza una forta volontà a sostenerlo è meno di zero.
E ricadere a facile, quasi quanto è facile non rialzarsi più e rimanere lì, immobile e accasciata, come una bambola alla quale siano stati tagliati i fili.

"Spero di stare bene io. Oggi. Spero di stare bene io."

Sperarlo non basta, non è mai bastato.

=> Recensione finita. Leggete in pace (o anche no).

Non so bene cosa ho scritto. C'ho passato più di un ora e non ho idea di cosa sia venuto fuori. E sono quasi le quattro, e io non dormo abbastanza, se non quando dormo troppo. Vabbè, questo è puro delirio, sentiti pure libera di fare finta di niente. u.u

Come ultima cosa, da una parte mi sorprende che nessuno abbia ancora recensito questa storia, perché, cazzo, merita. Dall'altra non mi sorprende affatto, è da folli pensare di poter lasciare una recensione che abbia un minimo di senso. Ma tanto visto che le mie recensioni non ne hanno affatto, di senso, non è un mio problema.
Può essere al massimo un tuo problema che ti sei ritrovata a dover leggere questa specie di poema.

Però, priva di compassione, dovevo dirtelo: è bella. Questa storia è fottutamente bella.
E forse prossimamente recensirò anche la seconda parte, ma non assicuro nulla, perché sono pigra, lenta a scrivere recensioni, e recensire le tue storie è mentalmente estenuante.

Beh, questo è tutto. Ti voglio bene tesoro <3


yami

p.s. non so se è indelicato o meno farti notare un paio di refusi, ma me ne frego:
c'è un "se" senza accento nel secondo paragrafo, un "lavangna" nel terzo e un "inccassando" nel settimo, mi pare. E uno spazio mancante tra "Andrea" e "come Gianluca" nel sesto. Se c'è altro me lo sono perso, cosa più che probabile.