Arrivi ad un punto che le gambe non ti tengono più su, così le lasci andare.
Ti senti invincibile; senti i polmoni riempirsi completamente di questa aria pulita e frizzante. Ma infondo, da qualche parte dentro di te, senti che non è il cielo il tuo posto, che il cielo non è “il tuo mondo”.
E a quel punto arriva l’atterraggio.
Eh.. l’atterraggio fa paura; qualcuno ne ha talmente paura che si rifiuta a priori di volare.
Però quando tocchi terra senti che il cuore brucia meno, e che forse, alla fine dei conti, doveva andare così.
La trovo una riflessione stupenda, su qualcosa che accade a chiunque su questo mondo.
Bellissima la metafora della campanella, come quando in classe guardi un punto imprecisato nello spazio e quello squillo secco ti porta alla realtà di tutti i giorni, con il cervello un po’ più riposato (che poi non succede quasi mai di riuscire a farsi gli affari propri senza essere presi da un professore, ma non fossilizziamoci sui dettagli ahah).
Non posso che rinnovare i miei complimenti, ripetere che hai una capacità di trasmettere sensazioni straordinaria, e prometterti che ora chiudo la bocca e fermo le mani.
A presto! |