Bene, ho venti minuti di tempo per recensire e poi devo scappare a prendere un libro per l'università, ma ci tenevo a lasciarti un commento. Intanto non ti ricorderai neanche più chi sono e lo posso capire, non ti contatto da mesi e mesi, ma ultimamente ho deciso di tornare a pubblicare nella sezione Pink Floyd, dato che le sezioni estive dell'università sono praticamente finite e ho di nuovo tempo per il sito. Ho cambiato del tutto l'account ed ora sono pronta anche a lasciarti un lavoro lunghissimo di recensioni perché secoli fa te l'avevo promesso, e io mantengo le promesse, sempre. Però scusami, hai ragione ad odiarmi, già, so essere odiosa.
Ho deciso di cominciare da questa a recensirti perché comunque mi è piaciuta molto. Per la trama, dico. E' davvero originale, non se ne vedono in giro di fan fiction come la tua, anche se devo dire che un'idea del genere era passata per la mente anche a me, cioè fare una raccolta di one shot basate sulle canzoni di Final Cut che raccontano la vita di Eric, ma ora che so che c'è già la tua, tranquilla che non ti scopiazzo l'idea. Intanto comincio dalla canzone di De André, che è una fra le mie sue preferite, da quando l'ho imparata con la tastiera (suono un po' tutti gli strumenti) in prima media, quindi quasi dieci anni fa, non me la sono più tolta dalla mente. E' stato amore a prima vista con lei e soprattutto con la frase "incontri un uomo col tuo stesso umore, ma la divisa di un altro colore", che mi ha davvero presa. Poi ovviamente Southampton Dock, che per tutti è la peggiore dell'album, per la melodia, probabilmente, ma racchiude un testo davvero fantastico. Roger era così, per lui era importante il testo, per Dave il suono e Syd, lui semplicemente era diverso e non ho tempo per fare discorsi lunghi adesso.
Hai fatto delle belle ricerche, non come gente che pubblica fan fiction ambientate in Inghilterra dove però c'è il liceo classico. Lì mi sale il disgusto, avendo fatto quel liceo so che i professori la prima cosa che fanno è dire che c'è solamente in Italia il classico e solo qui insegnano greco e latino antico, ma capita. Io penso che lui sia davvero partito da Southampton, anche perché c'è da considerare che Eric all'inizio si era dichiarato obiettore di coscienza, cioè non voleva combattere, ed era stato mandato a fare qualcosa, sì, a guidare ambulanze, e dato che ho decenti conoscenze storiche so che tutte le navi dei cosiddetti codardi partivano da lì e c'è da considerare anche che Mary Waters non sapeva nulla della dichiarazione del marito, che poi ha cambiato idea - probabilmente per non venire ucciso - e ha deciso di combattere. Ma queste sono scelte sue, che io non appoggio appieno, certo, ma un po' lo faccio.
Passando alla storia la descrizione iniziale mi ha colpita, sei molto brava con le ambientazioni, hai lasciato alla natura il ruolo di stabilire gli eventi, già da essa si capisce che il tutto presumeva un addio. Sai cara, non è cosa da tutti, qualcun altro non avrebbe descritto minimamente il porto, si sarebbe soffermato di più su Maggie, che tu però hai lasciato sbiadita, l'hai solo descritta come c'è sulla canzone, in questo modo le hai dato una figura scolorita, come se fosse un fantasma, un'anima perduta che sa che suo padre probabilmente non lo vedrà mai più. Una bambina, sì, ma che nel cuor suo è già cresciuta, è già grande, il suo non proferir parola a parte una frase, soprattutto, fa capire i suoi pensieri, anche se di lei non hai detto niente, soffermandoti su mamma roccia. Non hai detto niente della bambina, eppure, hai fatto capire tutto. L'hai descritta come una figura sbiadita, triste e che ha capito tutto, che sembra ancora più piccola perché suo padre non c'è più, che vuole nascondersi da questo cielo grigio e questo muro che viene alimentato dalla gocce di pioggia che rendono l'atmosfera ancora più cupa e triste. La pioggia non è triste per me, ma nel contesto in cui l'hai inserita lo è, immagina di vedere una goccia cadere nell'acqua del mare. Immagina mamma roccia, Mary Waters, immaginare che dopotutto lì suo marito sarà soltanto un soldato, una minuscola goccia, in quel mare che è la guerra e che probabilmente potrebbero succedere maremoti o tsunami. Ecco, perché ho amato questa descrizione. Per il senso che le hai dato.
Passiamo a Mary Waters. Lei è il personaggio che hai descritto di più e che un po' tutti conosciamo. Lei, la madre cattiva, iperprotettiva, che non ha lasciato sognare il figlioletto. Roger ha saputi vittimizzarsi bene. Niente, amo Waters, e sono convinta che non l'abbia fatto consapevolmente quello di vittimizzarsi, eppure l'ha fatto, eccome. In The Wall ha scritto che praticamente tutto il mondo era contro di lui, persino sua madre. Perché non l'ha mai capita, Mary. Non ha mai provato a capire il dolore di sua madre, privata di suo marito, da cui non era sposata da tantissimo. Lui si è soffermato a quello che ha perso LUI. Non a quello che ha perso LEI. Infatti mamma roccia è diventata così per evitare che i suoi figli facessero la fine di Eric, perché li amava, entrambi, ma soprattutto il piccolo Roger, un po' perché erano due gocce d'acqua, un po' per il momento in cui era arrivato, che è stato davvero brutto. E alla fine Mary non era un'egoista, che pensava solo a se stessa e per questo ha privato Roger di molte cose - e per me ha fatto bene, se no Roger non sarebbe Roger, e mi pare chiaro, senza mamma roccia e il casino con Syd, sarebbe diverso, totalmente -, no, lei era altruista, l'ha fatto per aiutarlo anche se nel modo sbagliato, ed infatti da buon'anima che era aiuta anche Maggie. La piccola Maggie.
E alla fine quello che mi aspettavo: il padre di Maggie ed Eric amici. Quello che mi ha colpito qui è stato il fatto che il padre della bambina non soffra la morte dell'amico. Hai rappresentato benissimo la guerra in neanche mezzo pensiero, perché lì i soldati venivano privati della loro personalità e quindi un corpo valeva l'altro, perdevano la loro dignità, la loro umanità. Una cosa terribile, davvero. Un'altra cosa è il fatto che abbia chiamato Eric per nome, quando i soldati si chiamavano per cognome, erano costretti a farlo. Fa capire che però un po' di umanità ancora gli era rimasta, ma che non poteva perdersi in sentimentalismi oppure sarebbe morto anche lui. E non poteva. Non poteva perdere Maggie.
Ho adorato la tua storia, ci hai davvero donato una piccola perla davvero sottovalutata, non penso che tutti abbiano capito questa fan fiction. Ancora complimenti, cara DK in a Madow.
Alla prossima,
Barrett. |