Ho cliccato sul tuo nome nella pagina dei preferiti con la speranza forte di trovare un nuovo scritto, dopo mesi di clic a vuoto; era come se lo sentissi, che, oggi, ci sarebbe stata una poesia in più.
E' bella e struggente nella sua semplicità. Il tempo presente rende tutto eterno, perenne, incastonato in un passato che è sempre presente e che non si trasformerà mai: il tempo dell'attesa, precisamente quello. Dietro la semplicità, un grande significato, come sempre, dietro ogni tua peosia.
E poi le parole. Non so se ora vada di moda soffermarsi sul significato delle parole, fare congetture sulle loro implicazioni: ho questo sentore, come di una tendenza nell'aria, e sinceramente non riesco ad individuarne la sorgente. Io so che sempre ho fatto così e che sempre il mio cuore mi porterà a farlo. Perchè una "bandiera bianca" stesa sul tavolo è il passo indietro dopo un litigio, la richiesta del perdono tramite il cibo, tramite una gentilezza, e bastano quelle due parole per lasciar immaginare il tempo speso ai fornelli, quello a cercare di calmarsi, a respirare forte e profondamente, ad apparecchiare con cura la tavola (non so voi, ma io faccio attenzione a tutto, la posizione di ogni posata e di ogni piatto dev'essere precisa e studiata). E poi il "bentornato" che resta "muto", che è un'entità quasi estranea ma di cui ti approprii e che non può essere sfoggiata. Ed è un nuovo tempo, scandito non tanto dalle lancette, ma proprio da quel "resta muto / sulle labbra", che io immagino duramente chiuse, sempre più duramente, fino a quando quel "bentornato" non scomparirà, assieme alla "bandiera bianca".
Sarà che i litigi sono il mio pane quotidiano, ma anche questa è veramente bella. |