Buonasera!
In questo momento dalle mie parti sta piovendo abbastanza, per cui diciamo che leggere e vivere questo componimento è una delle cose più buone e azzeccate che potessero presentarsi accanto a me in questa serata apparentemente gelida e vuota, senza un perché.
A volte la cosa più importante per chi compone e cerca di trasmettere una sensazione o una semplice emozione è quello che si manifesta nell'ossatura dei versi e nella loro solidità, in maniera tale da poter captare ciò che è incastrato e desidera uscire e manifestare la sua forza e volontà incrollabile di mostrare un'essenza.
Quando ho letto la descrizione della poesia in sè, mi sono sentito in dovere di recensire anche perché ho un'età tale dove so che le responsabilità sono veramente importanti da mantenere e da rispettare (senza contare la realizzazione effettiva) e per cui ero semplicemente interessato a comprendere la realtà di questa poesia, che ho molto apprezzato non solo per le introduzioni ma anche per altri motivi che ora cercherò di spiegare pian piano, passo per passo.
Quindi ti sei sbagliata perché piuttosto che fuggire leggere la descrizione mi ha proprio permesso di appassionarmi alla tua idea e provare a viverla ed assaporarla fino a fondo, provare a girarci attorno e sentire anche un po' mia!
Innanzitutto, è bello trovare una sorta di insieme classicheggiante all'interno di un componimento (tipiche del periodo latino, non solo per "l'et" ma anche per quel Pieridi che non leggevo da secoli oramai) donano al tutto un'armonia e una solennità impareggiabili e cristalline, quasi apparentemente fragili ma sicuramente infrangibili in quanto sono parole in versi disposti a tutto pur di tramandare un giudizio oppure semplicemente un'idea universale di fondo.
Amo avere un'idea d'immagine di fondo per immaginarmi qualcuno o qualcosa intorno e mi piace vedere come in questa poesia il tutto sia facilmente esplicito e possibile: in più, il tutto a livelli pressocché elevati e naturali, elementi che si sposano (per me) con la classicità, da sempre.
La teatralità del fulmine che si fa sentire nella casa e nelle mura, interagendo con alcuni elementi naturali e con la passione dell'anima "imprigionata" dentro un'abitazione che ha praticamente inciso a sua immagine a somiglianza è disarmante, così come la pochezza con il quale la persona rimane per via di quello che vive e ha vissuto ogni giorno, ogni volta.
Una descrizione quasi al limite dell'horror semplice ma d'effetto, limitata alla formazione di un secondo ed ultimo quartetto ma emotivamente disturbante (nel senso più buono del termine, s'intende).
Ci sono dei contrasti ma tutti armoniosi e sinfonici, tipici di una personalità umana che però ha tanto da imparare per sopravvivere e per riprendersi, nonostante sembri che più vada avanti in tutto e per tutto sembra rimanere con poco o niente d'effettivo nonostante voglia sempre aspirare verso al cielo, senza farsi colpire da quelle maledette saette (cosa che probabilmente è pure vera in fondo ed è più facile che accada se si prova costantemente).
Magnifica nella sua cruda, oscura teatralità realistica, emotiva dalla prima all'ultima sillaba, senza contare l'accuratezza nel tempo, nello stile e nel gridare un disagio molto vicino a chi si riconosce.
Sublime, dico sul serio.
Un abbraccio,
Watashiwa |