Come al solito parto dalla grammatica, nulla di preoccupante, solo qualche imprecisione generale prima di andare a parlare di stile e lessico, argomento che mi preme particolarmente.
e di questo ne rimasti esterefatto da cambiare in esterrefatto.
Piagniucolasti in piagnucolasti.
Come puoi vedere solo un paio di refusi, nulla di grave; purtroppo un bel testo non ci struttura solo di grammatica, che è tra i parametri più superficiali di uno scritto: la grammatica si può correggere senza problemi, ma lo stile, il lessico e la trama sono invece fondamentali per creare un bel testo.
Sebbene siano tutti parametri soggettivi, quindi di libera interpretazione, hanno però delle basi solide su cui poggiarsi, altrimenti potrebbero risultare complessi di percezione e concezione.
Lo stile, ad esempio, rappresenta un'enorme lacuna nella trama da te proposta; è noioso, difficile da seguire, pesante. Non trasmette nulla dell'interiorizzazione del personaggio, non fa riflettere, ma neanche apprezzare il contenuto, perché è strutturato in maniera tale da bloccare la lettura.
Il problema sorge principalmente a causa del tempo utilizzato: il passato remoto.
Ora, permettimi una piccola parentesi sul significato di questo tempo verbale: sebbene sia ottimo nelle narrazioni, lo è per le narrazioni concluse. Mi spiego meglio, il passato remoto riguarda un periodo del passato ormai definito e finito. È un momento psicologicamente superato, per dirla volgarmente, non è correlato al momento della narrazione, ma riguarda qualcosa di già avvenuto. Tu hai narrato la storia secondo un punto di vista totalmente sbagliato, perché raccontando un fatto già avvenuto e concluso nella sua logica, la scelta grammaticale non ha alcun senso. Ora, io ho voluto buttarla sullo “Stile” e non sulla “Grammatica” più per spiegarti l'errore cercando di farti capire concettualmente perché usare questo tempo verbale in una storia come la tua sia un controsenso, ma sappi che non saper riconoscere l'utilizzo corretto di un tempo verbale, quindi sbagliare la logica che ci sta alle spalle, è un errore davvero pesante che non solo potrebbe limitarti nei concorsi letterari, ma anche a scuola.
Ora, inizierò con il prenderti dei pezzi a caso della tua storia per parlare bene del tempo verbale utilizzato, di quale sarebbe stato il più appropriato e il perché, sperando di farti capire quando si parla di “scelte” e quando di “errori”, così da essere sicura che tu non lo commetta anche in futuro.
Prendesti la giacca verde e argento e ti girasti al collo la sciarpa coordinata in lana. Ti serviva un po' di aria, non t'importava se fossi stato spazzato via come un impotente moscerino, ormai quella fine l'avevi già fatta. Uscisti dalla stanza e t'incamminasti verso l'uscita.
In questo pezzo tu passi dal passato remoto all'imperfetto. Perché è una scelta sbagliata? Perché, sebbene sia corretto che tra i due tempi verbali ci sia correlazione, in questo testo si scontrano per concettualità; tu parti descrivendo la sensazione del protagonista come lontana e quindi conclusa, associata però alla descrizione di un momento che, sebbene comunque passato, è ancora in moto. A questo punto la logica della narrazione va a cozzare totalmente, perché non ha una sua continuità, è come se stessi parlando di due situazione appoggiate in una linea temporale distorta. Il problema cardine è che o usi il passato remoto nella narrazione della scena e l'imperfetto nella descrizione oppure usi un tempo solo. Personalmente più che il passato remoto, ti avrei consigliato il passato prossimo, in questo modo, anche solo per logica della narrazione, che quindi si svolge in un passato non troppo lontano, sebbene concluso, il testo viene percepito con più facilità, utilizzi due tempi verbali che possono collimare come ambientazione logica. In tal modo crei almeno un arco narrativo fondato su un ipotetico periodo temporale passato, ma fine a se stesso, lasciandoti possibilità di narrazione; in qualunque caso, anche con il passato prossimo dovresti dividere la struttura di narrazione dall'imperfetto. Anche perché, ad essere totalmente onesta, con il passato remoto il testo è noioso, poco percettivo e troppo “altolocato”. Di solito lo si usa nei testi storici o in discorsi formali, proprio perché anche solo come suono risulta di poca percezione, non è del tutto consigliabile in una narrazione (sia essa introspettiva o meno) “moderna”, perché fa calare di molto l'attenzione.
Comunque la cosa più importante, che devi tenere a mente in modo fondamentale, è quella di non cambiare i tempi verbali senza logica, come fatto sopra. Inizi un periodo con un determinato tempo principale, quel tempo lo terrai principale fino alla sua fine. Per esempio, invece del passato (sia esso prossimo o remoto), avresti dovuto usare solo l'imperfetto: è più percepibile, lascia manovra di spazio nella narrazione, ha logica nel tipo di storia che hai proposto ed è molto più bello da leggere.
Comunque, dato questo tuo problema di utilizzo dei tempi, ti consiglio, per il futuro, di scrivere direttamente al presente:
Prendi la giacca verde e argento, giri al colo la sciarpa coordinata in lana. Ti serve un po' d'aria, non importa se vieni spazzato via come un impotente moscerino, ormai quella fine l'hai già fatta.
Così ti rendi conto in modo molto più netto se sono o meno presenti degli errori temporali.
Comunque, ad essere onesta, leggendo il testo si nota subito che hai fatto un disastro con la temporalità, quindi mi chiedo perché tu non abbia cambiato fin da subito il testo. A prescindere che questo dovesse partecipare o meno al altri concorsi, non ti sei proprio resa conto che leggendolo risultava fastidioso? Sembra quasi “gracchiante”, il flusso di parole è talmente discontinuo da essere sgradevole proprio nella lettura.
La prossima volta presta più attenzione a come suona un testo, perché se ti sembra troppo “rumoroso”, quasi bloccato come una marcia non ingranata, vuol dire che qualcosa non va e se non sai come migliorarlo, se non hai una beta che possa spiegarti cosa è giusto e cosa no, allora riscrivi tutta la storia al presente, così sei certa di non commettere errori (che poi, non è che sia più semplice da usare, anche perché secondo me è l'imperfetto il tempo verbale più azzeccato e naturale nelle narrazioni, il presente ha semplicemente la fortuna di farti subito notare gli errori, che magari al passato noti con più difficoltà).
Ora, preferisco concludere qui la manfrina sul passato remoto, sperando di averti fatto capire perché hai sbagliato, cos'è ha reso illogico e di conseguenza povero, il tuo testo.
Passiamo invece, sempre restando nello stile, nella logica delle frasi. Già in quella precedente c'è un errore da farti notare:
Uscisti dalla stanza e t'incamminasti verso l'uscita.
Questa frase non ha senso nella sua lettura, sebbene abbia immaginato cosa volevi dire. Letta così sembra che Draco esca due volte dalla stessa stanza, nello stesso momento, ma in modi differenti, come se la linea temporale avesse una distorsione: no. La frase così scritta, anche se intuibile il suo significato, non si può leggere non solo perché non ha logica, ma perché è anche ripetitiva. Potevi ovviare il problema dicendo “verso il portone/porta/antro/varco/buco/spaziodimensionale” eccetera. Anche in questo caso, che qualcosa non andava nella frase avresti dovuto notarlo fin da subito: basta leggere. Quando leggi e ti sembra che una frase suoni male è perché ha qualcosa che non va: magari non è un problema di tempo, ma di lessico, magari di logica oppure è la punteggiatura che sembra incoerente; a quel punto, se da sola non riesci a capire cosa non va, chiedi a qualcuno di aiutarti.
Frasi di questo genere non è che pullulino nel testo, sono poche, ma si notano, quindi fai una rilettura più attenta e controlla bene.
Vorrei poi parlare di un ulteriore problema, cioè il lessico. Posso capire che il tuo intento era quello di ricreare un ciclo narrativo “composto”, magari “tragico”, ma il lessico utilizzato è stata una scelta azzardata e, nel tuo caso, sbagliata; non sei stata in grado di sfruttarlo bene, probabilmente perché, com'è ovvio che sia, non sai proprio come usarlo. Poteva essere un esperimento interessante e applaudo il tuo coraggio, perché ti sei buttata su una scelta stilistica molto complessa, ma spesso le cose più semplici e meno elaborate riescono meglio di quelle complesse che non si sanno sfruttare molto bene; io sono comunque fra quelle persone che apprezza gli esperimenti e anzi li consiglia: in questo modo puoi migliorare e con un po' di tempo anche padroneggiare tecniche diverse, quindi la mia critica non va tanto all'aver voluto provare qualcosa di complesso, ma all'averlo fatto in un contest; per te, ovviamente, come ho già detto ho sinceramente apprezzato e ammirato il tentativo, ma se si fanno certi esperimenti in un contest, il rischio è di rimanere delusi, magari anche perché criticati in modo un po' rude (dato che ti confronti con un giudice imparziale che cerca di essere il più esplicito e onesto possibile sulla struttura dei commenti), quindi il rischio è che tu perda fiducia in te stessa e veda le critiche come un “mozzare le gambe”, invece che un incoraggiamento a migliorarti. Oddio è anche vero che spesso non si trovano persone disposte a recensire con serietà una fanfiction (d'altronde anche per il lettore le ff sono un divertimento, non un lavoro), quindi è comprensibile il perché tu abbia voluto metterti alla prova in un concorso, dato che così avresti sicuramente ottenuto un giudizio, però te lo sconsiglio per occasioni future.
Comunque, tralasciando i miei pareri pareri personali e le supposizioni, la critica fondata sta nel fatto che non sai come usare il lessico, non ne conosci le sfumature, se non per poche arole, e hai finito per creare frasi piene di sole ripetizioni, che in un testo del genere si notano subito e fanno fin da subito comprendere che non sei solita utilizzarle.
Per esempio:
Fuori c'era freddo
è una terminologia terribile da sentire, ma se noti bene anche illogica; “fare freddo” e “essere freddo”sono due cose diverse: nel primo caso il freddo è una conseguenza, nel secondo è uno stato fisico. Scrivere “fuori c'era freddo” è come dire “il signor Freddo era fuori”, è un modo volgare di di definire la sensazione del gelo, usato magari nel parlato, ma terribile nello scritto. A maggior ragione, data la quantità di vocaboli usati e il testo ricercato, sarebbe stato meglio attenerti ad uno stile quantomeno elegante.
Questo è solo un esempio, ma di esagerazioni del genere il testo ne è pieno, quindi ti consiglio di ricontrollarlo e correggerlo.
Altro errore molto grave, che poi sfocia nella ripetizione, è il “vi era” che usi in continuazione, o il “lei disse/fece” eccetera. Non perché sia sbagliato usarlo, ma perché usi solo queste terminologie, probabilmente perché non sai quali altre parole si usano per descrivere determinate frasi. Il fatto è che se usi in continuazione “lei disse, lei fece” o “vi era un albero, vi era una conchiglia” crei degli errori da sola, perché le ripetizioni non sono solo orribili da leggere, ma denotano scarsa conoscenza, scarso uso del linguaggio e quindi incapacità di strutturare una frase. Così come i continui punti, usi frasi molto semplici e molto intervallate, ma non esistono solo i punti fermi, ci sono il punto e virgola, le congiunzioni, se vuoi creare un testo continuo, specie poi con lo stile che hai utilizzato in questa storia, continuare a bloccare le frasi con i punti fermi fa trasparire molta insicurezza, poca concezione della lingua.
Senza contare che proprio l'utilizzo del “vi” (come “vi era”) è così ridondante da essere pedante. Tutte queste cose insieme hanno contribuito a creare un testo lento, poco introspettivo, poco descrittivo, poco narrativo, in definitiva noioso e privo di struttura.
Spero di averti fatto capire perché è meglio utilizzare un lessico che si conosce, non perché sia sbagliato cercare uno stile diverso od osare con qualcosa di complesso, ma perché se non si sa che cosa si sta facendo, invece di scelte azzardate si commettono errori.
Poi, andando alla questione trama, ci sono diversi punti su cui non mi trovi concorde. Il What If è stato utile per alcuni escamotage, come Piton ancora vivo, ma non giustifica l'OOC o la velocità della trama. Il What If significa “E se fosse cambiato questo aspetto?”. Nel tuo caso, se Piton non fosse morto credi davvero che si sarebbe fatto minacciare da Draco Malfoy? Ma poi, credi davvero che Draco avrebbe mai avuto bisogno di minacciarlo per avere qualcosa da lui?
Inoltre la faccenda del Marchio Nero non torna, perché questi è presente solo quando Voldemort lo preme e dopo qualche ora svanisce: alla sua morte, il marchio non esiste più, in quanto essendo una fattura è comunque correlata alla vita del mago che la impone. Se anche esistesse ancora, non sarebbe più visibile.
Ora, ipotizziamo che il marchio fosse effettivamente visibile, perché avrebbe dovuto tenere segreto che voleva sbarazzarsene? Sicuramente anche gli altri Mangiamorte, compreso Piton, ne erano interessati, nessuno vuole essere marchiato a vita come “traditore”. Inoltre, pensi davvero che l'Ordine sarebbe così duro con un ragazzo di diciassette anni? Che ha fatto quel che ha fatto perché sotto tortura?
Tra l'altro, ci sono diversi altri pezzi che non collimano:
Nessuno più ti considerava, nessuno ti parlava e tanto meno nessuno ti guardava o rispettava più come una volta.
Mai in nessun libro è stato dato a vedere che Draco Malfoy fosse “rispettato”, se non da “Tiger e Goyle” e Pansy Parkinson, addirittura Blaise lo mette tranquillamente in discussione al sesto libro e non mi pare che altre persone gli abbiano mai mostrato particolare rispetto. Ora, se il What If riprendeva anche questo aspetto, quindi un Draco Malfoy “Re”, ti avrei consigliato direttamente l'AU, perché è evidente che stai citando un universo alternativo; a meno che il tuo non era un modo per dire “Malfoy crede di essere una persona importante e ora capisce di non esserlo”, ma così scritta la frase non fa intuire il concetto, sebbene lo trovi molto più verosimile e stimolante 8e sebbene sarebbe stato il caso di approfondirlo).
Inoltre, la trama è troppo veloce.
Ti pongo l'ennesimo esempio:
quella ragazza sapeva leggerti dentro, e di questo ne rimasti esterefatto. Insomma, come faceva a sapere tutte quelle cose, come faceva a guardarti dentro con un solo e semplice sguardo?
Ora, il discorso Luna lo tratto tra due secondi, ma ipotizzando che lei sia effettivamente una ragazza così passiva, dove sta che due persone che non si sono mai parlate all'improvviso abbiano un rapporto così intimo? In neanche cinque minuti lui crede che lei lo capisca davvero, è del tutto immotivata come caratterizzazione e veridicità: lasciali almeno delle settimane per conoscersi. Invece no, nella storia lei arriva e in poco lui si fida e innamora. Addirittura, lei decide di perdere la verginità con lui su un banco di scuola, dopo pochi giorni che parlavano. Luna è una persona particolare, ma non ha mai mostrato di essere “facile” o superficiale, non è verosimile che la dia ad un ragazzo dopo qualche chiacchierata, per di più in un modo così sporco.
Boh, non l'ho trovato romantico, non l'ho trovato sensuale o erotico, mi è sembrata una semplice PWP che segue i parametri standard “lei dolce e ingenua, si innamora di lui freddo e distaccato che ricambia il suo amore, si parlano due volte e copulano”. Per assurdo, è proprio quello che succede ed è proprio tra le cose che io non volevo leggere, perché le PWP in un contest sociale non c'entrano nulla.
Guarda, se almeno avessi segnalato l'OOC avrei anche potuto metterci una pietra sopra, ma non avendolo fatto significa che i personaggi presentati sono canonizzati e tutto ciò diventa privo di logica.
Non metto in dubbio che Luna possa parlare con Draco, ma lei non è una principessina, una ragazzina che bisogna salvare, lei ha un carattere positivo, lo stesso Olivander le dice “non so cosa avrei fatto senza di te”; non metto in dubbio che la prigionia l'abbia potuta turbare, ma dato che non è mai stata torturata e dato che è stata tra le “guerriere” di Hogwarts, che ha vinto la guerra e che si è confrontata con molti Mangiamorte, credi davvero che potrebbe inorridire o ritrarsi dal Marchio Nero così facilmente?
Allo stesso modo, pure se fosse possibile, credi davvero che Draco Malfoy, che ha passato praticamente tutta la sua vita ad essere un privilegiato, sbandiererebbe il suo marchio come se nulla fosse? Il punto è che quei ragazzi da te descritti seguono una logica estraniata da ogni buona caratterizzazione: è una ff per pre-adolescenti, una ff per chi crede che una ragazza matura possa scopare su un tavolo scolastico come se fosse bello e giusto, quando invece una persona con un briciolo di amore per se stessa non svenderebbe mai il proprio corpo solo perché qualche personaggio misterioso la seduceva in un paio di giorni; tra l'altro
Su quel tavolo c'erano ancora le macchie di sangue di Luna, pensasti ghignando.
Questo pezzo l'ho trovato davvero molto volgare, non perché non potrebbe accadere, ma perché è davvero umiliante nei confronti del personaggio femminile.
Insomma, la tua Luna è davvero una ragazzina stupida, mentre la Luna del libro è radicalmente differente: non è “dolce” come può esserlo una ragazzina spaurita, ha una dolcezza imbarazzante, fuori luogo. È una ragazza diretta, che dice senza mezzi termini le sue verità, è una ragazza che sa sbottare impazientita e ha un carattere molto particolare, ma non è superficiale. Mi fa tristezza pensare come un personaggio così ben caratterizzato possa essere visto come “una ragazza da Gossip Girl”.
Comunque, se anche l'OOC fosse stato segnalato, la storia corre troppo velocemente e ha troppi buchi all'interno della trama.
Anche con l'Originalità non ci siamo, hai descritto il Draco Malfoy in versione figo e tenebroso, puntando sulle presunte pressioni del padre, scaraventando sul genitore ogni possibile colpa.
In parte è stata trattata l'adolescenza proprio per questa sua noncuranza verso i propri errori, ma anche questo tema sociale è davvero un sottofondo alla vicenda.
Io credo che tu abbia perso del tutto di vista lo scopo del contest: scrivere di un argomento sociale, non scrivere una storia per ragazzi. Avresti dovuto trattare l'adolescenza, mentre invece hai trattato un rapporto superficiale tra due ragazzini (che tra le altre cose, considerando quello che hanno passato, un po' di maturità in più ci voleva, decisamente).
Ritengo che la storia nella sua generalità, tra stile, grammatica, trama, trattazione dei personaggi e sviluppo della tematica del contest, non abbia saputo sostenere e seguire i parametri base del concorso.
Spero di rileggerti in un prossimo contest! |