Recensioni per
I want you notice when i'm not around
di Macaron

Questa storia ha ottenuto 9 recensioni.
Positive : 9
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
06/12/13, ore 13:49

Ci ho messo un po' per recensirla, io sono diesel: leggo subito e recensisco poi. Ma francamente, non so bene cosa dire. Cosa dire? Ho le dita paralizzate.
Non solo è bellissima, con una trama assurdamente originale e dei passaggi che lasciano senza fiato, ma il punto è che John, a cui io sono particolarmente sensibile, nella sua "sfiga" (perdonami, ma beh... non si può negare l'evidenza) è un personaggio bellissimo e delicato, dai sentimenti puri. Mai sopraffatto dalla rabbia. Avrebbe potuto diventare un villain, per come è, e invece... la magia dell'incontro all'apparenza unilaterale con Sherlock lo maniene su un sentiero di dolce infelicità, e di amore.
Inutile dire che mi sono contorta in agonia, ma felice che fosse per mano tua e attraverso una cosa così bella e piena di devastante dolcezza. Ma le tue storie sono come te: piene di cuore, traboccanti calore e profumo di pan di spagna, anche quando fanno malissimo (no, ribadisco che questo NON è un lieto fine, a casa mia). Ti voglio bene, ciccia.
cla

Recensore Master
12/11/13, ore 17:54

Ho iniziato a leggere da quando il laboratorio è stato smantellato perché prima come ben sai non mi è stato proprio sostenibile.
Aggirato quello scoglio importante, è stato tutto splendido. Perché c'è stata tutta la tua solita analisi psicologica dei personaggi, delle loro emozioni, che ti contraddistingue. Che ti fa capire che una storia è proprio tua e di nessun altro.
È stata intensissima come poche, densa di tristezza ma anche di moltissima speranza. Un legame molto forte che uno crede sia a senso unico e invece non lo è. Mi ripetevo "Ma Sherlock lo vede! Lo deve vedere! E non gli dice nulla!"
John fa l'uccello di rovo, il cigno che canta la sua prima è ultima canzone d'amore prima di morire.
È un vero peccato che non abbiano vissuto insieme a Baker Street nemmeno un minuto. Pensavo che John s'addormentasse  sul divano nella loro nuova e vera casa per non svegliarsi più, felice. Ma va bene così... Ma fa tenerezza Sherlock che sarà tornato indietro e lo avrà trovato morto... *non ci vuole pensare*
Un bacio
Sally

Recensore Master
03/11/13, ore 12:43

Come tutte le tue storie, anche questa è pervasa di dolcezza, sebbene molto malinconica in questo caso.
La cosa che più mi ha colpito è che a John nessuno ha mai dato una possibilità, davvero nessuno lo ha mai visto: la sua famiglia lo ha immaginato, ma nessuno lo ha mai guardato, nessuno lo ha mai fatto diventare reale. Poi, per un po', diventa un numero, ma un numero non è una persona.
John è invisibile soprattutto perché gli si negano tutte quelle cose (l'affetto, la consolazione, le esperienze, i rapporti con gli altri) che concorrono a formare una persona: nessuno lo ha mai toccato. Davvero John non può dirsi nulla fino all'arrivo di Sherlock: John è il classico albero nella foresta che cade quando attorno non c'è nessuno, e quindi non puoi nemmeno dire se sia caduto.
La frase che mi è piaciuta di più è quando affermi che un John ed uno Sherlock si incontrano, tutto cambia, perché loro sono destinati a completarsi, in quasiasi universo o situazione si trovino, perché, in parallelo, le loro situazioni sono simili: nessuno vede John, solo Sherlock ci riesce, nessuno riesce a vedere Sherlock per quello che è davvero, solo John ci riesce. E quindi, in questa prospettiva, la morte di John non stona. Rattrista, ma è una morte dolce, perché John non muore da invisibile.

Nuovo recensore
01/11/13, ore 21:42

Brava, brava, brava!
Dalla prima all'ultima parola non ho fatto che commuovermi... avevo già letto altre storie tue incentrate su Sherlock e avevo avuto modo di apprezzare il tuo stile e le tue capacità, ma con questo gioiellino ti sei - se possibile - superata!
Adoro, letteralmente, il mondo cui vedi e fai vedere ai tuoi lettori il mondo di Sherlock attraverso gli occhi dei personaggi ancora bambini, ma che pure conservano, quasi in nuce, tutti i tratti che abbiamo, ho, amato guardando la serie. In particolare, tu riesci, senza forzature, a descrivere l'umanità di Sherlock - per me uno dei "temi" migliori e meglio rappresentati di questa trasposizione - e la complessità e profondità di John. E il fatto che la tua scrittura sia tanto scorrevole, quasi ipnotica, nel suo alternarsi di ripetizioni e anfore che mi ricordano quelle delle fiabe più classiche (e io amo le fiabe e la letteratura per l'infanzia) si accorda così bene con la "storia" in sè per sè che è un piacere leggerti, anche quando, come in questo caso, fa male. E fa male perché dalla tua scrittura traspare una tale empatia che è impossibile non restarne colpiti e, sì, commossi!
Un'ultima cosa... complimenti per il finale, è allo stesso tempo delicato come un battito di quelle ali che citi all'inizio e intenso come un pugno nello stomaco. Magistrale!
E ora corro a leggere le altre tue storie che ancora mi mancano. Bacissimi :)

Mary

Recensore Veterano
30/10/13, ore 14:50

ME-RA-VI-GLIA.
Questa storia è una meraviglia.
Ma da dove le tiri fuori certe cose? Devi guardarti più serie tv nel dormiveglia.
Inizi piano, leggendo, triste con tutta la storia della madre di John che se lo immagina biondo con dei begli occhi blu, e tutto quanto, e poi chiede se va tutto bene e all'inizio va bene, ma poi no, poi il cuoricino del piccolo John non va bene, non funziona, ed è tutto quanto così tanto triste.
Poi lacrime, e lacrime, e lacrime al seguito. Ma la meraviglia di questa storia è che non riesci a comprendere subito se John sia davvero invisibile, o se piuttosto lui creda di essere invisibile, e pertanto gli altri non lo vedono. È ovvio che la sua percezione sia completamente sbagliata, ma è proprio il modo in cui tu piano la descrivi e la analizza da spezzarti il cuore. Lui che poi improvvisamente incontra Sherlock, e inizia a vivere in sua funzione, lo vede crescere, cambiare, comportarsi come se sapesse bene che c'è qualcuno con lui, anche se lui non può vederlo (o forse lo vede?). E così inizia a studiare medicina per farsi la cura, per diventare visibile agli occhi dell'unica persona che gli sia interessata (anche la frase sulla donna bionda del supermercato è BELLISSIMA), e lavora, ci lavora tanto, ci lavora per dieci anni, ma alla fine di questi finalmente, piano piano, lui compare. Minuto per minuto, manciata di secondi per manciata di secondi. Ma, come ogni medicina, ci sono gli effetti collaterali. Morirà? (Oh, che triste, che triste). **
E mano mano va alla macchinetta del caffé (ho adorato quando dice che deve trattenersi dall'appoggiarsi a Sherlock per leggere i suoi messaggi come faceva quando era invisibile), e mano mano per sempre più tempo, sempre di più, un lento climax, finché non sa che quel giorno sarà completamente visibile.
Solo che morirà.
E qui parte la visione di Sherlock, che all'inizio è solo un bambino curioso, poi diventa il ragazzino pestato dai soliti bulli, poi diventa il drogato che cerca una fuga da quella vita schifosa, e poi il famoso detective (e il suo blogger? dov'è il suo blogger?).
È bellissimo il fatto che lui sia sempre consapevole di John, nonostante tutto, e altrettanto è meraviglioso che il loro 'primo incontro' da quando John è definitivamente reale avvenga dove è avvenuto nella serie: nel laboratorio chimico del S. Bart's **.
Ma la cosa più bella — più bella di tutte — è il finale.
John morirà? John non morirà? La sua è ancora una percezione sbagliata? La sua è una percezione giusta? Il loro primo caso sarà anche l'ultimo? La vita che avrebbero dovuto iniziare insieme si consumerò fino all'osso perché bisogna sacrificarsi per averla anche solo iniziata?
Ci lasci con un pugno di domande. Ad interpretazione personale. Ed è bellissimo.
Che dire, Macaron. Un altro dei tuoi capolavori. Il tuo stile con le ripetizioni è poi, non mi stancherò mai di dirlo, la fine del mondo. Ne parlavo con un'amica oggi a scuola e lei mi chiede 'Ma non ti annoi a leggere sempre le stesse frasi?' (che poi non sono sempre le stesse, perché aggiungi particolari nuovi ad ogni ripetizione per farci emozionare, e ci riesci maledettamente/magnificamente). Così le ho passato il cellulare e le ho detto 'Leggi'. L'ha letta. Poi mi ha guardato con le lacrime agli occhi e mi fa 'Dio, avevi ragione'. Quindi sentiti fiera e orgogliosa perché meriti tutto.
Un bacio grande! =) A presto spero
Maya

Recensore Junior
30/10/13, ore 02:29

Preparati per lo sproloquio. *scrocchia dita*
La parte iniziale, concentrata sulla madre e sulla sorella, ti spezza il cuore. Si dice sempre che per una madre il suo bambino esiste anche prima di essere nato, nel momento in cui sa di essere incinta, perché è lì che comincia a immaginarlo, a fantasticare su di lui. Nello stesso modo, muore anche prima di essere morto - perché muore la possibilità del suo futuro. Quindi muore due volte. E già qua, secchi per le lacrime.
Poi, la parte su Harriet, a cui riesce insopportabile l'impossibilità di poter vedere il proprio fratellino, perché anche lei aveva cominciato a immaginarlo e a sentirlo reale. Dio. Già i primi paragrafi ti riducono in ginocchio, ma così bene, così bene.
Il resto, questo mondo distopico in cui un neonato con il cuore difettoso viene rapito con l'inganno, sequestrato in un edificio e lì tenuto fino agli undici anni allo scopo di farci esperimenti, è straziante e così ben descritto da far accapponare la pelle. Io mi sono sentita male. Penso di aver raramente incontrato un personaggio così commovente. Il tuo John parte in disgrazia - il suo cuore non gli regge, è destinato a morire - e continua peggio - una cavia invisibile, alienata, trascurata, sola. Eppure è così capace di amore, di emancipazione da un destino crudele, di un risveglio emotivo e intellettuale che risulta più genuino di molte altre vite più normali e privilegiate della sua. La cosa meravigliosa di questa storia è che il legame che John stringe con Sherlock è così bello che per un attimo ci fa dimenticare la tragicità della sua situazione. Ogni suo pensiero su di lui, ogni sua fantasia su una possibile intimità (di qualsiasi tipo: mi è molto piaciuto questo fattore ambiguo, questa fascinazione che John prova per lui che potrebbe essere qualsiasi cosa, speranza o meraviglia o amicizia o attrazione o amore o magari tutto insieme), ogni azione che compie per potergli stare vicino e avere almeno l'illusione di un vero contatto - è tutto stupendo. Ti scalda il cuore, non ti intristisce. E' un ricamo di sentimenti straordinario. Poi ti ricordi che John pensa essere tutto nella propria testa; che lui non è mai stato visto da nessuno, e quindi, come mai potrebbe essere altrimenti? E la tristezza torna ad invaderti.
E' questo saliscendi emozionale che rende la fine un vero capolavoro. Un happy ending o un unhappy ending integrali  sarebbero risultati forzati, dopo una tale maestria nel mischiare le carte in tavola, dopo una tale sapiente confusione di sensazioni. John muore, e quindi lacrime, urla, unghie nelle guance, ma muore 1. avendo la sensazione di aver vissuto, ed è morto in giovane età, ed è stato umano solamente per poche ore, e maledizione c'è gente che campa fino a cent'anni senza aver provato nulla di veramente significativo 2. padrone del proprio destino 3. felice. Come si fa a essere veramente disperati, a compatire un personaggio che muore così? Io vorrei morire così, accidenti. Non c'è tragedia in questo (cit. di un altro film leggero e allegro), non c'è tragedia nell'avere provato amore e nell'essere stati riconosciuti, visti davvero, anche quando sembrava impossibile, da chi si è amato,. Ed è vero: basta un secondo, una parola, un sorriso da parte di chi è veramente importante, per riscattare una vita di infelicità. 
Ora che ho sviscerato la storia in sé tentando un serio approccio critico, e dopo averti fatto i complimenti per come è scritta perché, davvero, è un meccanismo ad orologeria di emozione, posso permettermi di sbarellare un po'. 
La metafora dell'invisibilità mi distrugge, mi annienta, mi fa il cuore a pezzetti. Penso che tutti abbiano provato almeno una volta nella vita cosa voglia dire essere invisibili, essere ignorati, avere la sensazione di non significare niente per nessuno, e che nessuno avverta una differenza se ci sei o non ci sei. Succede in famiglia, succede a scuola, succede sul lavoro, succede con gli amici, succede coi fidanzati. E' terribile. Eppure, se si è fortunati, qualcuno che ti vede arriva. A volte si ha il privilegio di essere visti completamente - qualità, difetti, debolezze, forze, timidezze, arroganze, bellezza fisica, bruttezza fisica, ecc. - e di essere accettati e amati esattamente per come si è senza venire messi da parte. 
La relazione di John e Sherlock, amicizia o amore che sia, mi è sempre parso l'esempio perfetto di questo miracolo. Penso sia anche la vera ragione per cui la gente, compresa io, ci va pazza. Nessuno ha mai visto Sherlock come umano (John sì - eri l'essere umano più umano che io abbia mai conosciuto) nessuno ha mai visto John come un uomo con un lato oscuro dietro la rispettabilità e l'empatia di un coraggioso medico di guerra (Sherlock sì- io ho detto pericoloso, ed eccoti qua): non sono mai stati visti per come sono davvero, nel bene e nel male, da nessuno, tranne che dall'altro. Che è il succo della tua storia, e cioé il succo di tutto ciò che io amo di più di questa serie tv. Bel linguaggio, emozioni, riflessione, calore nel cuore. Non credo si possa chiedere di più a una fanfiction.
Per cui sono onestamente fiera e felice che sia stata dedicata (anche) a me perché, beh, è una delle cose più straordinarie e commoventi che io abbia mai letto, e tu sei brava, brava, brava. Tutto quello che scrivi trasuda umanità, un'umanità bella. E ne abbiamo tutti bisogno. Almeno nelle storie. No?
Un abbraccio grande. Meno male che non hai ammazzato i trecento bambini - bit no good, that. XD
(E viva i Radiohead. Ascoltavo giusto Kid A mentre recensivo.)
<333

 

Recensore Master
29/10/13, ore 23:19

(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte)
E' una storia di una profondità assurda. Macaron è in grado, in poche righe, di farti arrivare un concetto, ad un punto a dei sentimenti che la maggior parte delle persone non riescono a spiegare in pagine e pagine. La storia è bellissima quanto struggente. Si parte da John e si arriva con john quasi fino alla fine. Si cresce con John e si vive con John. Si sa cosa prova, si sa come si sente, si sa cosa vede e cosa prova e cosa lo colpisce per la prima volta, la prima volta in cui è "vivo" per davvero. L'interazione tra i personaggi (uno invisibile che ha un amico vero-immaginario, e uno vero che ha un amico immaginario.invisibile) è a dir poco perfetta. Non si possono vedere, non ne sono in grado, ma loro si vedono lo stesso, Sherlock percepisce John anche se John non lo sa e John è attratto da questo ragazzo dai capelli ricci che va contro le regole e contro gli insegnanti o contro qualsiasi persona gli capiti a tiro. Sherlock Holmes è caratterizzato tramite gli occhi di John Watson, ed è delineato in maniera fantastica, non c'è un punto che stoni, non c'è un punto troppo melenso od OOC. John poi è delineato come soldato e come medico nel suo carattere. Perché John potrà anche essere un bambino mai visto e dimenticato (un'immagine che ti strappa il cuore e te lo calpesta pure più volte, perché non si sa mai che non si soffra abbastanza) ma dentro di sé è il John che tutte noi abbiamo visto. Il soldato. L'uomo con la forza d'animo di riprendersi sempre e in ogni evenienza.
Sherlock Holmes ha sempre visto John Watson. E anche qui, tutto il passaggio è descritto perfettamente in poco più di qualche paragrafo. Come sia riuscito ad uscire dalla droga, come si sia accorto di lui. Tutto, qualsiasi cosa.
Fino a che non si arriva al finale dolce amaro (diciamocelo, un po' più amaro che dolce ç__ç) dove all'inizio sorridi perché finalmente John ce l'ha fatta, si è fatto vedere, ha parlato e ha saputo che Sherlock SA, e alla fine piangi come una fontana (e continui anche a farlo mentre scrivi una recensione, io non vorrei dire niente però eh...) perché è tutto atrocemente perfetto.

Nuovo recensore
29/10/13, ore 22:09

Wow. Vorrei dire qualcosa di più concreto, ma davvero non so da dove cominciare. Questa storia è semplicemente assurda. Assurda e ugualmente tanto bella e triste da spezzarti il cuore e allo stesso tempo avvolgerlo di calore. C'è tutto nell'amore silenzioso di John, nella fiducia immensa di Sherlock che nonostante tutto l'ha sempre visto. Ho sempre detto che John e Sherlock riesco ad amarli in ogni versione possibile, e ora so che posso anche quando uno dei due è invisibile. Semplicemente grazie per esserti presa la briga di scrivere una storia così immensamente assurda e bella.

Recensore Junior
29/10/13, ore 21:34

Meraviglioso, davvero meraviglioso, anche se mi ha spezzato il cuore....