Recensioni per
Ha qualcosa addosso, come una specie di infelicità
di Rosmary

Questa storia ha ottenuto 5 recensioni.
Positive : 5
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master

Giudizio del Contest "Quasi inedite – II edizione"
 
Grammatica e sintassi: 9,4/10.
“… perché denudarsi? perché mostrarsi debole? perché…”
È davvero una piccolezza, penso sia legata alla formattazione automatica di word, dato che l’ho notato solo quando c’è una parola accentata dopo il punto interrogativo, ma per ben due volte manca la maiuscola all’inizio di una frase. Devo sottrarti due decimi di punto per ognuna. (-0,4)
“… poiché colpevoled’aver amato?”
Anche questa è una piccolezza, infatti mi dispiace moltissimo toglierti dei punti per queste cose, dato che la grammatica è immacolata. Persino le virgole, forse ad eccezione di due, sono messe esattamente come le avrei messe io, ma purtroppo qui devo toglierti dei punti perché manca lo spazio tra le due parole. (-0,2)
 
Stile e lessico: 9/10.
Mi è piaciuto molto lo stile che hai usato, in un certo senso mi è sembrato adattissimo al personaggio dal cui punto di vista è raccontata la storia. È elegante, vi sono molte elisioni, anche quando potrebbero benissimo non esserci (anche se sospetto che alcune siano state inserite per rientrare nel numero massimo di parole consentito per una flashfic… ma è un espediente del tutto lecito, per cui non posso fare altro che sorridere e annuire, visto che è capitato anche a me di farlo). Forse potrebbero risultare sgradevoli, per alcuni, ma io le trovo molto eleganti e, in un certo senso, d’altri tempi. Lo trovo molto adatto alla McGranitt, come ti ho già detto. Per cui, ti faccio i miei complimenti.
Anche il lessico è ben curato, assolutamente coerente allo stile e integrato alla perfezione. Non è troppo semplice, anzi è articolato al punto giusto, per il modo in cui hai scritto e contribuisce sicuramente a rendere tutto più plausibile.
Ho degli appunti stilistici da farti, che sono solo piccole questioni controverse, ma preferisco comunque segnalartele:
“… quante cicatrici vi erano sul viso, cicatrici abilmente nascoste…”
Mi permetto di dirti che avresti potuto eliminare la seconda “cicatrici”, perché la subordinata dopo la virgola sarebbe ugualmente stata riferita alla stessa parola, dato che l’avevi ripetuta esattamente prima del segno di interpunzione. Questo è l’esempio più marcato, ma ne ho trovato poi un altro che, comunque, credo sia fatto davvero di proposito e ti segnalo anche questo.
“…ne aveva un disperato bisogno: bisogno di accantonare, superare, cancellare… bisogno…”
Facendo un riferimento al bisogno anche nella frase successiva, capisco per questo motivo che sia fatto secondo un criterio, ma lo trovo comunque un po’ pesante e penso che sarebbe il caso di rimuovere almeno una di queste piccole ripetizioni.
 
Originalità e comunicatività: 10/10.
Do pochi punteggi pieni, ma questa storia li meriterebbe tutti, se non fosse per delle piccole imprecisioni. In questo parametro, però, sono ben felice di assegnarti finalmente il punteggio che meriti, perché credo che tutto di questa storia trasudi originalità e grandi emozioni.
Tanto per cominciare, sebbene mi sia capitato qualche altra volta di leggere storie su Albus e Minerva, non ne ho mai trovate di così adatte al contesto e piene di particolari tanto esatti, tanto… adatti, di nuovo (e scusami per la ripetizione). Ci sono cose che vorrei dirti, ma temo che dovrò tenermele per il parametro successivo, o farei davvero dei pasticci. Però non ho mai letto storie del genere, così curate, così attente a lasciare il segno.
E, a proposito di lasciare il segno, mi hai emozionata tantissimo. Ho sentito passarmi attraverso ogni cosa della cara Minerva, ho sentito il peso dei suoi anni, quella paura di pronunciare la parola “amo”, anche solo di pensarla. Mi sono immedesimata moltissimo e mi hai conquistata con ogni parola, per questo ti faccio i miei più sinceri complimenti.
 
Caratterizzazione scena e personaggi: 10/10.
Di nuovo, ti meriti il punteggio massimo.
Non sappiamo poi molto di questa donna, ma nell’ultimo libro abbiamo avuto modo di conoscerla anche al di sotto della sua corazza. Sappiamo che tutti sono intimoriti da lei, ma credo che in fondo sì, vedano quella cosa che ha addosso, come una specie di infelicità, perché non dimenticherò mai come Harry, nel momento del bisogno, l’abbia difesa (quando si è presa quello sputo in faccia da quell’insetto di Alecto Carrow… e credo che quello sia stato anche il mio momento, quello in cui ho realizzato che se fosse davanti a me l’abbraccerei per strapparle via quella patina di tristezza che nasconde sotto, appunto, il granito). Per questo credo che tu abbia fatto un lavoro egregio, così come lo hai fatto con Silente, sempre criptico e pieno di risposte che non vuole e non può rivelare a nessuno per motivi che solo lui conosce, per macchinazioni che solo una immensa mente come la sua potrebbe vedere.
Anche la scena è caratterizzata alla perfezione, la specchiera e la crocchia imperfetta sono la rappresentazione più fedele di ciò che è in tumulto nell’animo della donna, e credo che sia tutto perfettamente incastrato anche con i flashback. L’armonia nel testo è palpabile ed è come se anche noi, come Minerva, avessimo quello scambio di battute davanti agli occhi, faticando a distinguere tra presente e passato e al contempo realizzando fin troppo bene come tutto sia sfiorito con gli anni.
Di nuovo, sono incantata.
 
Gradimento personale: 9/9.
E che punteggio avrei mai potuto darti qui, se non il massimo? Non mi era mai capitato, ai contest, di dare così tanti punteggi pieni nel gradimento personale. L’ho detto anche in altre storie che è una cosa rara, ma sono rimasta davvero sconvolta dalla bellezza di questa storia.
La citazione di Baricco, chiaramente, è sublime. Credo proprio di poterlo definire ufficialmente il mio scrittore preferito, per cui non ha fatto che acquistare punti proprio l’utilizzo così adatto della citazione. Non essendo stata scritta per me, non ho ritenuto che fosse il caso di menzionare questa cosa negli altri parametri, ma nel gradimento personale posso sicuramente dirti quanto sia azzeccata con tutto quanto. Di primo acchito, non definirei mai la McGranitt una persona con addosso dell’infelicità, ma dopo aver letto la tua flashfic e averla trovata così incredibilmente verosimile, credo di poter essere assolutamente d’accordo con te. Per cui non mi resta che rinnovarti i complimenti per tutto quanto, perché hai svolto un lavoro che mi è piaciuto infinitamente.
 
Eventuali bonus per le recensioni: 0,2/1.
 
Totale: 47,6/50

Recensore Veterano

In generale la storia è molto ben scritta, tranne per cose incertezze in campo grammaticale. 
Nella frase “La vecchia conversazione l'era tornata alla mente mentre era dritta allo specchio” non ho capito che intendi per “dritta allo specchio”. Dritta davanti allo specchio? In piedi davanti allo specchio? Semplicemente, “davanti allo specchio”? 
Quando scrivi “Ma a quel tempo aveva bisogno di camuffare la verità, ne aveva un disperato bisogno: bisogno di accantonare, superare, cancellare… bisogno di reinventarsi una vita, un futuro diverso da quello ch’aveva sognato sino al giorno precedente. Ed era necessario che nessuno leggesse in lei il tormento e il disagio, che nessuno avvertisse l’accozzaglia di troppi ‘bisogno’ che le si era appiccicata addosso” quel “troppi ‘bisogno’” fa un po’ storcere il naso. Seppure è tra virgolette e ho capito perché, a me suona male al singolare, in tutta onestà. Ma si tratta di una scelta stilistica che rimane in mano tua e in base ai tuoi gusti. 
In “D’altronde, perché denudarsi? perché mostrarsi debole? perché ammettere d’essere lì poiché colpevole d’aver amato?” ci vuole la P maiuscola nei “Perché” che vengono dopo il punto interrogativo. 
“Il lui a cui era destinato” suonerebbe più fluido come “il lui cui era destinato”. “Cui” è il derivato in italiano del latino “cui”, forma dativa del pronome relativo “qui” e dunque vuol dire “al quale”. Capisci che “a al quale” è ridondante, seppure in italiano la forma “a cui” sia ormai tollerata per forza d’uso, perché, insomma si dice spesso, soprattutto quando “cui” e basta suona troppo aulico (ma dato lo stile alto di tutti il tuo scritto, non c’era questo problema). 
In “Percorreva gli stessi corridoi da anni, e lo sapeva, che forse qualcuno diceva: ha qualcosa addosso, come una specie di infelicità” ci sono problemi con la punteggiatura. Ho provato anche a rileggere la frase a voce alta per capire se le virgole erano messe apposta per creare un certo ritmo. Ma se è così, mi sfugge. A me sembra che le virgole come sono ora creino l’inciso “e lo sapeva” che non ha senso di essere tale, dato che il verbo “sapeva” regge quel “che forse qualcuno diceva” e quindi non può stare in inciso! Potresti considerare la versione “Percorreva gli stessi corridoi da anni e lo sapeva che, forse, qualcuno diceva: ha qualcosa addosso, come una specie di infelicità” o la versione “Percorreva gli stessi corridoi da anni, e lo sapeva che forse qualcuno diceva: ha qualcosa addosso, come una specie di infelicità”. 
Nonostante le incertezze che ho contato sopra nel campo grammaticale, lo stile rimane gradevolissimo e scorrevole. 
Il punto di forza è sicuramente il fatto che non sprechi una parola e non fai distrarre mai il lettore raccontando cose che non sia incisive e pertinenti. 
Prendi questa parte: “Una domanda, quella, che risaliva a molti anni prima, a quand’ancora non v’erano rughe a solcare il suo volto e non v’erano fila grigiastre nei capelli scuri. Eppure, la ricordava perfettamente, come se fosse stato un quesito vecchio di ore e non di un insieme gigantesco di giorni”. Se fossi stata una pessima scrittrice avresti usato un banale “a quando era ancora giovane”, ma, siccome sei in grado di creare immagini concrete e non perderti nell’astratto, fai questo zoom su due dettagli rivelatori, il colore dei capelli e le rughe che non solcavano il volto. Questo basta a farci capire che ci riferiamo a quando Minerva era giovane e al tempo stesso ci dà una descrizione del suo viso di adesso. La seconda parte del discorso che ho citato è lì perche “un insieme gigantesco di giorni” è un esempio di lodevole scelta lessicale. Lungi dal buttarti su espressioni fatte tipo “un’eternità” o “un sacco di tempo”, crei questa lieve allitterazione molto gradevole alla pronuncia e visualmente forte: un insieme di giorni che non è lungo, è “gigantesco”, come un mostro, come qualcosa che fa paura, come qualcosa di solido. 
Se da una parte la storia nel complesso mi piace perché ci dà una prospettiva nuova e umana sulla granitica Minerva, d’altra parte non posso fare a meno di considerare che questo lato di innamorata delusa esula da quello che sappiamo dai libri e sfida un po’ i limiti dell’IC. Non ci viene mai detto dalla Row nei libri (e non sto parlando di rivelazioni extra post libro) che Minerva non abbia potuto confessare il suo amore a un uomo con cui non avrebbe comunque potuto stare e quindi questa storia che fa da antefatto alla tua flash ci giunge nuova e rimane un po’ troppo vaga per risuonare col lettore. 
Mi viene da chiedermi perché i due non potessero stare insieme e il tutto non è specificato. Mi viene da chiedermi anche se sia possibile che tutta l’impassibilità della McGranitt si possa far risalire a un amore infelice di decenni prima, come è implicito qui. 
Credo che Minerva sia un personaggio molto complesso e, se anche tra tutte le sfumature del suo personaggio può starci anche quella di innamorata disillusa, comunque è difficile immaginarsi che gli studenti di Hogwarts la rappresentino come una con una sorta di tristezza addosso, che nei corridoi si vada dicendo questo di lei. Per come l’abbiamo sempre vista nei libri, viene difficile improvvisamente associarle questa nuova apparenza, pensare che le espressioni severe siano solo la maschera per nascondere un cuore infranto da un uomo tanti anni prima. 
Ho anche un piccolo appunto sull’originalità della trama, che è comunque piuttosto soggettivo. In generale trovo che usare scene davanti allo specchio come scusa per descrivere l’aspetto di un personaggio, sia un trucco narrativo banale, usurato. Con questo non voglio togliere niente alla bellezza delle tue descrizioni, solo farti notare che in genere quando un autore non sa come introdurre la descrizione fisica di un personaggio dal cui punto di vista vediamo la storia, o lo mette davanti allo specchio o lo fa parlare con qualcuno che ne ammira/critica l’aspetto. In questo senso, non sei stata molto originale. 
Per il resto, ripeto, vedere Minerva distrutta dal rimpianto e dalla nostalgia per un amore perduto, è qualcosa di inusuale. Inoltre la trama è ben costruita come alternanza di passato (il dialogo con Silente, quell’“amo” detto anni prima…) e presente, iniziando con una domanda di Silente, proseguendo con la risposta di Minerva, finendo con la replica di Silente. I tre passi del dialogo passato scandiscono la narrazione e spezzano il discorso indiretto, che altrimenti rischierebbe di diventare troppo pesante. 
Alla fine dei conti ho comunque letto molto volentieri questa storia e la trovo ben scritta ed elegante, solo non molto plausibile per come vedo Minerva. 
Sei stata bravissima nel creare una storia in cui il personaggio di cui si parla possa plausibilmente portarsi addosso qualcosa, come una specie d’infelicità. Riconosco che non era una citazione facile perché sembra chiara a prima lettura, ma in realtà a ben pensarci è molto ambigua. Come si fa ad avere addosso una specie d’infelicità? Tu ci hai dato un ottimo esempio di come. Ad esempio nascondendo sotto un volto austero e irremovibile, la traccia di una nostalgia e di un rimpianto vecchi di anni. L’idea era proprio quella che non fosse una tristezza visibile, ma qualcosa che lascia un’impressione. 
Una storia bellissima. Grazie di averla fatta partecipare al mio contest!

Recensore Veterano

Accidenti se scrivi bene!! :D No c'è niente di meglio che leggere storie come questa prima di andare a dormire ^^
Ho sempre trovato Minerva un bel personaggio, anche se nei libri, ahimè, c'era troppo poco per conoscerla meglio; ma a questa terribile mancanza hanno posto rimedio le rivelazioni di Pottermore (e a tal proposito, sono ferma ancora al primo libro: chissà cosa tutto si è scoperto su di lei e sugli altri personaggi!), e quando le lessi rimasi con gli occhi a forma di stella, tipo manga! Povera Minerva, che passato triste =( Anche io probabilmente, se fossi stata una studentessa di Hogwarts, avrei avuto come la sensazione che fosse una sorta di donna-robot, che non prova particolari sentimenti ed è immune alla sofferenza. E, in effetti, è un po' quello che si pensa realmente dei professori, degli adulti in generale; come fossero nati vecchi e non avessero avuto anch'essi un passato, un primo amore, una prima delusione, la morte di qualcuno caro. E' quasi strano pensarci!
L'hai caratterizzata molto bene, è una Minerva che mi piace molto =) Anche questo breve dialogo che ha avuto con Silente, un dialogo apparentemente serio e tranquillo ma pieno di parole non dette e che, secondo me, Silente riesce a intuire.
A proposito di stile, l'ho apprezzato molto! Per fare qualche esempio, mi piace sempre vedere ogni tanto un "v'erano" o "vi erano" anziché il classico "c'erano"; e poi la giusta insistenza su certe parole, oppure "e non un insieme gigantesco di giorni": è un modo decisamente più originale di definire il passare del tempo ;)
Complimenti!

Recensore Master

Ciao cara! *.* Eccomi qui a recensire questa bellissima flash, a cui - tra le altre cose - va il merito di avermi incuriosita sul contest a cui partecipa e di avermi fatta iscrivere, dato che adoro avere una concorrenza di un certo tipo! Bene, tornando alla storia, mi complimento subito per lo stile: hai un modo di catturare certi momenti e imprimerli 'sulla carta' che fa spavento, da tanto che è vivido! Sul serio, riesci a rendere tutto realistico e con te trovo sempre semplice immaginare le scene descritte, è come avere un film dentro la testa! *.* Tra le altre cose, Minerva è uno dei personaggi che mi piace meno, non a livello di saga perché è davvero fantastica, ma a livello di fanfiction è una su cui non scriverei mai. Tuttavia, devo dire che sei riuscita a farmela piacere - devi avere un vero e proprio talento per queste cose, perché mi è già capitato diverse volte che tu scegliessi personaggi per me insignificanti e me li facessi amare! La citazione è calzantissima - molto d'effetto la ripresa finale -, in effetti Minerva ha questa specie di infelicità addosso, che poi è ciò che la rende così inflessibile e austera, a parer mio. Ho adorato che tu l'abbia ricollegata all'amore da cui è scappata da giovane ("Allora era fuggita: fuggita dall'amore, e fuggita per sempre."), è una frase splendida. C'è sempre una punta di amarezza nelle tue storie che mi fa diventare decisamente malinconica... Beh, comunque, ti faccio ancora tanti complimenti per questa bella flash e un in bocca al lupo per il contest!! Alla prossima recensione, un bacio, Mary

Recensore Junior

Okay, ormai è inutile ripeterti quanto adori te e le tue storie. Scusa l'enorme ritardo, l'avevo già letta ma a causa di alcune complicazioni mi sono ridotta a recensire solo ora. Perdono ç_ç Comunque, non perdiamoci in chiacchiere intuili! La storia, oltre che a piacermi un casino, mi ha colpita tantissimo. Vuoi che Minerva è uno dei personaggi ( secondo me) migliori della saga, vuoi che tu riesci sempre a racchiudere in poche parole un messaggio e a farlo arrivare prontamente a destinazione. Come al solito sei riuscita a mettere su "carta"  un'idea molto originale! E' una delle poche storie sul passato di Minerva che ho trovato davvero fantastiche! Ho amato questa combinazione tra il ricordo del suo colloquio con Silente e tra quello dell'amore che ha provato da giovane per un Babbano, da cui poi è fuggita a causa del suo essere strega. E ho apprezzato tantissimo questa scelta di parlare di Minerva e del suo tormento per un futuro a cui è stata costretta a rinunciare. In conclusione, posso dire che (come sempre u.u) sei stata fantastica *-* Non vedo l'ora di leggere i tuoi prossimi lavori! *-* Alla prossima! C:
Hono