Recensioni per
L'inferno di un pazzo
di _eco

Questa storia ha ottenuto 6 recensioni.
Positive : 6
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Master
15/02/14, ore 09:32

Non sei per niente superficiale e non sono l'unica a dirlo. Riesci a trattare tematiche così complicate in maniera egregia.
Jodelle è la classica bambina curiosa e iperattiva. Carter, invece, ha impresso nella sua mente immagini per niente "normali”.
Alla fine della lettura verrebbe tanta voglia di consolarlo, ma non credo che si possano mai consolare queste persone che hanno assistito in prima persona alla bestialità dell'umanità.
Ti faccio tantissimi complimenti!
Sei grande, CarCar! :D  

Recensore Master
27/01/14, ore 20:40

Ciao, sweetheart ♥
Come ti avevo già detto oggi, non dovrei stare al computer, perché ho troppe, troppe, troppe (cit. Effie) cose da fare! Però mi era dispiaciuto "sentirti" dire che non era stata una buona giornata, così ho pensato "Perché non rallegrarle la giornata con una delle mie recensioni?" :D
Come se le mie recensioni facessero ridere xD
Comunque, ormai sono qui e ci resto (?)
Sai, tu hai sempre queste splendide idee per i giorni davvero importanti, per esempio questo, il Giorno della Memoria: io non saprei cosa scrivere, dico sul serio. Non ho la tua profondità o sensibilità, come preferisci chiamarla. Non... Credo che sia facile scrivere su simili tematiche, ma tu ci riesci perfettamente, senza scadere nella banalità o nella superficialità – tu non sei mai superficiale, lo sai.
Non so se è un caso, ma questa mattina, con la scuola siamo andati ad assistere ad un concerto proprio sulla giornata della Memoria, e alcuni musicisti hanno suonato delle melodie di un famoso compositore francese deportato in Germania durante la guerra. Ecco, mentre leggevo la tua storia riascoltavo quelle canzoni, nella mia testa, e tutta la tristezza si è sommata e mi sono detta che certe cose non sarebbero dovute accadere e non dovranno accadere mai più. Non avrei voluto essere nei panni di Carter o di un qualunque altro soldato americano o sovietico quando scoprirono i lager. Ho trovato molto azzeccata anche la poesia che hai inserito, mi ricordo di aver letto quel libro tre ani fa e quello che mi aveva colpito di più, insieme alla poesia – come si può non sentirsi male per tutte quelle persone morte? - era la frase sul cancello d'entrata di Auschwitz: "Arbeit macht frei", il lavoro rende liberi... Una bella presa per i fondelli, no?
Be, tornando alla storia, mi è piaciuto tantissimo il parallelismo tra i polsi sottili della bambola di Jodelle, Zara, e quelli delle persone morte viste da Carter. Credo che quel ricordo rimarrà per sempre vivido nella sua mente...
Come ti ho detto, non sei stata per niente superficiale ♥
E spero che domani sia una giornata più bella, per te :3
Un bacione

Recensore Master
27/01/14, ore 18:03

Eco...
ti prego. Dovresti smetterla di dire che hai paura di risultare superficiale, perchè in questo mondo ci vorrebbero davvero molte più persone con la tua profondità d'animo.
E questa recensione non sarà lunga, perchè non so cosa scrivere e perchè la tua riflessione è così bella e delicata che va bene non aggiungere altro.
L'uomo è sempre troppo cattivo. Possiamo solo sperare che quel periodo sia stato l'apice di quella cattiveria. E che gli occhi di uomini come Carter non debbano più vedere un abominio del genere.
Sei bravissima, sei una poetessa.
Ti voglio bene,
Gabry

Recensore Junior
27/01/14, ore 12:57

Macché superficiale! eco, tu sei fantastica.
Già per la poesia di Levi ti sei guadagnata mille mila punti. Ho i brividi. Affronterei anche io un tema del genere, se solo non fossi sicura che farei schifo. Tu invece no. Tu non ti smentisci mai!
Amo Carter, Jodie è così tenera. Sei brava. Punto.
Un bacione e spero a presto,
V.

Recensore Master
26/01/14, ore 16:27

Ciao, Eco! ♥
Inizio questa recensione rassicurandoti: non sei stata assolutamente superficiale, anzi, hai saputo gestire un tema tanto delicato come quello in questione con tatto e delicatezza.
Ti porgo i miei complimentarmi per lo stile che hai adoperato, incisivo e scorrevole.
Inoltre, a mio parere sei riuscita a esprimere magistralmente le emozioni di Carter. Le emozioni di una persona che ha assistito a scenari i quali dubito si possano dimenticare.
Il primo periodo è semplice, esprime semplicità. In un certo senso trae quasi in inganno, come se tu voglia parlare soltanto di un padre e sua figlia, in uno scenario sereno.
Poi però essa – la guerra – incomba come uno spettro con un paragone; come un'ombra fosca si staglia sui due. Come se, nonostante oramai sia a casa, l'uomo non riesca a sfuggirle. Come se sia una costante nella sua vita, nella sua mente.
Poi subentra la tenerezza. Una tenerezza genuina, una tenerezza evocata dall'affetto di un padre nei confronti di una figlia che con la sua vitalità – una vitalità che in un certo senso si contrappone all'oscurità, alla morte, agli spari, alla sofferenza – e la sua curiosità incarna l'essenza dei bambini.
La riflessione di Carter sulla bambola, dal proprio canto, è un pugno allo stomaco in cui il concetto di quell'onnipresenza degli eventi da lui vissuti viene ribadita, a incominciare da una parola che potrebbe apparire effimera: “prigioniera”. E non lo è, è tutto fuorché mera.
Non so se sia desiderato, ma il proseguo della descrizione del giocattolo mi ha rimandata all'immagine dei corpi delle vittime dei campi di concentramento che vengono mostrati nei documentari storici.
Inoltre, sono stata colpita dalla frase “una conchiglia senza mollusco”; mi ha trasmesso un terribile senso di vuoto. In fondo, credo che sia questo ciò che possano fare esperienze simili: svuotare. E d'altronde quelle persone sono state private di qualsiasi cosa.
Per quel che la riguarda, trovo che la scelta di inserire due esclamazioni dia un tono disperato ai pensieri trattati.
Tornando a Carter, nel suo reale dolore, quest'individuo trasmette una sorta di fiducia, di speranza. Ciò che è avvenuto durante la Seconda Guerra Mondiale, le gesta compiute da uomini nei confronti di altri uomini, è indescrivibile. E questo soldato è un po' una conferma che per fortuna c'è ancora pietà e solidarietà e bontà su questa terra.
Buona idea quella di rimandare al secondo pezzo, in tal modo hai creato una sorta di eco. Come se le parole della figlia e le frasi di prima stiano risuonando nella testa del protagonista.
Inutile dire quanto sia dolce e intrisa del desiderio di proteggere Jo la decisione finale.
E di nuovo complimenti. Seriamente, complimenti per questa storia, Eco.
Complimenti per la cura con cui hai ponderato le parole da utilizzare (un altro esempio ne è “la intrappola a metà”); per emozioni da te trasmesse e su cui penso che sia inutile che mi dilunghi – ti ribadirò soltanto che questa flashfic è un pugno allo stomaco – e nuovamente per la tua delicatezza. Ho avuto l'impressione che dietro a questo scritto ci sia molta maturità e profondità, quindi altri complimenti.
Ah, dimenticavo: naturalmente anche complimenti per la scelta azzeccata della poesia, la quale hai collocato all'inizio. Nel suo essere un ammonimento funge anche da ottima introduzione per il lettore.

Un abbraccio, Dream. ^-^

Nuovo recensore
26/01/14, ore 13:22

Eco, tu mi fai venire la pelle d'oca.
Non è giusto che tu sia così brava. Non è possibile. Sei troppo giovane, troppo profonda. Hai uno stile troppo raffinato, troppo elegante, troppo toccante.
Io ti vedo già sulle vetrine di Feltrinelli. È una visione chiara: Eco sul retro copertina di un best seller toccante e introspettivo, una piccola Ammaniti con gli occhioni nocciola ♥
Sei troppo brava, troppo.