Recensioni per
|| The Silence in Between (What I thought and what I said) ||
di Snehvide

Questa storia ha ottenuto 4 recensioni.
Positive : 4
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.

So già che parto sconfitta in partenza, vista la data di pubblicazione, ma mi accodo alla possibilità che altri ti hanno già chiesto di continuare questa piccola perla. Perché adesso sento solo un grande vuoto, e poche storie mi fanno insorgere il bisogno fisico di avere un continuo.
Che parole aveva pronunciato il piccolo Sherlock, per far scappare così Mycroft e sconvolgere tutti?
Quando tornerà Sherlock?
Che riserva il futuro a John e Mycroft? Perché non posso fermare l'immagine su questo John anestetizzato, in apnea e del tutto...bianco.
Che si limita a fluttuare come un palloncino nel cielo torbido di Londra, melmoso almeno quanto il Tamigi. Una cappa di vetro sporco.

La fic è scritta egregiamente, talmente tanto che molto spesso mi sono dovuta concentrare per capire, e non soltanto per i cambi scena repentini e il linguaggio forbito; anche proprio per squisite analogie tra oggetti e soggetti, con il loro stato d'animo. Per i pensieri certosini e taglienti, e la velocità con cui ti viene scagliata addosso questa melma fangosa di pensieri, che somiglia molto al vestibolo dell'aldilà nebbioso intravisto da Mycroft.
Spero nonostante tutto di vedere prima o poi un aggiornamento, anche dopo tutti questi anni.

Complimenti vivissimi.

Recensore Junior

Parto mettendoti in guardia sul fatto che difficilmente riuscirò ad esprimere concretamente e coerentemente la mia opinione su questa meraviglia perché è dalla prima frase che mi martella in testa un "ti adoro".
Giuro. E' azzardato, ma una mente così capace e ingegnosa, così creativa e istruita è difficile da trovare.
Non ho idea della tua età, azzardo che tu sia all'università e probabilmente l'esattezza medica delle descrizioni mi fa presumere che sia un'allieva di medicina perché altrimenti non si spiega tutta questa conoscenza. Oddio magari essendo io ignorante in materia non mi rendo conto delle inesattezze ma sono descritte con una tale cura e sicurezza che persino quei passaggi tecnici sono riusciti ad ammaliarmi.
Complimenti anche per il vocabolario e la scelta dei termini, è stato come essere trasportata in altri tempi di frasi formulate con cognizione e non il solito impeto adolescenziale che aihmè affligge anche me.
E' stata una lettura impegnativa, nonostante difficilmente uno parta col preconcetto di doversi sforzare della comprensione di una fanfiction, troppo spesso sono scritte con leggerezza (il che non è assolutamente una critica in quanto c'è bisogno di tutta la variante delle scelte, per quanto riguarda la scrittra) ma il tuo capitolo è degno di un estratto di un libro, fossi un editore lo farei pubblicare per te.
Per quanto riguarda la parte riflessiva sui concetti alla base, lascio stare perché è stato tutto così favolosamente esposto che sarebbero solo soggetti che predicano se stessi, i miei commenti, e non ne ho voglia.
Mi complimento ancora e spero che tu riesca ad apprezzare questa mia sfilza di parole inconcludenti ma quando mi ritorvo di fronte ad una tale perfezione non so come comportarmi e qualsiasi sforzo è vano alla fine.
Uno scrittore dopotutto non si nutre di elogi ma della propria arte, ma io sono dell'idea che tu ne meriti a bizzeffe di entrambi.
Non so se mi spiego; sei riuscita a rendermi emotivamente partecipe anche della forchetta della mamma di Sherlock che ritorna al piatto, hai trasformato l'intera narrazione in un misto di poesia e scetticismo sofistico e..e.. bho io come dovrei comportarmi e quali parole potrei usare a questo punto? 
La storia è già nelle preferite e a breve spulcerò il tuo account per cercare qualcos'altro e arricchirmi delle tue letture, sei un pozzo di sapienza e savoir faire.
Ora sembrerò anche lecchina (...) ed esagerata ahah ma non voglio spaventarti,solo apprezzarti restando in disparte in un angolino a fare la fan disperata (e_e) e sparando spropositate quantità di sillabe.
Addio ora sparisco promesso.

Recensore Master

Io non ho parole: questa storia e' una meraviglia assoluta, mi hai lasciata senza fiato. Quasi non riesco a commentare perché il dolore di John si sente fisicamente e fa male. Tanto. Ti sei creata una lettrice fedele. Un abbraccio.

Recensore Master

C'è tanto, tantissimo lavoro dietro questa fanfiction e si vede tutto: si vede nella cura delle frasi, nel ritmo e nelle immagini che le parole sanno suscitare: ad esempio ho trovato molto "visive", come un film, la seconda scena (quella del vapore) nonché quella del codice rosso in ospedale, che mi ha ricordato un episodio di E.R.. E' una storia che va riletta più di una volta, per coglierla appieno (sempre la seconda scena l'ho compresa solo arrivando in fondo al capitolo), perché è ricca di sfumature e dettagli.
Ho apprezzato e compreso la scelta di usare un ritmo narrativo lento per descrivere la discesa di John nell'apatia e nell'indifferenza al mondo esterno che lo circonda, perché, alla fine, è assolutamente in sintonia con il suo "spegnersi", il suo non provare nulla (nemmeno una comprensibilissima nostalgia), il suo provare quasi irritazione verso gli odori e le persone di una città che nella prima stagione aveva detto di adorare.
Ho trovato perfetta l'idea di farlo osservare dall'occhio esterno di Catherine - fantastico personaggio logorroico che riversa il suo fiume di parole su pazienti in coma - molto acuta nel notare la somiglianza tra John e le persone di cui si prende cura, perché John, nello stato in cui si trova, può benissimo dirsi una persona in coma, una persona che non è presente (perfetta quella domanda "Dove sei?"), una persona che si è smarrita e ha smarrito la sua stessa umanità.
Ammetto che inzialmente non avevo capito perché John si blocca davanti al paziente in codice rosso, anzi, un episodio di shock - come pensa il dottor Lamb - mi sembrava piuttosto in contrasto con la sua apatia, ho capito solo quando hai rivelato chi era il paziente. Uno shock John l'ha avuto, è vero, perché quell'uomo, quel volto, lo hanno riportato indietro di tre anni, hanno annullato quel pozzo di apatia nel quale era sprofondato.
Le frasi di Mycroft, spezzettate, nervose, bulimiche, già ti fanno capire cosa e quanto Sherlock deve aver subito - per mano di chi e in quali circostanze, forse non conta nemmeno tanto, quello che conta è la realtà di quello che gli hanno fatto, che già si intravede, si crea la giusta suspance per quello che verrà. Hai scelto un tema e degli argomenti non facili, ma fin qui hai la mia piena approvazione per come li hai gestiti.
Ora mi unisco all'appello di Papysanzo, perché non vogliamo aspettare altri quattrodici mesi per leggere il secondo capitolo.