Recensioni per
Una strana storia al di qua del Sumida
di OttoNoveTre

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
02/10/16, ore 15:16

Non avevo più riletto questa storia e ora, a distanza di anni (anni!), me la sono ritrovata tra quelle da recensire. Quando ho iniziato a leggerla pensavo di essermela quasi dimenticata e invece sono astate poche righe perché mi ritornasse in mente. L'ho riletta tutta lo stesso, perché è stato estremamente piacevole ritrovare certe sensazioni e ricordarmi di come le avessi provate anche alla prima lettura. Allo stesso tempo, ho provato nuovi sentimenti che non avrei mai potuto provare quasi tre anni fa. Certe cose sono cambiate, altre fortunatamente no, come la tua capacità di proiettarmi in un altro mondo con pochissime parole. Sembra una cavolaia, ma quell'aria frizzante sulla faccia l'ho sentita anche io, sdraiata nel mio letto in un piovoso pomeriggio domenicale. È stata bella questa gita in Giappone, in attesa di farne una in persona!

Recensore Master
27/02/14, ore 10:48

Mi sento un po' un'intrusa, se devo essere sincera, perché si sente che questa è più che una storia, che dietro c'è un'esperienza vissuta insieme a una persona cara. Soprattutto nella conclusione, quando Junko si rende conto che non ha bisogno di fare domande a Kannon, perché la sua risposta l'ha già avuta scendendo dal treno. E' una dichiarazione di amicizia molto bella. Perciò... non so bene cosa dire, non so nemmeno se sia opportuno dire qualcosa.
Come sempre sei bravissima a costruire le ambientazioni e a renderle solide più che mai. I luoghi in cui si muovono i tuoi personaggi (in tutte le tue storie) non sono mai fumosi e approssimati. Mentre leggevo questa storia ero lì con Junko e Keiichi, a passeggiare tra le bancarelle colorate, con gli odori pungenti e invitanti che mi stuzzicavano l'appetito. E' come se per un istante fossi stata anche io in Giappone con voi.
Complimenti.

Recensore Master
14/02/14, ore 12:09

La prima volta che ho letto questa storia mi sono commossa.
E adesso ancora, quando la leggo, sento lo stesso desiderio di tornare a Tokyo, delle strade e del cibo di quella città, di poter dire "stasera Golden Gai?". E' davvero crudele che sia dall'altra parte del mondo. Crudele ma molto giapponese.
E'vero, questa storia è molto una giapponeseria: non so come spiegarlo, ma c'è questa malinconia di fondo nonostante la storia non sia malinconica, questa attenzione alle cose piccole, ai dettagli. E nello stesso tempo c'è una forza e un'allegria nei personaggi, nel loro modo di rapportarsi, che invece è più tipicamente nostra e alla fine penso che sia quello il bello di incontrare culture così diverse: poter tirare fuori quello che c'è di bello da entrambe, e poterlo unire.
Non so se l'hai fatto apposta, ma hai proprio scelto di ambientare la storia nel posto a cui, più di tutti, mi sono affezionata. E' come se un pezzettino di quello che il mio cuore categorizza come "casa" si sia fissato là, annidato comodo in mezzo a tutto quel Cesenatico, a Bologna e a Cannaregio, Venezia. E poi la nostra comparsata, gli udon giganti, e soprattutto il locale a Golden Gai, che è vero, bisogna guardarlo in faccia, perché quel posto è vivo e ogni baretto ha una sua personalità, mica puoi deciderla tu a priori.
Ora mi fermo perché mi sto commuovendo di nuovo. Facciamo che prima o poi tornerò, torneremo. Saltellerò davanti al kaminarimon aspettando che il semaforo diventi verde, e penserò "sono di nuovo a casa".