Ciao!
Partendo col presupposto che per recensire delle poesie ci voglia molto più che qualche semplice parola o interpretazione, devi sapere che a prima vista mi è venuta in mente anche la poesia futurista ed essenzialista, oltre che quella ermetica del poeta cui sei dedica con folgore sin dalla tenera età; si sa, in fondo, lo si comprende anche scendendo velocemente con lo sguardo su queste piccole stille dedicate a Hakkai, che Ungaretti ha visto la luce dentro di te nel momento in cui hai letto la sua prima poesia – o, chissà, forse ancor prima; magari è un dono.
Comunque, quello che volevo dire, è che entrambe esprimono al meglio ciò che riguarda l’essenza e l’apparenza: finzione e realtà fatte di parole soffuse che s’irradiano una dopo l’altra senza una logica precisa – eppure ne seguono una ed è questa la possenza della poesia cui fai riferimento.
Il fatto che tu abbia usato la punteggiatura in modo incostante è quasi vicino all’inclinazione futurista , per questo sono soddisfatta del lavoro di assimilazione che hai compiuto. È tangibile la disperazione e quella sensazione d’impotenza che è legata alla virtù sconnessa, lacerata dal tetro concepimento della morte; ma non è solo la vita a fremere tra i versi, bensì anche l’abisso che, improvvisamente, si scinde come acqua e olio e si distanzia. Tace.
Per quanto riguarda l’apparenza, la fugace rappresentazione di un sorriso drammatico, posso solo dire che a volte, la vita, sa srotolarsi con insormontabile beffa e, inconsciamente, mi è venuto in mente il capitolo in cui Goku traccia sul palmo del demone la linea della vita, costringendolo a un’esistenza lunga assieme a coloro che avevano deciso di lottare assieme contro l’intero cosmo.
Mah, non credo di aver altro d’aggiungere, perciò dico solo: ottimo lavoro e scusa del ritardo.
Alla prossima,
xoxo. |