Inizio con l’inclinare la testa da un lato, mostrando che la mia spalla è sempre disponibile.
Poi inizio a leggere e mi perdo definitivamente in singhiozzi, perché non avevo assolutamente capito, nemmeno dopo due letture… nemmeno dopo aver riletto ogni singola emozione che questo crudele spartito di Wagner mi ha dato.
Crudele, ma diretto e necessario. Non esistono le vie di mezzo, perché non tutto può andare bene; c’è persino chi ammette che c’è la possibilità che tutto ciò non sia realmente successo. In realtà qui è successo, e tu hai previsto un futuro che potrebbe essere benissimo plausibile nella peggiore delle eventualità… sono scossa, ma anche consapevole di cosa ti debba essere costato anche solo prendere in mano questa teoria.
Suona strano, suona distante, ma grazie a questo ho dovuto fermarmi a pensare. La classica fine della sigaretta, quella vicino al filtro… sai che è dannosa, ma vuoi continuare ad aspirare.
C’è un main character eccezionale, poi ci sono loro, i superstiti, che cercano con frenesia di ritornare almeno ad esistere. Basta un nome, poi c’è solo da ricostruire.
Quando ho letto “Seppie” sono caduta in una specie di limbo, ti spiegherò dopo il perché, è molto doloroso e devo restare lucida. Te lo devo.
Lui, e con lui intendo la Prima Persona, appare crudele, ma è di una crudeltà imposta, quasi necessaria per l’ambientazione, è giustificabile e giustificato, ma crudele. Non esiste altro aggettivo, perché al momento questo per me rappresenta la razionalità, la ferrea logica di chi sa di sbagliare ma deve farlo, per un bene superiore. Ma di che bene stiamo parlando? È la dannata apocalisse…
Le carte in regola per permettere che la realtà che descrivi sia apocalittica ci sono, ma i tarocchi hanno sempre un duplice significato dietro la loro lettura primaria.
Lui ci fornisce delle regole che in realtà non esistono in una simile anarchia, cerca di regolare il caos, di dare un nome alla sua esperienza dopo la Grande Onda. Come potrei leggerlo? Lo potrei leggere come un cinico, o un folle alla disperata ricerca di qualche specchio sul quale arrampicarsi… è poco coerente come lettura, Lui è molto di più.
Mi tornano in mente storie con un finale dolceamaro, in una situazione simile, forse migliore. Poi ripiombo nel mio personale baratro e non ce la faccio davvero più a starmene ferma a divagare, a ricercare un significato dietro ad ogni lettera… è davvero crudele, forse sono stata crudele anch’io a voler razionalizzare il tutto.
Pitagora asseriva che il tre fosse il numero relativo alla perfezione. Come dargli torto…
Estremizzare a questo modo gli eventi, dandogli una nuova sfumatura, al di là dell’atmosfera che si respira in gioco è stato doloroso, un dolore bruciante, di quello che ti apre gli occhi e ti spinge a vedere le cose per quello che sono, a riflettere su cose che non avevi mai preso in considerazione. Hai reinterpretato un finale che lascia ben poche spiegazioni, dandone una fittizia, forse improbabile, ma accettabile. Accettabile un’apocalisse? Non saprei, ma è difficile vedere oltre la Grande Onda e pensare ad un futuro… soprattutto se si prende ad analizzare ogni dannato fattore che non quadra in quel dedalo di ragionamenti!
Ma come ogni apocalisse che si rispetti, la tua vicenda ha un risvolto spiazzante sul finale. Il sorriso dietro la maschera e la volontà di dimostrare, almeno a sé stessi, che forse non è tutto da buttare… noi non siamo da buttare.
Devo ripeterlo anche in questa sede: non verrà capito, ma chi ama davvero questo gioco è disposto ad accettare dal finale anche una soluzione pericolante. Non come questa, ma poco ci andiamo vicini… io, personalmente, la ritengo un’opzione, dato che niente è certo.
Il nodo alla gola non mi permette più di avanzare, devo girarmi un’altra sigaretta e aspettare che gli stupidi sentimenti fuoriescano, prima di stendere una conclusione degna.
Succede sempre, alla terza rilettura, non me ne volere, sono l’apoteosi dell’incoerenza!
Ricordo quando mi rimproverasti perché il termine “Seppie Sintetiche” ti fece storcere il naso… è quel capitolo nel quale ti ho presentato Adrienne per come la vedo io, non posso non scordarlo, non è ammissibile. Queste parentesi inappropriate appesantiscono e basta… spero di riuscire a finalizzare il pensiero verso qualcosa di più coerente, anche se mi riesce poco…
Tornando alla OS, hai scritto qualcosa di materico, creando delle immagini dure, inaccettabili, ma non sono altro che il frutto dell’ambientazione che hai descritto.
Oso ammettere che il finale idilliaco mi è sempre rimasto sullo stomaco, oso ammettere che per quanto riguarda la mia vecchia storia, Len ha fallito. Distruzione negativa, per l’esattezza.
Posso intravederla in quella foto distintamente, e questa cosa attualmente mi sta divorando dall’interno, perché, davvero, non oso immaginare un “dopo”, non oso immaginare cosa ci potrebbe essere al di fuori di quel suo inutile e scialbo purgatorio.
Basta, davvero, sto diventando patetica.
Hai fatto un ottimo lavoro, perfetto e sentito, plasmando una realtà difficile da accettare nella sua crudele interezza. Io accetto, io ci metto la firma: se avessi solo il 5% del tuo talento, lo rifiuterei, perché sarebbe solo una tua misera imitazione. Mimesi.
Hai lasciato qualcosa di tangibile, pubblicando questo pezzo, sei riuscito a creare qualcosa di talmente vivido che fa stare bene e male, che brucia e che consola allo stesso tempo.
Un grazie è il minimo, offrire una spalla è qualcosa che ti devo.
Un abbraccio |