Recensioni per
Diario di uno psicopatico
di Leo

Questa storia ha ottenuto 1 recensioni.
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Recensore Junior
12/01/14, ore 16:46

Mi posso permettere di dirti esattamente quello che penso? Lo farò, in caso poi le mie parole ti risultassero pesanti, potrei cancellare questo commento, che intanto mi accingo a lasciarti.
Ho letto gli altri tuoi elaborati in ordine cronologico crescente, quelli a carattere personale, per farmi un’idea del percorso emotivo che hai fatto e ti ha portato ad avere oggi un determinato approccio con te stesso e con la realtà.
Crudo. Questo componimento, più simile ad un flusso di coscienza che ad uno sfogo affidato ad un diario, è veramente l’apice di un lungo periodo – anni? Da quando ti sei smaliziato sull’amore e sui rapporti che si rivelano fallaci? Dai tuoi primi veri calci nelle gengive? Non lo so da quand’è che soffri per solitudine e per la tua grande sensibilità che non è comune a tutti i ragazzi -  per questo ho scelto di lasciare un commento qui.
Credimi, non voglio arrogarmi il diritto di fare illazioni su di te o presumere di averti inquadrato, perché ognuno è un mondo a sé ed un viaggio breve non è sufficiente per visitarlo tutto, ma da quel che ho letto scritto e, soprattutto, da tutto ciò che hai voluto lasciare intendere tra le righe, ti posso dire che sarebbe utile per te se avessi un approccio meno “mentale” e “indagatore” verso la vita in tutti i suoi aspetti. Cerco di spiegarmi meglio.
Quando soffriamo perché ci manca qualcosa che vorremmo da morire e siamo persone sensibili, all’inizio siamo ingenui e ci facciamo trattare male dalle persone e dalle situazioni, ci facciamo colpire mortalmente da tutto e soprattutto da tutti coloro che amiamo, poi, nel tempo, i troppi colpi ricevuti ci fanno smaliziare e diventiamo cinici, ci disilludiamo su tutto e ci chiudiamo a riccio, così diventiamo più forti, quindi non più facilmente frantumabili, semplicemente perché non permettiamo più a nessuno di entrare davvero e ferire di nuovo.
A quel punto, possiamo non permettere a noi stessi di desiderare qualcosa o di rincorrere una felicità o un amore, dicendoci – mentendo – che “tanto non ne abbiamo bisogno e che soli viviamo comunque”.
Possiamo diventare cinici e gretti fino al parossismo e sfoderare di giorno sorrisi di scherno per la debolezza e l’ingenuità altrui.
Possiamo fare i super uomini che non hanno bisogno, poiché sono talmente disillusi dalle persone e dalla vita che vanno avanti così.
Ok, si va avanti e il tempo passa.
Ora, che tu non regga la pesantezza di questa esistenza da super uomo che hai voluto mettere in piedi per fortificarti e tutelarti da tanto dolore, emerge prepotentemente di notte, con l’altro te notturno. Lo specchio riflette… sì, riflette infatti, non fa entrare.
La verità non sta nell’alcool che schiarisce le idee o toglie le inibizioni e i blocchi da super uomo che basta a se stesso per non buttarsi in una storia e uscirne con il cuore in pezzi. La verità non sta nel riflesso, perché gli occhi vedono sempre e solo ciò che vogliono vedere.
Gli occhi sono lo specchio dell’anima? Caz­__te! Sono un mezzo con cui approfondire l’interiorità di una persona, ma se ti limiti a scrutare gli occhi per indagare un animo, allora arrivi a conoscere ben poco di ciò che si agita al suo interno, anche se sono occhi sinceri che gridano aiuto. Sì, perché, in definitiva, chiunque vede sempre e soltanto ciò che vuole e che gli fa comodo vedere, nel bene e nel male.
I tuoi occhi non sono obiettivi, non lo sono più, perché tu in te vedi ciò che credi di te stesso, vedi l’idea che ti sei fatto di te stesso ed è un’idea che viene fuori da anni e anni di ragionamenti anche distorti.
Sul fatto che ti saresti sputato sui piedi, molti anni fa, o che non volevi guardare nemmeno la tua immagine che proprio non ti piaceva, per esempio, se avessi letto quelle cose all’epoca, quando erano fresche, non so quante cose “gentili e simpatiche” ti avrei detto. Questo perché sei una persona troppo sensibile e assorbi molto tutto quello che ti succede e interiorizzi, i ragazzi solitamente sono superficiali e fanno branco, tu no a quanto pare, sei ricco interiormente, ma certo questo ha i suoi svantaggi in sofferenza.
Non so se tu sia in attesa di una persona specifica che ami o di un amore degno dello stilnovismo, come non so se la tua situazione dal discorso del glorioso fulmine si sia evoluta sentimentalmente, ma passando attraverso Chimico, mi sento sinceramente di dirti che se smettessi di riflettere e mandassi letteralmente a fantredici questo tuo dover sviscerare tutte le tue sofferenze e le tue insoddisfazioni e quanto altro, riusciresti a dormire e a vivere meglio.
L’angoscia e la frustrazione sono tali che inghiottono, ma di giorno uno si dà verso e le ore passano, di notte invece non fa niente mentre cerca di dormire, così queste prendono il sopravvento e arrivano diventare vere e proprie malattie. Cosa si fa? L’opposto di quello che fai tu.
Se non puoi risollevarti così su due piedi, è inutile stare là a rifletterci e rimuginarci sopra ancora e ancora, fino a farsi ingoiare, perché così non si può andare avanti e non si va nemmeno indietro.
Se poi il metro di giudizio adoperato nei rapporti è quello logico-aberrante che hai utilizzato in Chimico, allora non solo tu non sei un cinico né un disilluso, ma sei un innamorato dell’amore, prigioniero di un cervello troppo attivo che cerca di razionalizzare tutto e cerca di spiegare con la ragione ciò che fondamento in essa non avrà mai.
L’amore esiste, ma tu con questo atteggiamento repulsivo e razionale cosa cerchi? Cerchi l’amore o cerchi una determinata ragazza che ha un volto che già conosci? Ti struggi troppo, ti giudichi troppo e male, sei pesante con te stesso, sei il primo carnefice di te stesso.
Nel riflesso, ora come ora, non ti vedi per come sei, ma per come ti vedi tu, che sei frutto di tanta sofferenza.
Secondo me, sei una bella persona che è troppo dura con se stessa.
Non sei uno psicopatico.
Non rileggerò quanto scritto, scusa per eventuali errori, ma vorrei dirti queste cose come in una conversazione a voce e di getto, senza avere il tempo e il modo di abbellire o smussare gli spigoli.