Recensioni per
But he was gone when autumn came
di _Viviana33

Questa storia ha ottenuto 1 recensioni.
Positive : 1
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
09/12/13, ore 17:31

Ciao =) Eccomi qui a recensire per conto di EFP editing. Quando ho visto il titolo della tua storia nella lista, tra me e me ho pensato "ok, stai calma, potrebbe essere solo una coincidenza", e invece no! Ma io ti adoro!!! Dire che ho amato Les Misérables è niente, è stata la prima volta che ho pianto al cinema. Sembravo una fontana! Questa canzone in particolare è meravigliosa, il personaggio di Fantine è una cosa straziante e riesco a vedere perfettamente il parallelismo tra lei e Merope. Straordinario, pensata geniale, chapeau!
Sappi che l'ho letta due volte, la seconda con Anne Hathaway di sottofondo. Risultato? Si sono aperte le cataratte! -.- 
Ti ringrazio innanzitutto per la coerenza con canon: il compleanno di Tom Riddle è il 31 dicembre, quindi Merope scopre di essere incinta ad aprile (hai idea di quante persone non si sarebbero sprecata a fare questa minima ricerca o il calcolo dei nove mesi di gravidanza? -.- troppe per i miei nervi!). Riflessione personale: vuoi mo' dire che è un caso che Tom sia nato il 31 dicembre, al culmine dell'inverno, ed Harry quasi agli antipodi, il 31 luglio, al culmine dell'estate?! xD Questa è maniacalità, lo so :( c'è chi mi ha consigliato di farmi internare...
Ora farò la persona seria, o almeno ci proverò, promesso. Vorrei cominciare facendoti un’osservazione sulla presentazione grafica. Generalmente parlando va bene, l’impostazione è semplice, lineare, è perfettamente chiara l’alternanza tra il testo narrativo e la canzone, di cui hai disposto i versi giusti nei momenti giusti, peraltro. Per quanto apprezzi e preferisca uno stile semplice ad un paginone pieno di immagini, con un font del tutto inadatto al genere della storia (es. il comic per una angst è una scelta che rasenta l’osceno), di dimensioni esagerate e con un’interlinea tipo la Manica, mi sento di consigliarti qualcosa di più curato. Ripeto: va bene! Ma proprio perché questa storia non presenta particolari difetti ed errori sporadici (arrivo anche a quelli, don’t worry ;) ), puoi permetterti di concentrarti su una presentazione un po’ più elegante, perché al momento risulta scarna. Non serve niente di eccezionale, sai? Basterebbe un font un po’ più elegante per il titolo, magari messo in corsivo e grassatto, quando le lettere sono legate tra loro il colpo d’occhio è sempre d’effetto. Considera che il musical è ispirato ad un romanzo ottocentesco: romanticismo francese, sfruttalo! Fatti ispirare dall’atmosfera, anche l’occhio vuole la sua parte; potresti usare un font un po’ più “svolazzante” anche per la canzone, non so… sono idee. E la parte in fondo, quella delle note, potresti metterci una linea per separarla dal corpo della storia, metterci un titoletto tipo “Note d’autore” et similia. Sono cavolatine se vuoi, ma contribuiscono all’idea positiva che il lettore può farsi della tua storia.
Passiamo ad un altro aspetto, quello più tecnico se vuoi, dove ti romperò un po’ le scatole: Sintassi/Morfologia. Premesso che non ci sono grossi errori sintattici o sfondoni grammaticali, ho individuato alcuni passaggi che ti consiglio di modificare perché non propriamente corretti. Ti riporto alcuni esempi:

È l’ultimo giorno dell’anno e il primo giorno di vita di mio figlio. Lo sento piangere tra le braccia della donna che mi ha aiutato a farlo nascere; vorrei urlare, chiamarla, dirle di darmi il mio bambino ma non ho nemmeno la forza di aprire gli occhi, di sollevare le braccia, di stringere quel minuscolo essere umano che fino a pochi minuti fa era parte di me ed ora è lontano, irraggiungibile.

È l’ultimo giorno dell’anno, il primo giorno di vita di mio figlio. Lo sento piangere tra le braccia della donna che mi ha aiutato a farlo nascere; vorrei urlare, chiamarla, dirle di darmi il mio bambino, ma non ho nemmeno la forza di aprire gli occhi, di sollevare le braccia, di stringere quel minuscolo essere umano che fino a pochi minuti fa era parte di me ed ora è lontano, irraggiungibile.

In questo modo la prima frase risulta più scandita, più drammatica, mentre nella seconda parte, oltre a rimarcare la contrapposizione tra ciò che lei vorrebbe e ciò che invece è (again #dramabutton), è sempre meglio mettere un segno di punteggiatura prima di una proposizione avversativa. Ancora:

Io lo amavo, mi era indispensabile come l’aria, e mi era sembrato così facile quella calda mattina di agosto offrirgli da bere ciò che lo avrebbe reso mio.
Quando avevo sollevato il calice per offrirgli il filtro d’amore mi ero sentita come l’officiante di un rito sacro.
Quando aveva bevuto il liquido che avrebbe sancito il nostro legame mi ero sentita intimamente soddisfatta ed euforica.


Io lo amavo, mi era indispensabile come l’aria./; (M)mi era sembrato così facile, quella calda mattina di agosto, offrirgli da bere ciò che lo avrebbe reso mio (per sempre).
Quando avevo sollevato il calice per offrirgli il filtro d’amore, mi ero sentita come l’officiante di un rito sacro.
Quando aveva bevuto il liquido che avrebbe sancito il nostro legame, mi ero sentita intimamente soddisfatta ed euforica.

Il “per sempre” te l’ho messo tra parentesi perché non è nemmeno un suggerimento, è una sensazione, che tu puoi considerare o meno, che mi è sorta leggendo. Lo so che non lo rende suo “per sempre”, all’inizio probabilmente Merope non si era nemmeno posta il problema se continuare a somministrargli l’amortentia vita natural durante o meno, ma leggendo di getto la frase sembra incompleta. Ho pensato anche a come rigirarla eliminando il “per sempre” o qualcosa del genere, ma l’unica alternativa che mi è venuta in mente è “ciò che lo avrebbe legato a me” che, oltre a risultare anch’essa incompleta senza un avverbio di modo, perde quell’accezione ossessiva, possessiva e disperata che ha invece la frase “ciò che lo avrebbe reso mio”, che è perfetta messa in bocca a Merope. Vedi tu =)

“Lui ora mi ama e la mia vita inizia in questo momento”

“Lui ora mi ama, la mia vita inizia in questo momento”

Oggi mi sto divertendo: scambia “e” con “,” and push the drama button! XD

…tra quelle pareti che ancora risuonavano della voce superba e tonante di mio padre e della risata apra e folle di mio fratello.

…tra quelle pareti che ancora risuonavano della voce superba e tonante di mio padre e della risata aspra e folle di mio fratello.

Errorino di battitura ;)

Ma poi tutto era cambiato.

Ma poi tutto era cambiato cambiò

Così risulta più corretto, da un punto di vista di consecutio temporum, ed è più incisivo: segna marcatamente il punto di svolta all’interno della narrazione e l’inizio della salita del climax.

Il solo ricordo di quello che accadde qualche giorno dopo mi provoca quasi un dolore fisico .

Il solo ricordo di quello che accadde qualche giorno dopo mi provoca un dolore  quasi fisico.

Se dici che “provoca quasi un dolore fisico”  crei un’ambiguità per cui il lettore si incaglia un momento nella lettura: Merope soffre o quasi? Soffre, al punto che il dolore che prova è “quasi fisico”. Scusa, sono minuzie, ma cambiano, soprattutto in una angst, dove ogni parola va calibrata per non spezzare la parabola del pathos.

Poi ad un tratto la sua espressione estatica scomparve, le sue labbra tremarono, la sua pelle sbiancò.

Poi, ad un tratto, la sua espressione estatica scomparve, le sue labbra tremarono, la sua pelle sbiancò.

Con il cuore stretto in una morsa e il viso solcato di lacrime ebbi la forza di urlare
“Nostro figlio, pensa almeno a nostro figlio!”
Al che lui, gelido, aveva risposto
“Quello non è mio figlio”
E poi uscì sbattendo la porta.


Con il cuore stretto in una morsa e il viso solcato di lacrime ebbi la forza di urlare “Nostro figlio, pensa almeno a nostro figlio!”
Al che lui, gelido, aveva risposto “Quello non è mio figlio”.
Usci sbattendo la porta.

Qui hai fatto una serie di “a capo” che non so se siano da imputare ad una svista dell’html o a te, in ogni caso ti dico che non ha senso andare a capo prima di ogni battuta di dialogo senza un segno di punteggiatura, soprattutto se non l’hai mai fatto in tutto il resto della OS. Nell’impostazione dei dialoghi ci sono diverse scuole, su EFP Editing c’è un documento che ti fa vedere le principali e ti consiglio di darci un’occhiata (a me è servito moltissimo), ma l’unica vera regola è la coerenza! Se scegli un’impostazione la mantieni per tutta la durata della storia, quella è e quella rimane. Lo stesso discorso vale quindi per:

“Spero che somiglierai al tuo papà”.

“Spero che somiglierai al tuo papà.

“A_____.”
“Okay, facciamolo.”
“A_____!”
“Uh! Che bello!”
“A____?”
“C’è qualcosa che vorresti scrivere?”

(esempio preso dal documento di EFP editing)

Inoltre, non è mai bello aprire un “a capo” con “E poi”, anche se in narrativa si accetta, perciò è sempre meglio evitare quando possibile. Qui, oltre a non star bene, è dannoso, inutile, pesante. Togliendolo, non solo ottieni una frase più snella, incisiva e corretta, ma dai proprio la sensazione della desolazione che quella porta sbattuta si lascia dietro, puoi quasi sentire il silenzio che segue il rumore, perché la frase è ricca di consonanti sorde e le parole “uscì sbattendo” hanno un che di onomatopeico, rievocano proprio il soffio creato dal violento movimento d’aria e lo schiocco della porta che sbatte. SBAM.
Si, alza pure gli occhi al cielo, il corso di Stilistica e metrica mi sta rovinando T-T
Mi permetto di farti un’ultima nota su questo passaggio, poi sei padrona di cestinarla e fregartene, la mia è un’osservazione da lettrice esterna, ma la storia è tua e ognuno scrive in modo diverso. Le parti didascaliche che intervallano le battute di dialogo sono fredde, distaccate, fiappe. Smorzano la carica drammatica che questo dialogo dovrebbe avere, sarebbe quasi meglio levarle completamente. Mi spiego: “al che lui, gelido, aveva risposto” è il vero punto debole della sequenza, sembra che Merope stia raccontando una favola o commentando una partita di calcio, invece che ricordando il momento più doloroso della sua vita. Un modo per dare sostanza a questo passaggio sarebbe rallentare un attimo il ritmo, pensa a questo istante come ad una sequenza cinematografica: la protagonista, in lacrime, supplica l’uomo di restare, il tempo pare dilatarsi e, nello spazio di pochi secondi, lei nota tutta una serie di dettagli che le trasmettono il disgusto e la freddezza di lui, anticipando e aggravando la sferzata di dolore che le provocheranno le sue parole. Potrebbero essere le labbra serrate, le nocche sbiancate per la forza con cui lui sta stringendo i pugni, forse per impedirsi di colpirla, la linea dura della mandibola e i muscoli del collo contratti, tutti segni che esprimono tensione, disprezzo, eppure la postura del corpo, ancora rivolto per tre quarti verso di lei, la fa sperare, per un secondo, che rimarrà. E poi:
“Quello non è mio figlio.”
Uscì sbattendo la porta.

Dopo una sequenza del genere il “disse, gelido” risulta addirittura superfluo, a questo punto il lettore ha davanti a sé un’immagine talmente nitida del personaggio che non ha bisogno di sapere chi l’ha detto e come, perché è una battuta che appartiene completamente al personaggio di Tom, ed è automatico immaginarsi il tono freddo, piatto e distaccato con cui la dirà.

Perché anche io lo sto abbandonando come lo ha abbandonato suo padre.

Perché anche io lo sto abbandonando, come lo ha abbandonato suo padre.
 
Ma che importava, dopotutto, se avessi ineluttabilmente e completamente cessato di esistere? Tanto fervore di vita sarebbe continuato anche senza di me. E me ne risentivo? O non era forse consolante la certezza che la morte poneva fine a tutto***?

Ma che importa/importerebbe, dopotutto, se ineluttabilmente e completamente cessassi di esistere? Tanto fervore di vita continuerebbe anche senza di me. E me ne risento? O non è forse consolante la certezza che la morte pone fine a tutto***?

Conosco questo film, è bellissimo, l’ho visto tre volte e lo riguarderei ancora altrettante volte, perché è uno di quei film che apprezzi e comprendi meglio ad ogni visione. Tuttavia devo farti un’osservazione: per quanto la citazione sia calzante, perfettamente adattabile al contesto, i verbi vanno riveduti, perché Merope finora ha parlato dal suo letto di morte, in fin di vita, ma presente; vede la morte vicina, quindi la possibilità è molto più che concreta. Mi sembra più corretta scritta in questo modo, l’unico dubbio che mi rimane è su quel “importa” o “importerebbe”, perché grammaticalmente parlando mi sembra più corretta la seconda, ma la prima è più vicina all’originale “importava”, visto che rimane all’indicativo. Per sicurezza mi sono andata a guardare l’originale:
“Did it matter that she must inevitably cease, completely. All this must go on without her. Did she resent it? Or did it not become consoling to believe that death ended absolutely? It is possible to die. It is possible to die.”
“che importava che ella dovesse ineluttabilmente e completamente cessare di esistere; tanto il fervore di vita sarebbe continuato senza di lei; e se ne risentiva forse? O non era piuttosto consolante la certezza che la morte pone fine a tutto? È possibile morire, è possibile morire.”

Essendo in terza persona la struttura è già diversa, quindi comprendo la difficoltà che puoi aver avuto nell’adattarla al tuo testo. A questo punto, avendo sotto mano anche l’originale con quel “Did it matter that she must”, terrei “importa”, per conservare quella determinatezza che col condizionale si perderebbe, già la trasformazione che hai dovuto applicare alla frase elimina il “must” originale e indebolisce la concretezza della prospettiva di morte della protagonista, non andrei oltre, ti lasco l’alternativa col condizionale per tua conoscenza, tutto lì. =)
Per quanto riguarda la trama lo sviluppo è semplice, lineare, ed anche se hai scelto una narrazione che parte dal personaggio nel presente e rievoca il passato, la lettura è scorrevole ed hai dimostrato una certa destrezza nella gestione del pov, che non è sempre facile da mantenere in questi casi. Il personaggio di Merope è ben caratterizzato, l’unica “pecca”, se così la si può definire, è che sarebbe stato carino approfondire un pelino di più il suo rapporto con Tom, che rimane tutto sommato un’ombra indefinita nella sua storia tragica. Mi è mancato qualcosa che lo rendesse più concreto, ecco. Ma sono gusti personali, ed è pur vero che il focus della OS non è sul rapporto con Tom, quindi… Per il resto non ho niente da dire, hai creato un magnifico parallelismo tra due storie strappalacrime ed emozionanti, bravissima!
Ti riporto i miei commenti a caldo che ho buttato giù negli appunti mentre leggevo la FF e che rientrano nella categoria “apprezzamento personale” ;)

“Piccolo mio, la mamma ti ama”.

Sei un mostro senza cuore! Sto per piangere! Questo parallelismo tra Lily e Merope mi distrugge. Chiariamoci, lo adoro, l’ho sempre pensato, ma con sei parole hai perfettamente tracciato quella linea rossa che unisce queste due donne, e questa cosa mi fa impazzire. È bellissimo!

Il figlio della strega, della pazza, del mostro che l’ha ingannato, raggirato, abbindolato, circuito, plagiato .

Ottima padronanza del lessico ;) è solo un po’ ridondante, però non sono sinonimi, quindi ci sta. 

Che tutto vada in malora, che loro due marciscano ad Azkaban

Qui la mia anima di amante dei classici ha fatto una capriola: giuro che sembra il passo della Medea di Euripide, sarà perché ho sempre visto un parallelismo tra Merope e Medea, perché entrambe “tradiscono” la propria famiglia per fuggire con il loro amore (fra l’altro, anche Medea era una strega, o meglio, una sacerdotessa di Ecate), che poi le abbandona, perché non le ama davvero. Medea ha proprio questa battuta, anche se la situazione è un po’ diversa: “Vada tutto in malora con me. È bello travolgere altri nella propria caduta”. Se ti capita, leggi questa tragedia, è semplicemente splendida.

E per tre mesi la nostra vita filò serena. Io lo amavo appassionatamente e lui ricambiava con altrettanto ardore. Non credo che due persone avrebbero potuto essere più felici di noi **.

Ti giuro che quando ho letto questa frase ho pensato a V per Vendetta, la parte della lettera di Valerie in cui dice: “Andammo a vivere insieme in un appartamentino a Londra. Lei coltivava le Scarlett Carson per me nel vaso sulla finestra e la nostra casa profumava sempre di rose. Furono gli anni più belli della mia vita.” ”Sembra strano che la mia vita debba finire in un posto così orribile, ma per tre anni ho avuto le rose e non ho chiesto scusa a nessuno.” Lo so che non c’entra niente, lo so. Ma ci credi che nella mia testa, mentre leggo, Merope ha la voce di Valerie?! Non so perché, ma il tono mi sembra simile, e in qualche modo vedo un nesso tra i due personaggi. Sclero mio, lascia perdere :P

Una parte di Tom cresceva dentro di me, il nostro amore si sarebbe fatto carne e sangue… 

Adoro questa frase, me lo sono immaginato il riferimento all’incantesimo con cui Voldemort ricostruisce il proprio corpo usando le ossa del padre, il sangue del servo e il sangue del nemico? In ogni caso è perfetto, vista la centralità che ha la tematica del sangue nella vita di Tom/Voldemort. 

Meglio la morte che continuare a vivere in questo modo.

Ti stringo virtualmente la mando: in poche righe hai degnamente espresso le cause del trauma che sta alla base del personaggio di Tom Riddle/Voldemort. Tutto perché Merope non è mai stata amata dalla sua famiglia, altrimenti non avrebbe mai nemmeno pensato di accettare l’amore fittizio di Tom, non sarebbe stata respinta dopo, ecc. ecc. è terrificante come la Rowling sia riuscita a far girare tutto intorno al concetto dell’Amore.
In conclusione ti faccio i miei complimenti, la OS è splendida, se l’avessi trovata anche al di fuori della lista di EFP editing l’avrei recensita di sicuro, perché è originale, ben scritta e tratta di uno dei personaggi più belli e bistrattati della saga, completamente dimenticata dalla trasposizione cinematografica, ma fondamentale nella comprensione del personaggio di Voldemort. Come sempre, la Rowling riserva alle madri della sua storia una cura particolare, ognuna di esse è differente, ma simile alle altre per l’amore che riserva ai figli, e Merope non fa eccezione. Ancora complimenti e in bocca al lupo per ciò che scriverai in futuro =) spero che la recensione ti sia stata utile. Ciaoooo!
Artemys
Recensore di EFP Editing