Commento ricevuto nel contest "Voglie estive di gustose letture". Premio Miglior Introspezione.
La grammatica e la sintassi sono pressoché perfette, ad esclusione di questo errori:
“«Quel dommage!, je suis désolé»” --> dopo il punto esclamativo non ci va la virgola e si deve usare la maiuscola. Sinceramente però non mi stupirei che esistesse una regola di cui non sono a conoscenza: qui una virgola, in effetti, suona davvero bene.
Devo farti i miei complimenti perché comunque il racconto è abbastanza lungo e hai curato davvero alla perfezione sia stile che lessico. Si adattano infatti entrambi al contesto storico e, allo stesso tempo, ai pensieri di Isolde.
Questa storia mi è piaciuta davvero moltissimo, un po’ per l’ambientazione, un po’ per gli avvenimenti raccontati, ma soprattutto per la caratterizzazione della protagonista: è davvero di un’umanità sconcertante, con tutti i pregi e i difetti che può avere una qualsiasi giovane della sua età e del suo rango. La debolezza di Isolde è una cosa che mi ha colpita davvero molto, con la repressione dei suoi sentimenti, con la sua ingenuità quando vede il suo promesso sposo “spassarsela” con la cameriera, ma soprattutto alla fine: è talmente debole e diventata ormai così succube del ruolo che le è stato imposto fin da piccola che, nemmeno quando si rende conto di che tipo di persona è Jean-Pierre-Emilien, non riesce a ribellarsi. L’unico sprazzo di combattività che mostra è mentre discute con lui di Goethe e alla conclusione. Ecco, sono finalmente arrivata alla parte che preferisco : la conclusione! Se la trama in sé forse non è una delle più originali, il finale è davvero ad effetto; leggendo questa storia ho pensato che la vita di Isolde sarebbe finita, che il tutto sarebbe sfociato nel dramma e, manco a dirlo, quando ho letto che aveva intenzione di uccidersi, ormai ero convinta che l’avrebbe fatto. Invece no: è talmente debole che non riesce neanche a ribellarsi un’ultima volta, questa volta per essere, in qualche modo, libera davvero e smettere di seguire ciò che da sempre un marionettista – il padre e, molto presto, il cugino – le ordinava di fare. Conclusione che mi ha intristita ancora di più del pensiero di un suo suicidio. Mi hai davvero lasciata con l’amaro in bocca e con ancora una volta la convinzione che, con la caratterizzazione di Isolde, tu abbia fatto un lavoro a dir poco magistrale.
Altra parte della storia che mi ha davvero fatto piacere leggere – o meglio, che mi ha lasciato un senso di inquietudine parecchio forte – è la narrazione dell’incubo. Sembra davvero di essere dentro il subconscio della ragazza, con le sue più grandi paure e il terrore per il matrimonio che, il giorno seguente, sarebbe avvenuto.
Insomma, una storia davvero bella e profonda che mi ha lasciato un bel pacchetto di emozioni (molto poche positive) e, soprattutto per questo, ti faccio tanti complimenti. Bravissima davvero.
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