Dovrei scrivere, dovrei recensire altre centomila storie, dovrei fare un sacco di altre cose… e invece, finalmente, mi sono ritagliata un angolino per lasciare la recensione a questa storia. Beh, che dire? Io l’ho vista nascere, l’ho vista crescere… mi sento un po’ ‘madrina’ di questa storia, anche se non ho fatto altro che leggerla e darti un parere sincero come mi hai chiesto.
Partiamo da ciò che ti ha ispirata: What it is dei Kodaline e il viso di Steve. D’accordo, Steve è davvero davvero bello, ma insomma, ciò che più importa qui è proprio la canzone. Le note, la melodia che s’intreccia al testo…
“In un mondo che cambia ogni giorno / è facile perdersi lungo la strada / in un mondo che non è mai come sembra / dove la gente cerca di comprare e vendere i propri sogni”.
Non avrei saputo sfruttare meglio questi versi, sul serio. Hai preso un paio di parole da una canzone – chi non lo fa? Anche se non bene quanto te, lo faccio pure io! – e ne hai estrapolato un mondo, che ai miei modesti occhi è un piccolo capolavoro.
Il protagonista – so il nome ma suppongo non sia valido dirlo, giusto? – rappresenta un po’ tutto ciò che siamo noi giovani oggi: la maggior parte di noi è cinica, senza speranza, con i sogni chiusi in un cassetto per paura che qualcuno ce li rubi – perché al giorno d’oggi si ruba proprio tutto, persino i sogni. E il Banco dei sogni probabilmente è un po’ una metafora per quello che è la società oggi: con le sue corruzioni e i suoi problemi non fa altro che farci perdere speranza, che prosciugarci dei nostri sogni, utilizzandoli per nutrirsi e lasciando in noi il sapore dolceamaro della perdita di speranza.
E il protagonista di questa tua storia rappresenta ciò che vorremmo essere: vorremmo coltivare i nostri sogni e, soprattutto, poter avere la speranza – e non essere disillusi e cinici come spesso siamo noi giovani – di vederli un giorno realizzati.
Che altro dire? Probabilmente già ti ho detto che mi piace il tuo stile, commentando altre tue storie… ma qui, insomma, qui esce davvero. E credimi, a parere mio è come se tu sia riuscita a trovare ogni volta la parola perfetta, il perfetto seguirsi delle frasi per esprimere ciò che volevi. So che per te spesso non è così – e ti capisco, è un sentimento a dir poco frustrante – ma in realtà, letto da fuori, è davvero spettacolare.
Ancora i miei complimenti, compagna di concerti! (:
Fede ♥ |