Stile Copione - contest EFP
II classificato) Werckmeister – Stella della Sera
Ortografia, sintassi, grammatica in genere 9,5/10
Caratterizzazione dei personaggi 9/10
Originalità 10/10
Gradimento 10/10
Tot 38,5/40
Mi hai letteralmente incantata. Non scherzo: quando ho indetto questo concorso tutto mi sarei aspettata, tranne una vera sceneggiatura di teatro, sul filone classico. Ammetto che ai nomi ero spaventata: buono, mi dicevo, ecco l’ennesimo che fa il classico, che ha copiato i nomi dall’ultima pagina del libro per fare l’alternativo e che poi farà parlare i propri protagonisti come tamarri di borgata. Mai fui più lieta di aver completamente sbagliato giudizio! Le indicazioni di scena in genere non mi fanno impazzire: sono più da canovaccio, dimmi quello che devo dire, sì, ma quello che devo fare (e, traslando, quello che devo immaginare) lascialo decidere a me. Qui, però, sono garbate, per niente invadenti: impostano subito l’ambientazione, che potrebbe essere l’Arcadia di mille anni fa, così come i campi dietro casa mia. E proprio il suo essere così al di fuori del tempo –anche se forse le grondaie dell’antica Grecia non c’erano! – l’ha posta totalmente fuori dalle classiche storie che mi trovo a leggere in questo sito. Sono genuinamente stupita, davvero.
Mi ritrovo poi nella scomoda posizione di non avere molto da dire: sappi che è la prima volta in assoluto che non trovo nemmeno una virgola che non avrei messo esattamente dove tu l’hai messa; e se non hai un dieci è solo e soltanto per un errore – che sono convinta essere di distrazione, ma che comunque pregiudica la perfezione del tutto: “si rigira verso Tristanopsisio, gli da un bacio “ … il verbo “dare”, qui, va con l’accento!
Solo per amor di pignoleria, poi, attento al layout: alcune battute sono disallineate ;) ti avevo detto che era una minuzia, no? Mi rendevano perplessa i commenti all’interno delle quadre, lasciati senza maiuscole, ma frugando qua e là ho letto che sembra sia prassi comune, quindi mi tengo il mio straniamento.
La caratterizzazione è presente, nel suo non esserci. Hai lasciato dei personaggi molto aperti e interpretabili, hai dato molta responsabilità al lettore. Sono creature bizzarre, a partire dai nomi, così solenni in certi momenti, eppure totalmente frivoli in altri, a tratti sconnessi. Mi sono piaciuti molto – anche se ho trovato Tetrafila quasi troppo “sopra le righe”, come se fosse più una macchietta di entusiasmo messa lì a bilanciare la malinconia del finale dell’atto precedente (cosa che non servirebbe: Tristanopsisio, con il suo sforzarsi di ricordare, rende benissimo già da solo quella sensazione di “quando indietro non si torna” che vuoi (credo…spero!) far passare. Mi ha ricordato, in un certo senso, “We are young” dei Fun., ma non so bene perché, dato che i toni sono completamente diversi: forse in entrambe le storie c’è, però, la medesima volontà di sottolineare come certe intensità di sentimenti, parole, azioni… siano difficili (forse impossibili) da rivivere una volta cresciuti. Cosa che ho visto soprattutto nel terzo atto: quel palco vuoto mi ha fatto pensare che, mentre Tris ha deciso di condividere parte del ricordo con qualcun’altra, Eu non l’abbia fatto, forse perché consapevole che non può, davvero, sentire di nuovo quelle cose. O forse perché non è vero che su entrambi brilla lo stesso cielo. O forse perché… perché… mi hai lasciato con molti interrogativi. Come direbbero i francesi, 'bravo' !
P.S. Per quanto io possa amare e mi sia letta la mia buona dose di tragedie e commedie classiche, sono del tutto digiuna di greco. Dimmi che i nomi non sono “a caso” e che hanno un significato preciso che li caratterizza come personaggi… e potrei davvero innamorarmi di te. Non che in realtà serva, ero già sulla buona strada per il tuo avermi citato così con nonchalance la mia preferita fra le poesie di Pascoli. |