Allora, amo come scrivi, assolutamente. Questa os è molto bella. Sei stata capace di incuriosire il lettore, cosa che non capiva facilmente.
Quindi, complimenti, ma vorrei farti notare un errore:
"Erika camminava a passo lento, le mani infilate nelle tasche della felpa oversize grigia, le gambe stanche, ma senza segni di cedimento, lo sguardo rivolto a terra. Camminava per rilassarsi, per dimenticare, per portare via tutti i suoi pensieri.
Lei si limitava a camminare tra gli alberi del boschetto vicino casa sua. Fantastico.Sembrava una cosa da bambini, ma il vento che attraversava i suoi capelli la portava in un mondo parallelo.
Adorava giocare in quel boschetto quando era piccola, giocava a nascondino con le ninfe, allora le sue uniche amiche. Ora era troppo grande per credere a certe cose. Continuò a camminare. Ad un tratto sentì un fruscio dietro di lei. Erano come.. dei passi. Il sangue le si gelò nelle vene. Erika si voltò velocemente, ma dietro di lei non c’erano altro che alberi, foglie secche e rametti. I suoi occhi verdi guizzarono da una parte all’altra in cerca di qualcosa, ma non c’era niente.
“Sarà stato il vento” pensò. Continuò a camminare finché non sentì di nuovo quei passi. Sì, quelli erano passi ne era certa. Questa volta, però, non si voltò. Cominciò a camminare velocemente, quasi correva. Voleva scappare, ma neppure lei sapeva da cosa, o da chi. Dietro di lei continuava a sentire quei passi. Si facevano sempre più vicini. Era inutile continuare a correre. Si fermò, il respiro irregolare, il cuore in gola, la testa martellante. Si girò lentamente. Ancora una volta non riuscì a vedere niente. Tutto intorno a sé era buio e silenzioso. Inquietante. Sbuffò.
rese un respiro profondo per cercare di calmarsi.
-Devo smetterla di immaginare le cose!- si rimproverò a bassa voce.
Prese un respiro profondo per cercare di calmarsi. Aveva uno strano presentimento però. Scacciò via quella strana sensazione che le invadeva il corpo e decise di ritornare a casa. Era tardi, quasi mezza notte e mezza. Qualcosa, anzi qualcuno catturò la sua attenzione. Era un ragazzo. No, non era un ragazzo. Era alto, aveva i capelli ricci e gli occhi di un verde smeraldo che si notavano nonostante il buio del bosco. No, era bello, il modo in cui sfoggiava quel sorriso. Sì, quasi un dio, o almeno questo era quello che pensava Erika. Lei rimase immobile a contemplarlo. Lui le sorrise timidamente.
-Ciao.- mormorò lui, facendo un passo per avvicinarsi. Lei rimase a fissarlo, le labbra schiuse, la gola secca. Era rimasta senza parole. Aveva smesso di respirare. Il ragazzo non sembrò farci molto caso, al contrario cominciò ad avvicinarsi a lei, piazzandosi proprio davanti all’esile figura della ragazza, sovrastandola con la sua, al contrario, imponente.
-Che cosa ci fa una bella ragazza come te in giro, da sola? - chiese carezzandole la guancia con un dito. Lei si irrigidì sotto il suo tocco. Non era abituata a contatti del genere. Inspirò fortemente cercando, ancora una volta, di calmarsi.
-Mi dispiace, ma non parlo con gli sconosciuti.- disse, cercando di sembrare sicura di sé, cosa che non era. Aveva paura. Sulle labbra del ragazzo si dipinse un ghigno giocoso. Avvicinò il viso a quello della ragazza, sfiorando la sua guancia con le labbra
-Io non sono uno sconosciuto, Erika.- le sussurrò all’orecchio. Lei chiuse gli occhi, inebriata dall’odore di lui. Si stava sciogliendo sotto al tocco leggero del ragazzo.
-Chi sei?- chiese Erika con un filo di voce. Le labbra di lui le depositarono un bacio sotto l’orecchio.
-Io sono.. tutto quello che vuoi.- soffiò sulle labbra di lei, con voce suadente.
Erika riaprì gli occhi, issando ancora lo sguardo a quello del ragazzo, il quale prese quel gesto come un invito a possederla. Avvicinò le labbra a quelle della ragazza, chiudendo gli occhi per assaporare quel momento. Con una lentezza agonizzante, cominciò a muovere le labbra in una danza passionale.
Erika, dal canto suo si sentì sopraffatta da tutto quello che stava accadendo.
Stava baciando uno sconosciuto.
Per una qualunque ragazzina, uscire al sabato sera con delle amiche,scatenarsi con uno sconosciuto era una cosa del tutto normale. Ma non per lei. Erika non era una qualunque ragazzina, aveva amiche false e usciva solo con le persone più fidate. Perciò si sentiva strana, sentiva che stava facendo la cosa sbagliata, eppure le piaceva. Stava provando sensazioni nuove... Il sapore di quel ragazzo era dolceamaro, qualcosa del tutto nuovo per lei.
Era decisamente troppo. Cominciò a sentire la testa girare vorticosamente, il respiro diventare pesante, la terra mancarle sotto i piedi. Troppe emozioni in una volta sola. Appoggiò le mani al petto del ragazzo, stringendo tra le mani la felpa nera che indossava. Ansimava come se avesse corso per kilometri senza mai fermarsi. Le mancava l’aria. Tutto divenne improvvisamente buio. Svenne.
Sentiva qualcosa di freddo sfiorarle la pelle. La fronte, gli occhi, le guance, le labbra. Sembrava un dito, ma aveva gli occhi chiusi e non poteva esserne certa. Si sentiva stanca, sentiva ancora la testa pulsare. Nella sua mente, passarono le immagini dei momenti passati poco prima: il ragazzo misterioso, la sua voce sussurrata all’orecchio, il bacio. Il bacio! La causa del suo mancamento momentaneo. Wow, se ci ripensava ancora.. mmh quel sapore dolceamaro in bocca.. Cominciò ad aprire gli occhi, lentamente. Era tutto buio, a parte qualche candela sparsa qua e là. Si guardò ancora intorno. Era una stanza vuota, a parte il letto matrimoniale su cui era sdraiata. Dove si trovava?
Si tirò su a sedere altrettanto lentamente. Che diavolo ci faceva in intimo? Chi le aveva tolto i vestiti? Voltò la testa di lato ed il suo cuore perse un battito. Il ragazzo la stava osservando appoggiato allo stipite della porta, le braccia incrociate al petto, i piedi incrociati e senza maglietta. O cavolo..
Lui si morse il labbro inferiore piegando leggermente la testa di lato. Cielo, Era tentato di baciarla ancora. Si avvicinò al letto con passo deciso. Erika abbassò lo sguardo sul suo corpo. Era mezza nuda davanti ad uno sconosciuto. Lui si sedette di fronte a lei, prendendola da sotto il mento, costringendola a guardarlo. Arrossì. Eccole, le sentiva ancora quelle emozioni contrastanti. Maledizione! La stava solo guardando negli occhi.
-Mi piaci quando arrossisci...- mormorò lui. Lei spalancò gli occhi.
-Chi sei? E perché sono mezza svestita?- sussurrò tesa come una corda. Lui le posò un dito sulle labbra, in una muta richiesta di silenzio.
-Rilassati.- disse poi. Si avvicinò e la baciò a lungo. Erika si sentiva morire. Dio, quel ragazzo stava mandando il suo autocontrollo a farsi un giro all’inferno.
Quello era uno sconosciuto! Mezza nuda tra l’altro! Di cos’altro aveva bisogno per capirlo e fermarsi?
Ormai quel bacio l’aveva tirata in una sorta di vortice dal quale sarebbe stato difficile uscire. Intrecciò le braccia al collo del ragazzo avvicinandolo di più a sé. Che diavolo stava facendo? Perché si sentiva così a suo agio con quel ragazzo che non aveva mai visto in vita sua?"
Qui hai usato il passato remoto, ma dopo hai completamente trasformato il tutto con il presente.
Non è assolutamente una critica, ma è un modo per spronarti a non fare lo stesso errore.
Quindi ancora complimenti, adoro la tua os.
Ciao bella :)
-Ludo |