Bella, ma parecchio triste. Rispetto all'altra tua storia che ho letto, quella su Regina Spektor, è molto più viva e sentita.
E' vero che non si sa molto del protagonista - ed è vero anche che è poco chiara la sua situazione familiare; la struttura delle frasi era un po' ingarbugliata - ma questo non toglie nulla alla storia, che, se non ho capito male, si ripropone soltanto di dare uno spaccato su un momento di solitudine. E' ben riuscita, e soprattutto è - non saprei trovare una parola più adatta - visibile, nel senso che le immagini che dai sono molto chiare: mi è sembrato di vederlo, il protagonista sul divano col cappotto che scivola, e il caminetto e l'albero di Natale. E' molto pacata, non si piange addosso e non urla di disperazione, ma proprio per questo trasmette una grande malinconia. Quando l'ho finita mi è rimasto un retrogusto amaro. In definitiva, è un racconto che mi ha fatto sentire qualcosa; anche qualcosa di forte, se vogliamo. |