Recensioni per
Gli dei sono felici
di mamie

Questa storia ha ottenuto 9 recensioni.
Positive : 9
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
18/06/17, ore 17:15

Ciao carissima,
come ebbi già modo di dirti, quando voglio leggere qualcosa di meraviglioso vengo nella tua pagina, pesco a caso e subito sono accontentato.
Questo frammento è assolutamente magnifico. Splendido il concetto della divinità, che gioca con gli uomini e li dimentica leggera, senza che la sua luce ne sia minimamente offuscata, come succederebbe a una bambina capricciosa che gioca con le bambole.
È bellissimo il paragone fra la dea altera, superba, indifferente al destino di Meleagro, che ha già dimenticato, e Atalanta, così umana, piccola, piangente, amorevole.
E Meleagro deve necessariamente adattarsi a questo amore terreno, abbandonare la gran signora in favore della sartina, come tante volte è successo nella storia della letteratura. E anche nella realtà.
Bellissime le immagini che usi, magnifico il linguaggio, tutto stupendo in questo frammento che ha la profondità e la forza di certe poesie di Garcia Lorca. Complimenti.

Recensore Master
05/07/14, ore 17:41

Lo so, lo so che probabilmente non mi sopporterai più e ti capisco benissimo, ma davvero, questa non potevo non recensirla! Non si può restare indifferenti di fronte alla poesia!
Come ormai avrai capito, amo profondamente tutto ciò che ha attinenza con l'antichità classica, perciò leggere questa tua interpretazione della morte di Meleagro mi ha davvero colpita.
Il paragone tra Atalanta e Artemide è davvero azzeccato e ho amato come hai sapientemente descritto il ruolo degli dei.... Essi sono "felici", non si curano delle vicende umane.
Adoro come sai approcciarti alla classicità, senza mai edulcorarla o renderla mero cliché.
Atalanta, poi, è una figura meravigliosa, che tu, con pochi tratti, hai saputo delineare perfettamente, come sempre del resto. Sarà che finalmente ho ripreso le "mie" dame, ma leggendo di lei pensavo ad Aredhel XD lo so, sono matta e la mia mente produce assurde divagazioni.
Via, vado a provare a scrivere qualcosa, ancora tantissimi complimenti!
Melianar

Recensore Master
08/03/14, ore 14:13

Mi sono ripromessa di leggere tutte le tue storie dedicate ai miti classici e finalmente ho un po' di tempo. Con questa storia non ho solo letto qualcosa di bello, ma ho anche ripassato un po' la mitologia. Mi è piaciuto molto lo svolgimento e le riflessioni del morente Meleagro. Mi complimento anche per come hai gestito il titolo che suona un po' come un prompt: gli dei sono felici è un concetto che hai espresso in modo chiaro e allo steso tempo evocativo. L'atmosfera che si respira tra queste righe un po' mi ha ricordato i Dialoghi con Leucò di Pavese, uno dei miei libri preferiti.
Complimenti, hai fatto un ottimo lavoro :3

Nuovo recensore
10/07/13, ore 23:51

Secondo posto
Mamie1: Gli dei sono felici
 
Titolo: 5/5
Grammatica, punteggiatura e lessico: 20/20
Originalità: 23/25
Attinenza al dipinto: 10/10
Gradimento personale: 8.5/10
Totale: 66.5/70
 
Perfetto, scorrevole e quasi melodrammatica , ti lascia con il fiato sospeso. Hai descritto veramente bene il contesto, sono molto soddisfatta della tua storia perché dà l’idea di amore impossibile che stavo cercando da questo dipinto!
Mi piace l’idea di Meleagro che rivede in Atlanta la sua, presumibilmente, amata Artemide.
Romantico e triste, un’accoppiata vincente. Non sono un’amante dei miti, ma la tua storia mi ha intenerito un po’.

Recensore Master
22/06/13, ore 15:33

Ciao, carissima mamie! Eccomi qui a recensire un altro tuo bel racconto: trattandosi di miti greci, mi inviti praticamente a nozze!Se poi ci metti anche il riferimento a un'opera d'arte (per quanto confesso che il genere non è tra i miei prediletti, io avevo scelto Klimt per la mia storia...) mi fai felice.
Qui ciò che mi ha convinto di più è stata l'analisi degli aspetti che sono - come dire? - sottintesi rispetto al racconto e ne costituiscono il substrato culturale: da una parte la "felicità" quasi obbligata delle divinità greche (che pur riescono a provare dolore per gli uomini) e dall'altra, come contraltare, il dolore vissuto pienamente, sia pur in modo composto come nel quadro, di Atalanta. Artemide, vergine cacciatrice refrattaria all'amore e per contrappunto Atalanta, anche lei indomita cacciatrice che, però, non è insensibile all'amore. Lo stesso amore che decreterà la morte dell'uomo che per lei ha sfidato le leggi e le regole, determinando l'ira funesta della dea. Ma, in fondo, anche la divinità è soggetta al Fato e col suo gesto non fa altro che dare corpo alla profezia che le Parche avevano fatto a Meleagro nella culla: morirai quando si sarà consumato l'ultimo tizzone dl fuoco.
Complimenti, una bella immersione nel mito greco... conforto di questa epoca confusa.
un abbraccio, a presto. :)

Recensore Master
21/06/13, ore 13:10

Recensione/valutazione valida per il contest "Dal linguaggio iconico a quello verbale"
Grammatica e ortografia: 14/15
Non ho trovato nulla di particolare, anche perché quelle che potevano essere considerate leggere sbavature me ne hai già parlato in sede di invio del testo, ergo non c’era motivo di segnalarle in questa sede e posso dare un valutazione piuttosto alta.
Stile: 14/15
Mi è piaciuto molto, asciutto, senza particolari fronzoli o artifici, senza particolare  retorica e senza traslare il testo in una sorta di lamentazione tragica (perché secondo me c’era il rischio d’incapparvi, data l’ambientazione), anche il lessico, curato ma senza particolari artifici, ma nemmeno particolarmente semplice, aiuta a entrare meglio nella storia
Originalità: 9/10 .
Personalmente il tema  scelto e le note che accompagnano il testo mi hanno fatto propendere per un voto piuttosto alto, non si tratta proprio di un tema nuovo, ma mi piace molto questa rivisitazione di un mito così drammatico e cupo che tratta un tema, la caccia e la presenza dell’elemento selvatico, che in quest’epoca ipertecnologica si tende un po’ a dimenticare o al massimo se ne ha una visione edulcorata e rosea, per non dire paradisneyana.
Gradimento personale: 10/10
In primis complimenti per l’interpretazione del mito presente nelle note.
Premetto che già conoscevo la storia dello sventurato Meleagro, non solo per un mio pluriennale interesse per le mitologie (greco- romana in primis, poi estesosi anche ad altre tradizioni) ma per aver letto La madre, uno dei più conosciuti tra i Dialoghi con Leucò di Cesare Pavese (se non lo conosci, te lo consiglio, è una lettura davvero godibile), in un certo senso si può dire che già il tema di per sé era alquanto attraente di suo (è piacevole, a mio modesto avviso di umile lettore di storie, che si possa ancora sentire attuali, nell’epoca dei bit e dei flussi d’informazioni in tempo reale, storie sorte quando il massimo della tecnologia in materia di conservazione dei dati era costituito al massimo dal papiro, sempre che non ci si volesse affidare alla sola arte mnemotecnica degli aedi, ma si dice appunto che la voce del mito sia senza tempo e che il messaggio che esso riporta sia universale perché nasce dalle fondamentali tensioni che fin dai tempi di Lascaux se non anche prima lacerano l’animo umano e ne caratterizzano la natura).
È stato detto, in epoca diversa da quella in cui è ambientata la vicenda  che gli dèi classici erano falsi e bugiardi, non è questa la sede per discutere di storia delle religioni, ma è certo che i mortali poco potevano aspettarsi da queste divinità  che non avevano la bontà e la misericordia tra  i loro attributi, questa storia mostra in modo davvero molto interessante le conseguenze di una disobbedienza che forse alcuni avrebbero considerata veniale, ma evidentemente non quando si ha a che fare con entità particolarmente irascibili (del resto, nemmeno la stessa Atalanta avrà sorte particolarmente migliore, almeno stando alle tradizioni che circolano su di lei, è anche in quel caso per nulla che noi smaliziati osservatori del XXI secolo avremmo giudicato imperdonabile, ma quelli non erano tempi per fare gli agnostici e i laici, quelli erano tempi dove la punizione divina avveniva hic et nunc, insomma, era davvero molto stressante essere un eroe della mitologia greca, si dovevano affrontare mostri feroci e dopo aver faticato oltre ogni dire si rischiava la punizione divina, per usare una frase che si adatta al contesto, finire da Scilla per evitare Cariddi.
L’unico appunto che mi sento di fare in questa sede, anche se non fondamentale ai fini della comprensione della stessa, è che non riesco a capire chi è che sta parlando: se si tratta direttamente di chi ha scrittola storia o di qualcuno cui è stato affidato il ruolo di narratore o narratrice della vicenda; davvero, mi piacerebbe saperlo, si tratta di uno schiavo, di un suo compagno d’armi e/o d’avventure? Di uno/a che ha saputo della vicenda? Di uno/a che voleva aiutare? Era uno solo? Erano tutti? Scusa, mi sono lasciato prendere dal gusto della citazione…
Caratterizzazione dei personaggi: 4/5
In una storia come questa, che racconta di una persona morta (e in che modo) ci si aspetterebbe un testo di tipo laudatorio, e infatti nel testo si evince che lo sventurato era persona coraggiosa che non temeva pericoli né dagli uomini né dalle fiere, ma è stato vinto da chi poteva ciò che voleva, anche Atalanta, in fondo causa del suo male, viene descritta molto bene, soprattutto nelle caratteristiche che la rendevano così diversa, per non dire estranea, alla condizione femminile del tempo (i Greci se non erano misogini avevano una visione della donna piuttosto ristretta,  anche se con qualche eccezione, per fare un esempio, le spartane avevano più autonomia rispetto alle congeneri ateniesi) che può essere riassunta nella frase (latina, ma si adatta al contesto) “Lanam fecit, domum servavit”, non c’è da stupirsi che qualcuno potesse essere colpito dal fascino particolare di una siffatta ragazza (del resto avere gli hobby in comune è sempre meglio in una relazione, no?)
Attinenza al tema: 5/5
Davvero strano, avevo pensato a questo contest perché si scrivessero storie ispirate a fan art, non avrei mai sospettato di assegnare la vittoria a chi invece s’è ispirata per la storia a un dipinto settecentesco di tipo mitologico, davvero molto bello, soprattutto nella scelta dell’artista di fare di Atalanta una sorta di novella Diana, come se nella mente ormai allucinata di Meleagro si fosse operato una sorta di transfer che ha portato a una sorta di identificazione tra le due donne, la mortale e la divina, che sono state così importanti nella sua vita (e nella sua morte).
Totale: 56/60

Recensore Junior
20/06/13, ore 13:01

14° classificato
Gli dei sono felici di mamie1

Grammatica e ortografia: 9.9/10
Lessico e stile: 10/10
Caratterizzazione dei personaggi: 4/5
Originalità: 3.5/5
Giudizio personale: 7.5/10
Totale: 34.9/40

La grammatica e l'ortografia sono perfette, se non per una virgola che io aggiungerei:
"Forse l'hai perfino invocata la dea cacciatrice..." -> la inserirei tra "invocata" e "la dea". (-0.10)
Il lessico è ricercato al punto giusto, non utilizzi parole troppo difficili per poi usarne altre troppo banali e/o semplicistiche. Il tutto si mantiene sempre sullo stesso livello, dando al testo una certa omogeneità che rende piacevole la lettura. 
Lo stesso vale per lo stile, che è meraviglioso. Sul serio, l'ho adorato. Ogni singola frase, ogni singola parola... tutto rende perfettamente l'immagine di questo Meleagro morente, che soffre per la terribile fine che gli hanno destinato. Anche il fatto che utilizzi la seconda persona singolare rende molto la tragicità del momento: rivolgendoti direttamente al protagonista, è come se anche il lettore lo vedesse davanti agli occhi e gli parlasse anche lui in modo diretto. Anche il suo amore per la dea (che, se non ricordo male, è Atalanta) è reso davvero bene, soprattutto nel modo in cui vengono descritti il suo aspetto, le sue movenze, il suo atteggiamento nei confronti di Meleagro e il modo in cui quest'ultimo la guarda, notandone ogni particolare. 
Il discorso che ho fatto riguardo al lessico e allo stile vale anche per la caratterizzazione dei personaggi: il modo in cui descrivi la dea dal punto di vista di Meleagro la caratterizza in modo abbastanza preciso. Meleagro, però, è un po' trascurato rispetto lei. Mi spiego meglio: se di Atalanta (se è lei) si riesce ad immaginare ogni singolo particolare del suo carattere, di Meleagro vengono descritti quasi esclusivamente i pensieri che sta provando in quel momento. È caratterizzato anche lui in modo attento, ma scompare un po' rispetto alla dea. Con un racconto un po' più lungo saresti riuscita a renderlo ancora meglio, anche se devo dire che, per essere un racconto così breve, sei stata davvero brava. 
Dato che hai utilizzato un mito già esistente, e quindi con una trama già scritta, non potevo di certo darti il massimo dei punti per quanto riguarda l'originalità. È comunque originale il modo in cui hai deciso di trascriverlo: non come fosse un racconto, ma - per l'appunto - descrivendo i sentimenti di Meleagro rivolgendoti direttamente a lui. 
Mi è piaciuta molto, purtroppo però non mi ha fatta piangere. Nel senso che il tuo stile mi ha colpita positivamente sin dalla prima frase e questo ha reso molto piacevole la lettura; ma devo ammettere che la storia in sé non mi ha né particolarmente commossa, né mi ha lasciato qualcosa. 

Recensore Veterano
28/04/13, ore 17:17

Aaah, sono davvero felice di scoprirti tra i partecipanti del contest  "Tempo di lacrime", e anche un po' in soggezione, perché questo racconto è meraviglioso.
Non conoscevo il mito di Meleagro e sono andata a cercarlo per capire meglio la tua storia, ma in realtà anche prima di leggerlo l'ho trovata bellissima. C'è un sacco di sentimento qui dentro, di passioni umane, e la precisione con cui hai scelto le parole per raccontare questa vicenda e descrivere questi personaggi ha reso ogni frase terribilmente evocativa. 
Soprattutto l'espressione "vergine feroce", e quel particolare meraviglioso del seno acerbo di Atalanta credo mi rimarrano in mente davvero per un bel po'. Davvero bellissima, complimenti.

Recensore Veterano
24/04/13, ore 14:38

Ed eccomi qui!:D
Ormai sono di casa nella sezione epica!^^
Sono il primo a recensire?O.o Wow...di solito sono un ritardatario, beh, non questa volta se adesso sono qui a sommergerti con le mie chiacchiere!xD
Scusami...-.-''
Appena ho letto il titolo, ho capito subito che fosse un monologo su un mito meraviglioso...
Devo farti i miei complimenti, perchè è semplicemente favoloso: fluido, pieno zeppo di malinconia, mitologia!Che io adoro!:)
Il modo in cui lo hai scritto è semplicemenete stupendo!;)
E quando, nella prima parte, hai detto questo:

"Avresti preferito, certo, la rapida morte in battaglia degli eroi invece di quel lungo ed estenuante dolore. Forse l’hai persino invocata la dea cacciatrice che tanto amavi. Hai chiamato il suo nome nel mezzo del tuo bruciante delirio, hai cercato, brancolando, la sua mano che incoccasse finalmente la freccia pietosa per trarti fuori da quel fuoco. Ti è parso addirittura di vederla, seduta al tuo fianco, tergerti il sudore dalla fronte e bagnarti le labbra. Sentivi il guaito sommesso dei suoi cani e un altro suono, più grave, come se stesse anche lei piangendo."

oh Dei dell'Olimpo!^O^
Stupendo!*-*
Ti faccio ancora i miei complimenti!^^
Alla prossima!

King