Che strana questa ff.
Come spaccata in due, come quei film alla francese che hanno una scena immobile a metà narrazione e ti sballottolano un attimo, mentre cerchi di riprendere il filo della narrazione.
L'inizio è leggero, scanzonato, quasi ammiccante nel fare entrare il lettore nell'ambientazione, strizzandogli l'occhio come si fa con i bambini quando si dice: "la vuoi vedere una cosa bella?" e li si porta a scoprire la tana in cui la gatta ha fatto i cuccioli, o qualche oggetto insolito che appartiene alla famiglia da tempo immemorabile.
E' stato suggestivo avventurarsi in questo angolo di Grecia, con la sensazione di scoprire qualcosa destinato a pochi eletti. Mi piace la caratterizzazione dei personaggi, la scelta dei nomi, questo mischiarsi continuo tra attuale ed antico.
E poi la scena cambia all'improvviso. Il sipario si alza e ci troviamo su una strada rovente e polveros. Mi è parso davvero di vederla, col suo frinire di cicale e l'aria immobile e soffocante. E Death Mask è decisamente diverso da tutti i personaggi paciosi ed alla mano che hai mostrato fino a quel punto.
Contrasta con stridore, è un brusco cambio di registro. Nonostante gli abiti moderni ed il cattivo umore da sudore, non ci riesce proprio a sembrare ugualmente umano.
Infatti è molto più facile inquadrarlo nel suo dialogo con Saga, o nella vestizione dell'armatura, gioiello che decisamente ama più di qualsiasi altra cosa o persona sulla faccia (polverosa) della terra.
Mi è piaciuto il modo in cui inquadri le sue mani insanguinate: niente trionfo da folle, niente rimorso divorante.
Lui è ciò che è, e nient'altro. E ci si immerge con lucida coscienza, esattamente come nell'acqua gelida della vasca. |