Come giudice sostitutivo del contest "Horror Contest", lascio la recensione alle storia, classificatasi seconda.
C’È QUALCUNO IN LINEA?
9,5/10 grammatica
9/10 stile - fluidità, lessico
6/10 "horrorificità"
8/10 originalità
6/10 caratterizzazione personaggi
5/5 gradimento
43,5
Era parecchio tempo che non trovavo un racconto in stile copione – sono ormai estremamente discriminati e malvoluti dai giudici. E dire che io li apprezzo tanto – quando sono ben gestiti e ben scritti!
E, parlando strettamente della forma, questo è il caso: nessun errore (ma niente dieci perché, almeno in grammatica, il dieci non esiste, sorry :D ), grazie anche all’estrema brevità del componimento – su piccole distanze è più semplice gestire la scrittura. Lo stile è utilizzato perfettamente, si arriva in media res e non si hanno altre informazioni se non quelle che possono essere date da una chiamata di emergenza al 911. Questo, però, penalizza il grado di drammaticità della storia: non si riesce ad avere la minima empatia, si resta talmente spiazzati dalla velocità e dalla piega degli eventi che risulta molto difficile (“Spiacente, è il numero giusto” di Stephen King è un racconto dall’impostazione e stile simili al tuo, ma riesce a far entrare il personaggio nella narrazione in maniera maggiore) porsi nei panni della ragazza o della/del centralinista.
Resta comunque originale la trovata e ottimo il tentativo di “riciclare” una classica storia di zombie. Soprattutto grazie alla vena vagamente surreale (non so quanto voluta) dell’assoluta calma e pacatezza con cui la notizia della presenza di zombie viene accolta. La caratterizzazione pecca là dove pecca pure l’originalità: è dura riuscire a descrivere dei personaggi tramite le loro parole, ancora più dura se le parole sono poche!
Mi permetto, in fondo, di farti notare un paio di “errori logici”, o meglio, cose che mi hanno lasciata perplessa. Prima di tutto, “i soccorsi arriveranno entro un’ora”? Va bene che Peyton è un paesotto sperso nel nulla nel Colorado… ma un’ora per la polizia? E, soprattutto… gli zombie sono pane quotidiano? Un minimo di incredulità, anche solo un “Hai detto zombie?” da parte del centralinista me lo aspetterei. E anche la resa del panico della ragazza è troppo “leggera”, spezzerei di più le parole, giocherei di più con la punteggiatura… essere formalmente molto corrette rende anche fredda una narrazione di questo tipo, non aver paura di osare e utilizzare anche un lessico sconnesso! Anche se, forse, il modo in cui il tutto è surreale contribuisce al suo fascino… uhm. Ammetto che la storia a me piace davvero così, con qualche conto che non torna, ma non so quanto sia voluto e quanto no. Il gradimento, in ogni caso, penso si spieghi da sé: davvero un lavoro notevole e da leggere, brava! |