Ci sono talmente tante cose belle in queste 300-e-un-po' parole che non so nemmeno se riuscirò a dirle tutte in un discorso corretto e coerente.
Innanzitutto le drabble. Io sono fermamente convinta che la sintesi sia un dono e ammiro un sacco chi è in grado di scrivere componimenti così brevi; io non ne sono capace per nulla.
Poi, il numero tre: tre drabble, tre personaggi, tre punti di vista, tre declinazioni diverse della superbia. Non che sia personalmente legata a questo numero, ma se dicono che è quello perfetto un motivo ci sarà :)
E le parole che usi sono davvero bellissime: sono incisive, nel senso che lasciano un segno, fattore indispensabile quando se ne hanno così poche a disposizione. Anche la storia, la sua morale, sento ancora che mi scava dentro più o meno all'altezza del torace.
Alcune espressioni sono davvero meravigliose: l'aria che frizza e scoppietta, il cavaliere piacente ma trasandato e compiaciuto di quello che fa, le pieghe arzigogolate dell'animo umano... E la fata che è bella (è ripetuto almeno un paio di volte): non occorre sapere altro, lei è bella e basta (e con le ali azzurrine, se non ricordo male).
E poi, questa superbia che aleggia per tutta la foresta (che mi ha ricordato La ballata dell'amore cieco di De André, tra parentesi), che tutti vedono negli altri ma nessuno vede in se stesso: una rappresentazione vera e cruda del vizio capitale.
E ancora l'apice del pathos, quando la fata gioisce del destino che legherà lei e il cavaliere nella morte. Ecco, questo punto è forse quello che mi è piaciuto di più, in cui tutto si risolve e il cerchio si chiude. Perché la superbia non risparmia nessuno.
Credo di avere detto tutto - lo spero - e concludo facendoti davvero tanti complimenti. Brava!
Un abbraccio,
Kaoru |