Ciao Norgor, eccomi qui per recensire la tua shot, finalmente. Come puoi vedere, l'orario è abbastanza indecente, ma questo è l'unico momento che ho per recensire come si deve la storia, perciò è molto probabile che leggendo incapperai in sproloqui vari XD
Partiamo dal titolo: compassion. "Compassione" e "Johanna Mason" sono parole che non riescono a stare vicine nella stessa frase esattamente come il diavolo e l'acqua santa, proprio per questo la storia mi ha incuriosita molto. Ed è stata interessante l'idea di leggere dell'esperienza di Johanna nell'Arena, esperienza di cui non sappiamo nulla dai libri, eccezion fatta per un'unica informazione: la sua strategia di fingersi una smidollata per poi stupire tutti. Ammetto che avrei voluto leggere della sfilata, dell'intervista e degli allenamenti di Joh perché, davvero, non riesco ad immaginarmela nei panni di una ragazzina sciocca e trascurabile, e avrei voluto che fosse la tua abile penna a descriverla. Ma pazienza, non possiamo avere tutto :3
La narrazione parte da una Johanna stanca, provata. Mi è piaciuta questa frase: "ma già le spalle di Johanna erano stanche di portarsi dietro tutto quel peso". Ovviamente può benissimo essere riferita al suo "bagaglio", ovvero provviste, armi e cose del genere, anzi, sicuramente era questo che tu intendevi, ma non essendo scritto nel dettaglio il lettore è libero di intendere queste parole in senso lato, di immaginare che il peso che opprime Johanna non sia prettamente quello materiale, ma quello psicologico che essere uno dei tributi degli Hunger Games porta con sé. Il peso di doversi lasciare alle spalle la propria vita ed essere sbattuti nell'Arena ad uccidere altri ragazzi, o ad essere uccisi, ed affrontare pericoli ignoti, mentre la propria famiglia assiste impotente a tutto questo. Un peso non indifferente, anche per la forte Johanna. Iniziamo fin da subito, quindi, con una bella botta di angst. Good.
Il fatto che Johanna sia troppo stanca e a corto d'acqua perfino per sbuffare e poi insulti Capitol City e tiri calci e colpi d'ascia a destra e a manca potrebbe sembrare una contraddizione, un'incongruenza, ma io preferisco vederla come una prova del carattere di Johanna, che rimane sempre la stessa anche nelle situazioni più disperate. Ed eccoci al punto che forse tutti si aspettavano, tranne me: la comparsa di Michael, un ragazzino minuto, sperduto, troppo innocente per gli Hunger Games... tutto il contrario di Johanna, insomma. Conoscendo il suo personnaggio, ci si aspetterebbe che Michael venga ucciso dalla sua ascia istantaneamente, ma Johanna tiene fede al personaggio che si è costruita per la sua strategia, e lo risparmia... o forse semplicemente non ha avuto cuore di ucciderlo su due piedi, a sangue freddo, sapendo che non ce n'era questo disperato bisogno (come invece succede alla fine)? Questo punto non viene chiarito, e rimane una domanda senza risposta nella mente del lettore.
Di nuovo, la stanchezza non regge confronti con la rabbia e la frustrazione di Johanna che - poco saggiamente - si sfoga contro gli alberi, sprecando energie preziose. Ma per una come lei, è necessario, quasi vitale. E, portandosi dietro i Favoriti, ricompare anche Michael.
" Non poteva lasciarlo lì così. Altrimenti come avrebbe potuto portare avanti la strategia? Già stava perdendo credibilità; le poche carte che le rimanevano ancora in mano avrebbe dovuto giocarle al meglio."
Questo pensa Johanna, ma di nuovo il lettore si chiede: è davvero questo ciò che pensa, o le sue sono solo scuse che si racconta per non dover fare i conti con la sua compassione, che è alla fine con la sua presenza-assenza è la vera protagonista della storia?
Guardare la terribile Joh alla prese con un bambino è stato divertente e tenero, in qualche modo... e il momento in cui lei accetta di diventare sua alleata, nonostante quel ragazzino non abbia praticamente nulla da offrirle e possa rappresentare un bell'intralcio per lei, è davvero commuovente. In quel momento, con il raggio di luce che illumina Johanna, è come se venisse alla luce un nuovo lato di lei, fino ad allora tenuto nascosto. Un lato compassionevole che dopo quel momento tornerà nelle ombre per sempre.
Tanta tenerezza per Joh e Michel che dopo qualche giorno si stanno iniziando ad abituare l'uno all'altro. Quando Michael ha trovato il coniglio bianco è stato un momento di dolcezza e di bellezza assurde per l'Arena, e mi aspettavo che Johanna rovinasse il momento uccidendolo per farne la loro cena, per dimostrare a se stessa e a Michael che la compassione è un sentimento inutile se non dannoso... ma alla fine sono stati gli Strateghi ad impartire questa lezione ad entrambi, dimostrando una volta di più quanto poco ci si possa fidare dell'Arena e di tutto quello che contiene. Si avvertono la tensione e il terrore di Johanna mentre Michael è ferito e lei è alle prese con gli ibridi e i Favoriti, ma ancora di più si avverte la paura che ha provato al pensiero del ragazzino in pericolo, l'attaccamento che suo malgrado ha sviluppato nei suoi confronti. Inaspettatamente, questa volta è il ragazzino che Joh considera un peso a salvare lei, assistendola mentre è ferita. Ma riceve un colpo ancora più brutto, perché altri tributi sono morti ed il cercio si stringe attorno a lei e a Michael, ma lei cerca di non pensarci, dicendosi che c'è ancora tempo, quando in fondo di tempo non ce n'è mai stato. Alla fine realizza: "Un moccioso che era riuscito a guadagnarsi un posto nel suo cuore di pietra", e non c'è cosa più pericolosa di questa nell'Arena, dove la propria salvezza è la priorità assoluta ed affezionarsi a qualcuno significa solo altro dolore. L'apparizione della cannibale e il salvataggio di Michael ne sono l'ennesima dimostrazione, e Johanna inizia a pensare se non avrebbe fatto meglio a farlo morire in quel modo piuttosto che considerare l'ipotesi di ucciderlo lei stessa, perché sta iniziando a capire che il loro tempo è finito e che non metterà mai la salvezza di un altro sopra la propria. In tutto questo, i veloci sprazzi di ricordi di Johanna rendono tutto ancora più triste, simboleggiando un'innocenza perduta e una vita che suo malgrado non riavrà mai, neanche se sarà una vincitrice, e aggiungono un pizzico di umanità in più ad un personaggio che spesso sembra solo crudeltà e sarcasmo. Il tutto è reso più tragico dalla toccante fiducia che Michael ripone in Johanna e da quei momenti di serenità che precedono la toccante morte del ragazzino. Quel "Dormi pure tranquillo, finché ci sono io non ti accadrà nulla di male" è così incredibilmente dolce da risultare subito falso, perché per quanto anche Johanna possa avere un cuore, una frase del genere, in un contesto del genere, non è da lei... e il lettore sa, con il cuore in gola, cosa aspettarsi dopo. Quindi altro angst. Very good.
Ciò che è totalmente inaspettato è la crudeltà con cui Johanna massacra il ragazzino... io mi sarei immaginata una morte silenziosa, veloce, indolore. Ecco, forse questo è l'unico punto della storia su cui ho delle perplessità: è vero, Johanna è sempre Johanna, e cioè piena di rabbia, sarcasmo, odio, e sete di sangue pronti ad esplodere... ma anche nei confronti di una persona a cui si è affezionata tanto? Una persona così fragile e innocente, che le ricorda il suo fratellino, che l'ha salvata e che per di più è costretta ad uccidere perché ha avuto la sfortuna di trovarsi nell'Arena, perché delle regole che lei stessa odia lo impongono? Non so.
Comunque, stavo pensando che la vicenda di Michael e Johanna ricorda quella di Katniss e Rue nei libri - il loro incontro,l'alleanza svantaggiosa sotto certi punti di vista, gli alleati più giovani che assistono quelli più grandi durante la guarigione, i momenti di quiete, lo scontro con i Favoriti . E' una sorta di "capovolgimento", però, perché Johanna è quanto più diverso ci possa essere da Katniss e questo determina tutto il rapporto con il suo alleato, e anche la sua morte. E questo a pensarci bene non fa che rendere più complicato il rapporto di Johanna con Katniss, perché penso che lei non si sia mai perdonata per il suo gesto e che riveda in Katniss quello che avrebbe potuto essere lei, se solo fosse stata più compassionevole, forse. In qualche modo ciò che l'ha fatta vincere l'ha allo stesso tempo fatta perdere.
Devo dire la verità: Johanna è uno dei pochissimi personaggi - non solo di questa saga, ma in generale - che non sono mai riuscita a inquadrare bene. Riguardo a lei non sono mai riuscita a capire se la odiassi o la amassi, e quando ho visto che la tua shot trattava di lei ho pensato che dopo averla letta avrei preso una posizione, l'avrei odiata o l'avrei amata (perché io sono così, a volte mi lascio influenzare dalle fanfiction fino a questo punto)... invece non sono riuscita a decidermi. L'ho amata nei suoi momenti più umani, l'ho odiata in quelli più bestiali, e per me questo significa che hai fatto un ottimo lavoro con lei, sei riuscita a rendere un perfetto IC di un personaggio non proprio facile. E l'hai fatto con disinvoltura, con uno stile pulito e scorrevole, capace di trascinarti nella storia e fartici immergere completamente. Complimenti.
Un consiglio prima di andare: penso starebbe divinamente, alla fine della shot, una frase che Johanna dice a Katniss e agli altri in Catching Fire: "Loro non possono ferirmi, io non sono come il resto di voi, non c'è nessuno che io ami". Sarebbe la mazzata finale ai sentimenti del lettore. Detto questo, io vado. E ancora complimenti per la shot, davvero.
Buonanotte!
P.S. Ho dato un'occhiata al tuo profilo e ho visto tanta roba interessante... penso che nei prossimi giorni verrò a leggere qualcosa. Ciao di nuovo. |