Recensioni per
The Only Woman, The Only Queen
di fiammah_grace

Questa storia ha ottenuto 32 recensioni.
Positive : 32
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
04/01/14, ore 16:00

Quel che mi piace di questo primo capitolo è che si comincia parlando dei  pazzi. Ho apprezzato tantissimo il tuo elogio alla pazzia perché è come se tu con quelle frasi iniziali avessi voluto subito fare un preliminare e dare a chi segue la storia una chiave di lettura al testo. Non si parla di qualcuno o qualcosa di normale o comune. Qui si parla di temi folli e fuori dal raziocinio. Ma definirei questi concetti "pazzi" anche perchè sono assurdamente comprensibili. Il preludio è dunque una vera e propria chiave senza la quale è impossibile accedere nell’ universo del giovane castellano Ashford e raggiungere la comprensione della fanfiction.
Il contesto della fanfiction infatti è la pazzia stessa di un mondo che già si muove di suo attraverso un infinito reticolato di persone riflesse in specchi frantumati, ticchettii scanditi da un tempo che si muove seguendo ritmi meccanici, opprimenti, entro i quali è assurdo viverci, ma impossibile scapparci.
Non solo, contestualizziamo il tutto nell’universo delle armi biorganiche di resident evil.
Ed in questo mondo pazzo si colloca un micro universo ove, in quelle quattro mura, un uomo ha dovuto erigere qualcosa di più delle mura di un castello, di più di un’immagine impeccabile e violenta. Egli ha dovuto creare un mondo folle attorno a sé per giustificare la sua stessa pazza e disperata attesa della bellissima scienziata Alexia. Una donna che ben sappiamo cosa rappresenti per Alfred, suo fratello gemello, e come abbia dovuto in qualche modo colmare la sua assenza, per non rischiare, paradossalmente, di impazzire. Egli, prevaricando le barriere della razionalità e della dignità ha cominciato un vero e proprio gioco di ruolo, dove, assurdamente, lei spuntava come per magia. 
Un qualcosa che magari è cominciato all’inizio per gioco, per colmare i the pomeridiani o gli studi scientifici che facevano  assieme…infine si è trasformato in realtà. La donna in cui si trasformava per gioco è diventata l’unica compagnia che possedesse. Gli  ha dato una forma, un’estetica che rimembrasse il ricordo più prezioso che aveva di lei. Di lei come sua sovrana e castellana. Di lei come sorella, amica, unica compagnia esistente per lui al mondo. Di  lei anche come rivale probabilmente. Alexia rappresenta  tutto per lui e lo rimane ogni qual volta indossa il suo abito viola, quello che indossava nel prezioso quadro di famiglia.
Sono una grande fan di RE: code veronica- x, è il mio capitolo preferito della saga per la sua trama intrigante e paradossale. Leggere dunque qualcosa che voglia non solo parlare dei personaggi, ma proprio del contesto mi conquista. Questo è quel che rende grande questo videogame incredibile, la sua atmosfera che pullula di una pazzesca aria sinistra e macabra creata dai gemelli Ashford, le BOW e i vari personaggi correlati.
Con la tua fanfiction hai saputo inquadrare il tutto in modo riconoscibile e inerente al videogame, tuttavia hai saputo aggiungere una nuova linea e dei presupposti inediti, ma assolutamente plausibili. Leggendo già le primissime righe, quando lui imita la voce sia di sé stesso che della sorella, sostituendosi alla fanciulla che è di fronte a sé come fosse più una bambola che una donna vera... Questo mentre sono in camera da letto, mentre bevono del the in giardino…
E in effetti mi viene spontaneo chiedermi come mai non esista un momento simile nel gioco originale. E’ assurdo. Trovo la tua idea eccezionale. Eccezionale perchè realistica. Alfred è soggiogato da Claire, che definirei come una regina, bella, fiera, autoritaria, determinata…anche se in un modo completamente diverso dal concetto di Alexia/Regina/Donna. Claire è piuttosto la regina dellascacchiera nera, per intenderci. Definirla  come “l’altra donna” infatti è stato azzeccatissimo perché esprime sia il suo disprezzo, ma anche la forte attrazione che nutre nei suoi confronti. Qualcosa che lui ossessionatamene allontana appellandosi invece alla sua donna assoluta, Alexia. Lei che rappresenta tutto, persino la sua stessa ragione di vita. Lo trasmette il lessico da te adoperato che trasmette l'ansia di Alfred verso quella realtà che gira vorticosamente nella sua mente e che mi ha fatto comprendere quanto per lui sia importante non far crollare quel castello di sabbia. Hai creato infatti una grande condizione di empatia tra il lettore e Alfred, e questo non era affatto facile.
Alfred, nel vedere i capelli rossi della ragazza, sul finale, va in escandescenza, come quando una parte di sé ammette di non avere accanto a sé Alexia, ma solo un fantoccio. Una cruda e cinica verità che non osa ammettere anche se conosce benissimo. E anche chi legge, assieme a lui, apprende definitivamente che si, quella ragazza non era Alexia. Egli non parlava con sé stesso. Ma stava costruendo un nuovo inganno camuffando Claire, una donna "vera", con dei lunghi capelli biondo platino.
Davvero una bella storia, il tuo stile arricchisce una trama già intrigante di suo, e a te voglio dare il merito di aver trattato Alfred Ashford come un personaggio di grande spessore. Esistono più parodie su di lui che altro e penso che pochi abbiano davvero riflettuto alla reale complessità del biondo. Inoltre, stai dando un tributo enorme a questo meraviglioso capitolo della saga con un “missing moment” davvero verosimile! Bravissima (:
Lili 

Recensore Veterano
20/10/13, ore 22:12

Magnifica storia,INCREDIBILE!:D!E comunque io voto,Alfred e Alexia con la loro storia sono i miei preferiti,dal loro punto di vista code veronica diventa molto commovente!
Non sò davvero che darei per incontrarli davvero,perfino quando su delle fanfiction dove sono con atlri compagni,addirittura su deviant art Alexia con Claire sono sempre i numeri 1!Ora capisco perchè sono i due personaggi con più fan.Come dicevo bellissima storia brava!
(Recensione modificata il 28/10/2013 - 08:24 pm)

Nuovo recensore
07/10/13, ore 07:36

... Ta-daa ^____^
Eccomi qui con una nuova recensione per l' inizio di un' altra entusiasmante avventura. Stesso giorno, solo nuova storia...
Il numero sette... chissà... forse porterà parimenti fortuna... A buon intenditor, poche parole :D
Comunque, dopo lunghe ed affannose peripezie, sono riuscita finalmente ad arrivare fin qua e... non poteva essere altrimenti, dati l' argomento e l' autrice della Fiction.
E... sono veramente onorata di essere una delle persone cui è dedicata questa Ff.
Grazie, grazie mille ancora e ancora :°°°°°°°°°°D
Come entusiasta sono stata allora per l' idea che avevi avuto per una nuova opera, così lo sono ancora se non di più. Il tema da te trattato, se analizzato e svolto con criterio -ma sono sicura che non ci saranno problemi- è di una unicità e di una particolarità stupende, in parte perchè nessuno vi si è mai cimentato, in parte perchè "difficile". Quindi mi ricomplimento con te, Grace, per il coraggio che hai dimostrato ad imbarcarti in un' impresa del genere, quella di farci conoscere l' "Alfred oltre il gioco", l' "Alfred al di là delle apparenze"... Insomma, gli aspetti non visibili, ma "deducibili con la sensibilità del singolo spettatore". Il tutto mescolato e intimamente connesso alla tipologia del crack pairing. Sono sicura che Claire avrà una bella gatta da pelare ed il suo ruolo sarà fondamentale, in funzione della storia che vuoi raccontare.
Prima di passare al capitolo che, anticipo, è molto significativo e di impatto (soprattutto l' inizio), volevo fare una mia considerazione generale. Nel leggere mi sono accorta di una cosa che mi ha fatto molto piacere: la tua crescita nello stile personale di scrittrice. Rispetto già alla Fic precedente ho potuto ravvisare dei cambiamenti in meglio, come pensieri più articolati, cura maggiore dell' atmosfera e degli ambienti, etc...
In una espressione, sei migliorata e te lo sto dicendo sul serio perchè ho i miei termini di paragone.
Per cui ti dico "brava"! Perdura in questo tuo nuovo metodo di scrittura. Ti ha permesso e ti permetterà di fare dei grossi passi in avanti.

Allora, il brano da te concepito si compone essenzialmente di sei scene principali, tutte parimenti inquietanti. Sul palcoscenico si danno il cambio o coesistono i due personaggi principali che hanno le loro peculiarità, sia nei gesti sia nei pensieri. L' intero pezzo è permeato da un' aria pesante, strana, che ti proietta direttamente in quell' atmosfera malsana che sicuramente tu hai voluto ricreare.
La citazione d' apertura -azzeccatissima- già fa presagire al lettore quale sarà l' argomento imperante del capitolo (e la caratteristica più evidente di Alfred), ovverosia: evadere con mezzi non ortodossi dalla realtà per essere in grado di sopportarla. La finzione, la menzogna che il ragazzo ha costruito attorno a sè gli serve per sopravvivere. Nel gioco egli si traveste da sua sorella, qui il passaggio è attuato tramite una seconda persona.
Ma di questo ne parlerò più tardi, visto che avrò maggiori elementi su cui appigliarmi e a cui collegarmi.
Piaciuta la lettera accartocciata, in cui il giovane fa vari riferimenti, tutti riconducibili al Code originale: lo specchio, l' immagine riflessa, l' idolatria per la sorella, il tema dell' attesa, Alexia identificata come "Regina" (chiaro rimando alla celebre aria del carillon. Ed è a questo che si allaccia il titolo della storia).
Il profondissimo pensiero successivo, molto gradito, è da ricollegarsi per la tematica della follia all' aforisma iniziale. Molto filosofico, esso ci presenta il divario tra illusione e realtà, tra ciò che è vero e ciò che è menzognero, tra il prodotto dei sensi emotivi e quello del -fallace- senso della vista.
Il messaggio è chiaro (ed è di matrice pirandelliana): la pazzia, che permette di conoscere e di trovare il nostro vero io, è l' unico strumento per vivere il mondo esterno, fatto di finzioni. Per assurdo, la follia permette di vedere ciò che è reale, abbattendo la patina che la “società” o il “sentire comune” produce, e di esistere.

Successivamente, ci troviamo davanti la prima scena; una scena in cui inizi solo ad intravedere la situazione surreale in cui sono calati i due personaggi, vittima e carnefice.
Da un lato abbiamo la presentazione della Regina-fantoccio, un essere umano che ha tutto tranne le parvenze dello stesso. Dall' alto del suo trono, perfetto per la sceneggiata che è stata costretta a recitare, appare in tutto e per tutto simile ad un manichino, senza diritto di azione o di parola. Una bambola. Lo si vede da come è stata abbigliata, pettinata, bloccata. Ella è lì per il piacere perverso di uno che non si ferma di fronte a niente pur di rivedere la propria amata sorella.
Questi, risucchiato completamente nel proprio ruolo e nella propria tragedia, si illude -grazie alla propria pazzia- di avere davanti la persona da lui più amata al mondo.
Si sente che però c'è qualcosa di sbagliato. Lo si avverte nella immobilità della giovane, nel suo essere incatenata in un luogo che dovrebbe essere tutto, tranne che estraneo od avverso.
Ma soprattutto, dalla voce mutaforme di Alfred (già presente nel code) che fa parlare quella bambola e fa perdurare l' inganno appena mostratoci.
Dall' inzio fino alla chiusura, c'è un' atmosfera che mette i brividi, non per quello che in apparenza, ma per quello che vi è dietro.
Qui siamo però ancora ad un livello superficiale di comprensione, un livello utile per aumentare la suspence nel lettore che ancora non riesce a capire bene la situazione nella sua interezza. Ovviamente molto verrà disvelato in seguito.
Di questo pezzo, c'è stata una frase che mi ha particolarmente colpita:
“Simbolo del suo destino”, riferito al gioiello di Alexia.
Questa espressione ha secondo me due letture.
La prima è la più evidente. Si tratta di un collegamento puro e semplice al fatto che la sorella è la sola persona cui Alfred si potrà mai legare, una sorta di destino unico a due binari. Il destino di Alfred è legato indissolubilmente al destino di Alexia ed è in funzione di esso che vive.
La seconda è da ricercare nella storia del code Veronica. Mi ha fatto venire in mente infatti il diario di Alfred ed in special modo l' estratto in cui parla della propria scoperta di essere frutto, insieme alla sua consanguinea, di un esperimento. Egli apprende tale notizia entrando in una stanza segreta nel laboratorio in Antartide grazie appunto ai gioielli degli Ashford.
Questo per dire: la pietra è simbolo del suo destino in quanto che gli ha fatto apprendere la notizia che ha scatenato l' odio verso suo padre e le relative conseguenze (fallimento dell' esperimento su Alexander---> criogenazione della sorella--->solitudine).

Calato un sipario, se ne apre un altro dove la protagonista è la bambola e la sua voce interiore. Una voce in netto contrasto con la figura che viene scorta dall' esterno.
E' una voce confusa, dubbiosa. Una voce che rende tangibili i contrasti all' interno della stessa Regina-fantoccio.
E' proprio grazie alle sue parole che ritroviamo la spinosa tematica della realtà/illusione.
Di dove finisce la certezza ed inizia il dubbio.
Ella da un lato ha delle convinzioni, ma dall' altro basta poco che esse si infraghino rovinosamente per terra.
Quel che c'è di disturbante in questo pezzo è la lenta presa di coscienza da parte del lettore che la bambola non è una ragazza qualsiasi. Non c'è niente di eclatante che gli permetta di identificarla come Claire, ma ci sono degli elementi che lo fanno supporre.
Qui siamo solo al livello della supposizione, nulla di più. Supposizione che insieme ad altre variabili ci fa propendere verso il fatto che la giovane sia sedata. Altrimenti non si spiegherebbe il suo comportamento offuscato e traballante.
A chiusura, ella si sofferma sulla figura di Alfred. Tutto sembra nella norma, tutto pare immerso nella normalità, ma c'è quel qualcosa, quel particolare nello specchio dell' anima che fa crollare il castello di carte.
Ma non sarà l' unico in quella giornata.
La frase finale mi ha colpito poichè riassume in un rigo ciò che rovina il quadretto presentatoci.

Nella terza vi è giustamente il cambio di prospettiva. Siamo messi di fronte al carnefice cosciente e alla sua follia.
Riutilizzando l' idea della stanza segreta, fai entrare il personaggio in una sorta di limbo, in una sala che fa parte del castello ma che ne è discosta allo stesso tempo.
E' il luogo ideale per far affiorare le antitesi che animano il ragazzo. Infatti ci sono i monitor che trasmettono le immagini della prigioniera, la quale è e non è Alexia. E' una dualità che si avverte anche in Alfred.
In lui si combattono coscienza e desiderio di illudersi, in un gioco perverso dove si susseguono i motivi del suo gesto, il suo passato.
Già all' inzio, egli fa riferimento ad un tradimento. Qui si capisce bene che a parlare è la coscienza, cosciente -appunto- che la donna imprigionata non è Alexia, ma un' “altra”. E' quindi capibile il senso di smarrimento, di malessere che invade Alfred. Sa che idolatra solo la sorella, ma in quei momenti le sue attenzioni sono concretamente rivolte ad una ragazza che in apparenza è sua Alexia, ma che in verità è un' altra persona.
Egli è stato costretto ad agire in un certo modo perchè un fantasma non gli bastava più. Aveva bisogno di una presenza vera, una presenza fisica della donna da lui amata per curare la solitudine in cui è scivolato.
Grace, tu hai descritto perfettamente questo passaggio, rendendo plausibile una colonna portante alla base della tua Ff. Mi è piaciuta proprio questa tua scelta.
Bella la riflessione finale, in cui egli prende coscienza di vivere in una menzogna. Una menzogna creata all' esterno (vedi Claire camuffata) e creata all' interno di sè stesso (l' autoilludersi. Vedere qualcosa che in realtà non c'è).

Si continua con la rappresentazione del tragico teatrino, dove i due personaggi -quando si muovono insieme sulla scena- lo fanno divenire reale: la regina-fantoccio perchè non si puòopporre, il suo servo perchè non si vuole opporre.
Come all' inizio, anche qui l' ambiente è impregnato di falsa tranquillità, di una calma malata, artefatta.
Ad occhio esterno tutto sembra in regola. Pare il tipico pomeriggio di due aristocratici di un libro in epoca vittoriana: il sole, il giardino rigoglioso, le porcellane finissime, il tepore, i biscotti, il tè...
Ma ciò che stona, e non può essere altrimenti, sono il silenzio e il non equilibrio delle parti.
Infatti vi è chi ha ruolo passivo (la ragazza, che tiene lo sguardo abbassato) e chi un ruolo attivo (Alfred). Quest'ultimo è in netto contrasto con l' ambiente circostante grazie al suo atteggiamento, strettamente connesso con il silenzio assordante: il fissare la propria donna amata in modo ossessivo.
Inoltre, questa strana quiete, questo universo costruito a pennello, viene improvvisamente minato da due eventi, i quali non fanno altro che ricordare all' Ashford quale menzogna ha costruito: gli occhi blu e il filo rosso dei capelli della Redfield.
Due caratteristiche della prigioniera che è impossibile cancellare. Mi sono molto piaciuti questi passaggi, dove si vede proprio il confine tra finzione e realtà.
Magnifico a mio dire come ci hai introdotti in questo mondo, in maniera graduale e con molto stile.
Il lettore finalmente sa chi aspettarsi come secondo personaggio, ma sarà solamente con l' estratto successivo che Claire Redfield verrà nominata.

Nel quinto spezzone, è molto forte la dualità di Alfred nei confronti delle donne, o meglio, tra Alexia e Claire ed i relativi comportamenti.
L' una simbolo di perfezione, dell' unico essere che adora, l' altra simbolo dell' essere nemesi, di tutto ciò che è basso e disprezzabile e che deve essere schiacciato.
Eppure, sebbene in negativo, egli è attratto dalla giovane Redfield. Una sorta di odio di cui ancora egli non ne conosce le sfumature.
Piaciuta molto la concezione di Luce/Buio, sempre collegabile al discorso di inizio tra Realtà da nascondere perchè sbagliata/ realtà giusta da riconoscere.
Questa scena dell' occultamento della prova di “quacosa che c'è, ma non si deve comprendere”, mi ricorda tanto quella presente nella mia Fic (fazzoletto macchiato sotto al letto). La cosa mi fa piacere, perchè in fin dei conti il messaggio è pressappoco lo stesso (indi l' ho compreso a pieno^^). Non c'è bisogno di spiegazioni....

Infine, eccoci alla scena finale, che personalmente ho adorato!
Ma lo sai che prima di leggere sono andata nel catalogo della musica ed ho messo in sottofondo quella da te indicata? Lo sai che per i pezzi classici io fo follie, no?
Prima di analizzare, volevo fare un piccolo inciso sul brano da te scelto. Intanto, dire che è perfetto è molto limitativo. A parte il fatto che Chopin non è un compositore ignoto al mondo di Re (vedesi “Revolutionary Etude” dello stesso suonata da Jake nel piano bar in Re6), la cadenza, il senso di malinconia, di vuoto, di tristezza appunto che pervade la composizione è lo specchio di quel che accade tra i due protagonisti e si fonde con l' ambiente circostante. Ne sottolinea quel qualcosa in più che c'è; non si tratta solo di falsa atmosfera di calma ma anche di una sensazione che serpeggia tra i due, i quali sanno che esiste ma non vogliono riconoscerla.
Complimenti vivissimi per la scelta!
Per quanto riguarda il resto, potrei affermare che quest' ultimo pezzo è la chiusura di un atto molto significativa. Infatti qui vengono sublimati i punti di vista sia di Alfred che di Claire e, in un modo o nell' altro, ognuno arriva a delle determinate conclusioni.
L' Ashford adesso è consapevole che la sua è una sceneggiata, una grande bugia che si è autocostretto a vivere. Anche perchè l' evidenza non può essere occultata, come la continua paura di vedere in volto la Redfield. La sua è una forzatura della realtà che non può essere controllata a lungo e la tensione che viene creata si tramuta e si trasferisce in pochi ma pregnanti gesti del corpo, quali il piede che batte a terra o lo sguardo pensoso, tormentato.
Eppure, egli sceglie ancora una volta di credere alla menzogna. Preferisce la compagnia di una finta Alexia piuttosto che patire la solitudine. La sua è una scelta dettata dalla necessità, dalla paura di soffire ancora.
Ed intanto elabora un altro inganno ai suoi stessi danni e che giustifica in qualche modo la presenza di Claire.
Infatti mi ha fatto drizzare le antenne due dati passaggi:
“Egli avrebbe fatto qualsiasi cosa per soppiantare tutto ciò, così cercava disperatamente le sue risposte nella figura di quella ragazza, che osava essere dannatamente bella come la sua Alexia… “

"Perché nella sua mente era logico adorare solo e soltanto Alexia. E se la donna di fronte a sè era la sua adorata sorella, allora poteva felicemente soccombere a quell'attrazione, senza essere ferito dall' ignobile e vergognosa colpa del peccato."

Qui c'è una mezza confessione da parte del biondo dell' attrazione molto ambigua che prova per la propria nemica. Se prima, nel terzo pezzo, vi erano parole astiose nei confronti di Claire, qui ci sono dei vacillamenti.
Per esempio, già paragonare la bellezza di una con quella di un' altra presenta una crepa nelle certezze del ragazzo. Se per lui esiste solamente Alexia, allora perchè soffermarsi sulla figura della rossa e addirittura lodarne l' aspetto esteriore fino a fare un difficile raffronto con la sorella?
E' solo di seguito che troviamo le nostre risposte. Egli può accettare di essere attratto da Claire se essa è in apparenza tale e quale alla sua amata consanguinea. Un ragionamento che fa venire i brividi quanto è malato.
Tuttavia questa tattica di Alfred è una delle tante mirate a mantenere la sua sanità mentale.
Come lo è in fondo, l' abbandonarsi alle cure della Regina-fantoccio. In quella posizione non ha bisogno di vedere in faccia la realtà. Egli può chiudere gli occhi e sognare di essere tornato ai vecchi tempi, di avere finalmente sua sorella accanto a sè.
Questa è una scena che mi ha molto commosso, devo essere sincera, ed ho provato tanta pietà per il giovane.
Sebbene la sua sia una follia lampante ed il suo un progetto degno delle migliori menti criminal-psicopatiche, alla fin fine ti si crea un gran vuoto nel cuore.

Dall' altra parte troviamo Claire ed anche lei finalmente realizza di essere l' attrice di una tragedia. Capisce di essere stata sedata. La stanchezza continua ne è una prova.
Prima per che faccia ulteriori passi avanti, l' avvicinarsi di Alfred ed il suo esigere da lei le sue carezze la fuorviano e la fanno ragionare sul biondo.
E scatenano in lei un sentimento molto umano...
Ella difatti riconosce lo strano comportamento di lui, troppo singolare per essere quello di un fratello. Comincia a capire che egli prova un affetto morboso, ma non comprende appieno i sentimenti di lui per Alexia.
Tuttavia ella permette all' inganno di ingabbiarla e lo fa diversamente da Alfred.
Vedendolo felice, in pace, ella preferisce non porsi più domande, ma continuare ad accarezzare l' aristocratico.
Conscia anch' ella che, non essendo lei veramente Alexia, il ragazzo si stia procacciando le attenzioni di un' altra persona.

E siamo arrivati a fine... Avrei voluto scrivere di più, personalmente. Sono stati trattati temi molto importanti in un capitolo lungo e complesso, denso di rimandi al code.
Questa introduzione al mondo di questa AlfredxClaire è stata davvero accattivante e apre davanti a noi un panorama vasto, molto piacevole da scoprire. E' stato come creare una piccola finestra sul giovane Ashford e su Claire.
Chissà quali sorprese ci riserverà il futuro? E come si svolgerà la narrazione? Si vedrà col prossimo capitolo che sto trepidamente aspettando.
Infatti sono stati lasciati molti punti in sospeso...
Comunque, Grace, mi ricomplimento con te per come hai impostato il racconto. E' stato un ottimo inizio, questo, e ciò che più mi ha colpito è stata l' atmosfera da te creata...
Difficile spiegarlo a parole, ma spero che il messaggio ti sia arrivato.
A presto ^____^
Asty
(Recensione modificata il 07/10/2013 - 07:39 am)