Ho letto questa flashfic molto tempo fa e mi ha colpita dritta al cuore; mi sono poi ripromessa di recensirla, ma ogni volta che provavo non riuscivo a trovare le parole adatte: spero di riuscirci ora che l'ho riletta dopo tanto tempo e mi ha nuovamente colpita. 
Questa è una di quelle storie che ti lasciano con gli occhi che pungono per le lacrime, perché ti commuove, ti scava dentro, specie se ti riconosci nelle parole che leggi. E' lo spaccato di una vita che si affievolisce, in un efficacissimo anticlimax, ed è tragico senza essere melodrammatico, esagerato. Sì, la tragicità sta anche e soprattutto nella semplicità dello stile, nelle frasi concise. La storia sembra quasi impersonale, distaccata, e per questo mette ancora più tristezza (che è una cosa positiva, perché penso sia questo il sentimento che volevi trasmettere). 
In particolare ho notato una frase del primo paragrafo: Ceno per ringraziarmi di questa grande giornata. Non ci avevo fatto caso prima, ma quel ringraziarmi ha tutto un significato più profondo dietro, perché vede l'atto di nutrirsi come un'amorevole ricompensa per se stessi, e indica un rapporto sano, sereno con il proprio corpo... che è proprio l'elemento che viene poi a mancare nei due paragrafi successivi, nei quali si sfocia prima nella disperazione, e poi nell'apatia, fino all'eclissi totale. Quel non mi alzo alla fine è il colpo di grazia, secco e freddo ma - scusa se mi ripeto -  tremendamente tragico. 
Molto efficaci sono anche il titolo, la citazione all'inizio della storia e l'immagine alla fine. Complimenti davvero!

Questa poesia mi ricorda un'altra figura retorica all'ossimoro: Climax. Discendete. Mi piace molto il modo con cui viene usato.
Si capisce come la deludente routine della vita peggiori sempre più la situazione delle persone senza nemmeno accorgersene.
Però ripeto,la cosa che mi piace di più è l'uso del climax : interessante.

Come se ogni paragrafo rappresentasse una fase della vita; bambino, desideroso di apprendere, in pace con il mondo - adolescente, costretto ad impegni e ad una monotonia struggenti. Ed ogni giorno la monotonia ci uccide, il tempo, mai abbastanza, non fa che ucciderci dal primo momento in cui nasciamo; facendoci invecchiare. E noi quel tempo non riusciamo a sfruttarlo, presi da impegni che in realtà, per noi, non sono che fastidi, circondati da persone che ci assillano.

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