Preparati per lo sproloquio. *scrocchia dita*
La parte iniziale, concentrata sulla madre e sulla sorella, ti spezza il cuore. Si dice sempre che per una madre il suo bambino esiste anche prima di essere nato, nel momento in cui sa di essere incinta, perché è lì che comincia a immaginarlo, a fantasticare su di lui. Nello stesso modo, muore anche prima di essere morto - perché muore la possibilità del suo futuro. Quindi muore due volte. E già qua, secchi per le lacrime.
Poi, la parte su Harriet, a cui riesce insopportabile l'impossibilità di poter vedere il proprio fratellino, perché anche lei aveva cominciato a immaginarlo e a sentirlo reale. Dio. Già i primi paragrafi ti riducono in ginocchio, ma così bene, così bene.
Il resto, questo mondo distopico in cui un neonato con il cuore difettoso viene rapito con l'inganno, sequestrato in un edificio e lì tenuto fino agli undici anni allo scopo di farci esperimenti, è straziante e così ben descritto da far accapponare la pelle. Io mi sono sentita male. Penso di aver raramente incontrato un personaggio così commovente. Il tuo John parte in disgrazia - il suo cuore non gli regge, è destinato a morire - e continua peggio - una cavia invisibile, alienata, trascurata, sola. Eppure è così capace di amore, di emancipazione da un destino crudele, di un risveglio emotivo e intellettuale che risulta più genuino di molte altre vite più normali e privilegiate della sua. La cosa meravigliosa di questa storia è che il legame che John stringe con Sherlock è così bello che per un attimo ci fa dimenticare la tragicità della sua situazione. Ogni suo pensiero su di lui, ogni sua fantasia su una possibile intimità (di qualsiasi tipo: mi è molto piaciuto questo fattore ambiguo, questa fascinazione che John prova per lui che potrebbe essere qualsiasi cosa, speranza o meraviglia o amicizia o attrazione o amore o magari tutto insieme), ogni azione che compie per potergli stare vicino e avere almeno l'illusione di un vero contatto - è tutto stupendo. Ti scalda il cuore, non ti intristisce. E' un ricamo di sentimenti straordinario. Poi ti ricordi che John pensa essere tutto nella propria testa; che lui non è mai stato visto da nessuno, e quindi, come mai potrebbe essere altrimenti? E la tristezza torna ad invaderti.
E' questo saliscendi emozionale che rende la fine un vero capolavoro. Un happy ending o un unhappy ending integrali sarebbero risultati forzati, dopo una tale maestria nel mischiare le carte in tavola, dopo una tale sapiente confusione di sensazioni. John muore, e quindi lacrime, urla, unghie nelle guance, ma muore 1. avendo la sensazione di aver vissuto, ed è morto in giovane età, ed è stato umano solamente per poche ore, e maledizione c'è gente che campa fino a cent'anni senza aver provato nulla di veramente significativo 2. padrone del proprio destino 3. felice. Come si fa a essere veramente disperati, a compatire un personaggio che muore così? Io vorrei morire così, accidenti. Non c'è tragedia in questo (cit. di un altro film leggero e allegro), non c'è tragedia nell'avere provato amore e nell'essere stati riconosciuti, visti davvero, anche quando sembrava impossibile, da chi si è amato,. Ed è vero: basta un secondo, una parola, un sorriso da parte di chi è veramente importante, per riscattare una vita di infelicità.
Ora che ho sviscerato la storia in sé tentando un serio approccio critico, e dopo averti fatto i complimenti per come è scritta perché, davvero, è un meccanismo ad orologeria di emozione, posso permettermi di sbarellare un po'.
La metafora dell'invisibilità mi distrugge, mi annienta, mi fa il cuore a pezzetti. Penso che tutti abbiano provato almeno una volta nella vita cosa voglia dire essere invisibili, essere ignorati, avere la sensazione di non significare niente per nessuno, e che nessuno avverta una differenza se ci sei o non ci sei. Succede in famiglia, succede a scuola, succede sul lavoro, succede con gli amici, succede coi fidanzati. E' terribile. Eppure, se si è fortunati, qualcuno che ti vede arriva. A volte si ha il privilegio di essere visti completamente - qualità, difetti, debolezze, forze, timidezze, arroganze, bellezza fisica, bruttezza fisica, ecc. - e di essere accettati e amati esattamente per come si è senza venire messi da parte.
La relazione di John e Sherlock, amicizia o amore che sia, mi è sempre parso l'esempio perfetto di questo miracolo. Penso sia anche la vera ragione per cui la gente, compresa io, ci va pazza. Nessuno ha mai visto Sherlock come umano (John sì - eri l'essere umano più umano che io abbia mai conosciuto) nessuno ha mai visto John come un uomo con un lato oscuro dietro la rispettabilità e l'empatia di un coraggioso medico di guerra (Sherlock sì- io ho detto pericoloso, ed eccoti qua): non sono mai stati visti per come sono davvero, nel bene e nel male, da nessuno, tranne che dall'altro. Che è il succo della tua storia, e cioé il succo di tutto ciò che io amo di più di questa serie tv. Bel linguaggio, emozioni, riflessione, calore nel cuore. Non credo si possa chiedere di più a una fanfiction.
Per cui sono onestamente fiera e felice che sia stata dedicata (anche) a me perché, beh, è una delle cose più straordinarie e commoventi che io abbia mai letto, e tu sei brava, brava, brava. Tutto quello che scrivi trasuda umanità, un'umanità bella. E ne abbiamo tutti bisogno. Almeno nelle storie. No?
Un abbraccio grande. Meno male che non hai ammazzato i trecento bambini - bit no good, that. XD
(E viva i Radiohead. Ascoltavo giusto Kid A mentre recensivo.)
<333
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