Ciao ashes_,
Questa tua flashfic mi ha colpito tanto.
Lasci senza fiato, e senza via d’uscita, chi legge la tua storia. Il dolore esce dalle righe, come un male che evapora. C’è il dolore della violenza subita, quello della madre, quello della vergogna, quello del parto. C’è l’evidenza di una “creatura nata nera” che dovrà portare, probabilmente, il suo fardello di sofferenza per tutta la vita, come la donna che l’ha appena partorita.
C’è il dolore della guerra e c’è l’illusione che i buoni siano sempre buoni e i cattivi sempre cattivi. La guerra non vince mai, è sempre balorda.
Queste frasi corte, quasi tranciate, spezzate, sono singhiozzi di immagini, di urla, di suppliche. L’epilogo è questa frase scritta in gergo dialettale, che condensa ancora di più questo flusso crescente di pena e angoscia che si avverte, sulla pelle. Le “marocchinate” sono state un capitolo funesto della nostra storia e purtroppo sono sconosciute. Quest’anno sono settant’anni che questo scempio è stato compiuto: dare respiro a questi fatti vuol dire darne memoria, e rendere, purtroppo solo virtualmente, giustizia a vittime che ebbero l’unica colpa di trovarsi nella loro terra, e nelle loro case, quando i gourmiers invasero, come cavallette inferocite, i loro corpi, soprattutto i loro corpi.
Complimenti, non è facile, in così poche parole, riuscire a trasmettere tutto quel dolore.
eb |