Recensioni per
Sul quadrato
di NadShepCr85

Questa storia ha ottenuto 4 recensioni.
Positive : 4
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
03/09/14, ore 13:23
Cap. 1:

Inizio a commentare da quella che è praticamente la "fine" della storia: "raccontare di un incontro è inutile", hai scritto... questa frase mi ha colpito molto, nella sua veridicità, forse banale, ma per niente scontata. Ti assicuro che, arrivata a leggere fino a lì, mi sarei aspettata un sacco di dettagli di combattimento, soprattutto perché, con le tue ottime descrizioni di gesti e sentimenti precedenti, mi avevi trascinata nell'ansia/adrenalina pre-gara, ma poi, dopo un attimo di sbalordimento iniziale, mi son resa conto che la scelta narrativa presa è stata la più giusta! Hai reso perfettamente il clima che volevi rendere, hai fatto provare le emozioni che volevi a chi quelle emozioni non le ha provate mai, in quel contesto, almeno... direi che se una storia riesce a far questo, possa giudicarsi davvero una buona storia!!!

Recensore Junior
15/03/14, ore 18:24
Cap. 1:

NadShepCr85,
Leggere questo tuo pezzo mi ha fatto sentire nostalgico: non posso dire che mi manchino gli incontri, o le ossa rotte, o il puzzo dei judoji non lavati, lasciati negli armadietti da compagni smemorati o semplicemente poco puliti... però mi manca ciò che tu chiami "la schiavitù al tempo" che per me era il "blu profondo". L'apnea degli incontri, in cui ti dimentichi di respirare (nel senso che ti concentri solo sul tuo avversario), giocando con le tecniche come i giocatori di scacchi, finte e contromosse, tentando di prevedere la strategia del tuo avversario, giocandoti tutto sull'intuizione di un momento e sulla tua velocità di esecuzione. Sperando di essere più veloce o di avere maggiore resistenza durante una scambio di chiavi articolari...
Ecco, credevo di essermelo lasciato un po' di più alle spalle, ma a quanto pare non abbastanza :): hai saputo descrivere molto bene tutto quello che è passato anche a me per la testa più di una volta (piccola curiosità, visto che non nomini il paradenti fra le protezioni, una cosa che mi è sempre rimasta in mente per la sua sgradevolezza, non sono riuscito a immaginare quale sia il tuo stile di combattimento... non che comunque sia importante). E il rispetto per l'avversario sul tatami (e fuori) è una delle cose che per me separano le arti marziali da molte altre pratiche sportive e agonistiche.
Grazie davvero,
Hi Fis

Nuovo recensore
18/06/13, ore 10:14
Cap. 1:

Brava, brava, brava. Hai saputo esprimere perfettamente la magia di un incontro sul tatami.

Recensore Veterano
17/06/13, ore 07:21
Cap. 1:

Non ho mai partecipato a una gara seria. Ho sempre avuto il terrore delle competizioni. Ricordo che quando ero in bambina e, come tante bambine di questo mondo, venivo "trascinata" in piscina, ascoltai una volta il mio istruttore che, parlando con mia madre a bordo vasca, le esponeva l'intenzione di selezionarmi per gare professionistiche. Credo di aver pianto per la rabbia per oltre mezzora con mia madre, ottenendo alla fine il risultato che mi ero prefissa: non avrei mai più messo piede in quella maledetta piscina.
Non ero (e probabilmente non sono, né sarò mai) in grado di affrontare una gara professionistica. Perché non riesco ad accettare la sconfitta: se faccio una cosa devo farla bene. No, devo farla nel migliore dei modi. Non posso fallire. Se fallisco vuol dire che non mi ero preparata abbastanza, nonostante tutto l'impegno profuso. So che è sbagliato. So che è un modo idiota di affrontare la vita. Perché poi, in un modo o nell'altro, le gare si affrontano sempre, ogni giorno... e spesso si perdono.
Questo tuo racconto mi ha affascinato, proprio perché risponde esattamente a questa mia inadeguatezza. Ho provato un'ammirazione sconfinata per l'approccio alla gara che hai descritto con tanto dettaglio e tanta passione. La passione che provi per lo sport che pratichi è evidente in ogni riga.
Devo ammettere che ho iniziato a leggerti con vero interesse e che via via mi sono sentita sempre più affascinata dalla descrizione delle tue emozioni fino a ritrovarmi con il cuore palpitante per l'attesa di sapere cosa sarebbe successo, come sarebbe andata a finire la gara, se avresti vinto o perso in quella dannata giornata.
Eppure, come per miracolo, mi sono calmata prima della fine del tuo racconto, capendo all'improvviso che non era quello l'aspetto importante. L'ho capito prima di leggere la tua conclusione, che trovo eccellente, proprio perché esprime in chiaro questo concetto.
La forza del tuo racconto è proprio nell'essermi riuscita a spiegare qualcosa che in realtà so, perché non sono più la ragazzina che va in piscina, ma che faccio una fatica dannata a tenere sempre a mente. Basta sapere di aver dato il massimo. Il risultato non importa.
Mi pace il tuo stile. E' lineare e si legge bene, ma ha forza e capacità di coinvolgimento veramente forti. Ti faccio i miei più sentiti complimenti.