(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte) Vad om livet av marionetter? s’inserisce nell’universo narrativo di Såsom i en spegel, di cui rappresenta l’ideale completamento. Come la precedente fanfiction, propone un crossover che, nelle premesse, sembrerebbe a dir poco azzardato: la realtà umanissima dell’amicizia (e forse qualcosa in più) tra Chris Hemsworth e Tom Hiddleston si fonde, infatti, alla storia d’amore delle loro controparti divine, Thor e Loki, in un gioco di rimandi e di specchi che rende ragione (appieno) del titolo. Fratelli, nemici, amanti, Thor e Loki s’inseguono attraverso il tempo e, complice un ordito che s’intreccia nonostante i desideri di Odino, si ritrovano proprio nelle spoglie di chi è chiamato sullo schermo a vestirne i panni: queste le premesse della prima parte. Ma cosa accade quando anche l’ultimo diaframma dell’estraneità viene abbattuto e Chris e Tom spezzano – con un bacio prima e con una notte d’amore poi – la maledizione di AllFather? Di tutto, mi verrebbe da dire. O forse sarebbe più opportuno scendere nel dettaglio e chiarire: un’autentica tragedia. Vad om livet av marionetter? inscena un dramma familiare di grigi, perché da un lato c’è il tabù dell’incesto, combattuto da Odino con ogni mezzo; dall’altro c’è la sostanza di un sentimento la cui tossicità opera in due direzioni, perché, se è vero che Loki devia il corso della storia del principe, è altrettanto vero che il Thor amato e celebrato come l’eroe di Asgard non potrebbe esistere senza l’ombra nera del dio degli Inganni. Con originalità e bravura, Angie Farewell disseziona i suoi personaggi, s’interroga sulla loro natura e analizza con dettagliata verosimiglianza tutte le implicazioni di un affetto doppiamente scandaloso, imbarazzante per i midgardiani coinvolti non meno di quanto non lo sia agli occhi dell’aristocrazia asgardiana. Senza morbosità, ma con competenza documentaria, l’autrice descrive allora il progressivo degrado del corpo di Hiddleston, abbandonato a un incomprensibile coma (prigione fisica di un Loki più furibondo che mai); il dolore della madre Diane e di un’altra madre, Frigga, condannata alla dimenticanza del figlio che sente più suo. Non meno drammatico il rovello di Thor, prigioniero di ansie rabbiose, che lo spingono a gesti violentissimi (vedi il taglio dei capelli di Sif) e autolesivi. Una nota di merito va, a mio avviso, ai maestosi ritratti di Odino e Loki, poli della terribile guerra che Angie Farewell porta in scena: un padre che è anche un re e deve imporsi come faro morale; un figlio che non si sente più tale e cerca la propria emancipazione in una storia proibita, cui si abbandona totalmente. Tanti (e splendidi) i momenti topici: mi rendo conto, anzi, che dovrei citare quasi tutto per rendere giustizia alla narrazione. Mi limito a riportare il momento forse più emotivo e intimo tra Loki e Thor, un mesto scambio che si colloca appena prima dell’addio definitivo. “Niente tornerà come prima, Thor, il tempo può scorrere in una sola direzione e il nostro ci ha portati davanti ad un burrone: ti sei sporto, hai assaporato il brivido della vertigine del vuoto, ma non sei mai stato disposto a cadere, nemmeno il tuo oro può risplendere in un abisso. Quello che è stato è stato, Odino ha strappato il velo a più di un segreto, e il nostro è stato forse il più disgustoso? Non siamo nemmeno fratelli, non lo siamo mai stati.” “Questo non devi dirlo, mai! Siamo cresciuti insieme, abbiamo diviso le stesse avventure e gli stessi affetti, conosci ogni mio difetto come io conosco i tuoi, e il legame è rimasto comunque intatto. Come puoi pretendere il sangue fosse l’unica cosa a farci fratelli? Perché le cose dovrebbero essere diverse?” “Perché quando lo eravamo avevamo meno di cui vergognarci. Avevo meno per cui odiarvi.” In una sezione che ospita, purtroppo, prevalentemente PWP e storie dall’imbarazzante mediocrità, credo che questa autrice meriti un particolare ringraziamento per la cura e la delicatezza della sua narrazione, per la complessità degli intrecci che offre e per la poetica bellezza del suo stile. Da inserire nelle scelte, insomma. Presto, se possibile :-) |