Recensione/valutazione (scritta come giudice sostitutivo) valida per il contest "Pacchetti e stagioni" indetto su forum di EFP:
Grammatica: 10/10
Da questo punto di vista direi che non vi è nulla da segnalare, o almeno nulla che sia riuscito a percepire come erroneo alla luce delle mie conoscenze in materia.
Pertinenza e uso del pacchetto: 15/15
Secondo me è stato usato molto bene, la stagione può essere intesa sia come elemento climatico che in senso simbolico (di solito nella simbologia l’autunno rappresenta la fine delle speranze, o comunque dell’ingenua felicità dei primi anni di vita o delle illusioni che si coltivano in gioventù, non a caso si parla di “autunno della vita”) in questa storia l’autunno della protagonista è stato quanto meno piuttosto precoce; quanto ai prompt, la spada ha svolto la parte di Edipo nella risoluzione del suo enigma esistenziale o meglio, nelle mani della ragazza nelle vesti del proprio personale Alessandro Magno ha sciolto radicalmente la personale versione del nodo di Gordio nella quale era stata controvoglia avviluppata, nel suo gesto ha visto l’unica realistica possibilità di fuga da tutto il male che le era capitato in quegli anni e a difesa da quello futuro e, come avrebbe detto Bertoli: “eppure il vento soffia ancora”, in questo caso avrà la funzione di tomba…
Originalità: 9/10
Questo aspetto della valutazione merita a mio parere un giudizio molto alto, perché sviluppa in maniera originale (appunto) un tema molto ricorrente nella narrativa, ovvero la mancata comprensione delle nuove generazioni nei confronti dei mos maiorum di ogni tempo e paese
Gradimento personale: 14/15
Vorrei in questa sede esprimere due parole sulla favola che hai inserito a mo’ di epigrafe all’inizio della storia, è molto bella, anche se riesce un po’ difficile provare simpatia verso il protagonista della storia, gli abitanti di quel mondo parallelo lo hanno accolto con tutti gli onori e i riguardi, sconngiurandolo di non far parola ad alcuno della loro esistenza, e il tanghero appena torna a casa informa le autorità? A questo punto direi che fanno bene quelli del regno di Agharti che non lasciano più uscire chi fa loro visita o se lo fanno tagliano loro la lingua…
Un altro dubbio lo avevo avuto sulla scelta onomastica, le mie conoscenze sull’area culturale del Cathai non sono profonde come vorrei, ma Aiko e Mei mi sembravano più nomi giapponesi che non cinesi, poi almeno sul secondo essi si sono diradati.
Queste mie perplessità motivano il punto in meno nel punteggio.
Passando alla pars costruens, la storia mi è piaciuta molto, richiama tematiche che sono attualissime e non riguardano solo il “Celeste Impero” (usanze arcaiche invasive sul corpo delle donne e bambine anche in tenerissime età sono praticate ancora oggi in varie parti del mondo).
In un primo momento devo dire che era difficile evitare un moto d’orrore nei confronti della madre, in effetti sarebbe facile condannarla, ma evidentemente lei era figlia del suo tempo, del resto non faceva soffrire alla figlia niente di quello che non aveva affrontato lei, aveva fatto lo stesso alla figlia maggiore e questa non si era evidentemente opposta nemmeno nemmeno di quel poco che tenta di fare la protagonista (forse la sorella lo riteneva una versione più drastica della celebre massima “se bella vuoi apparire, un po’ devi soffrire”, sarò troppo etnocentrico occidentale, ma in questo caso si soffre troppo e il risultato non è propriamente “bello”, se non dal punto di vista esteriore (o meglio, con l’aiuto delle scarpe), inoltre la madre voleva per le figlie solo due ottimi partiti e un posto in società, se glielo si domandasse, direbbe che ha compiuto il suo dovere di buona donna e madre di famiglia, e fa nulla se in quei momenti dedicati all’apprendimento delle buone maniere l’hanno odiata per il suo comportamento da aguzzina, un giorno l’avrebbero ringraziata (anche in questo caso non è solo un discorso limitato a un’epoca o un paese).
Interessante anche che il crollo della protagonista sia venuto non dopo anni di torture in famiglia, ma dopo la proposta di matrimonio combinato, come se questo fosse un dolore ancora più impossibile da sopportare di quello che le era capitato al corpo.
Alla fine, si potrebbe dire che la protagonista, pure vissuta in altra epoca e paese, abbia fatto suo il concetto che per cercare la propria libertà si deve anche essere disposti a rifiutare la vita…
Totale: 48/50 |