Ebbene, ci sono. Francamente non so cosa verrà fuori da questa recensione: ho riletto la storia una seconda volta, ma sono giorni che ci rumino e ci ri-rumino, quindi non credo di riuscire a dire tutto quello che mi ha trasmesso e quello che ho capito. Forse non ci sarebbe spazio. Ed è lunga solo perché ho copia-incollato tutto: non potrei, ma a volte sento che certe frasi sono belle così, senza bisogno di essere spiegate, limpide e perfette.
In generale, ehm, hai presente quando dissi che Anthurium era la più bella che avevi scritto e che And Those Who Were Seen Dancing aveva uno stile più maturo? Gnah. QUESTA è la più bella, e vedo molto bene il legame con La seduzione del sottosuolo, non solo nei dettagli ripresi o nel fatto che si parta da Tom bambino o che ancora compaia il tema della solitudine, ma anche nella forma: è semplice dove Anthurium e la Hannigram erano sceniche e teatrali e macabre; questa è delicata, e non spaventa, ma fa di sicuro più male.
Partiamo da Harry. È bellissimo. L’ho fatta leggere ad una mia amica, cui è piaciuta ma che mi ha detto che secondo lei Harry non avrebbe reagito così nel lungo termine. Non ce lo vede a pensare al suicidio, non ce lo vede ad intristirsi, e sai cosa?, che ha ragione perché, se stiamo a zia Row, diciannove anni non hanno scalfito il suo “andare avanti sempre e comunque”, da duro&puro, e poi ne ha passate tante, non mollerebbe perché non ha mai mollato. A me come visione non è che piaccia tanto, forse perché mi piace dare a Harry sfumature di carattere che non gli appartengono, forse perché a me i personaggi troppo bianchi stufano. Credo che il bello delle ff sia proprio farli evolvere partendo dall’IC, e con Harry riesce benissimo perché sappiamo tutto di lui, conosciamo sfaccettature su sfaccettature in sette libri dal suo pov. È un personaggio molto sottovalutato in canon.
Beh, dicevo ieri su Facebook che mi ha dato l’idea di un Remus Lupin, magari con quella spruzzata di Sirius: da giovani tutti Malandrini, e da adulti a rimpiangere la gioventù; Remus è uno dei personaggi con l’aura più nostalgica che la Row ci abbia dato, e Sirius con la sua Sindrome di Peter Pan post-Azkaban e quel suo rivedere James in Harry fa quasi pena, a volte. Uomini che, se non c’è nulla per cui combattere, perdono lo stimolo – Remus sempre più rassegnato alla sua emarginazione, e guarda come invece ha combattuto quando è tornata la guerra; Sirius che è marcito in carcere e che poi voleva addirittura autodistruggersi per vendetta, e guarda com’è morto, ridendo nel duello. Harry, alla fine, è un Malandrino. Forse anche suo padre avrebbe vissuto qualcosa di simile, se fosse sopravvissuto: sono caratteri forti finché esiste un ideale che li tenga in piedi, ricercano il brivido.
Paradossalmente, hai trasformato un personaggio eroico, altruista e combattivo in un personaggio egoista, depresso e apatico, e l’hai fatto in un modo così insinuante, curato che non può non apparire credibile. È una depressione dolce, una che non può rivelare perché sarebbe un ingrato, dalla vita ha avuto tutto e le foto di famiglia lo testimoniano, e non è forse la cosa più terribile della solitudine, il ritrovarsi soli in mezzo alla gente? Sapeva già dai tempi della scuola com’era essere guardato senza essere visto, la gente giudica, i giornali mentono, sono pochi gli amici su cui puoi contare, e lo sa bene che se avesse perso la guerra avrebbero maledetto le sue foto sul quotidiano, ma qui è peggio, non ha altri che se stesso a poter capire. Mi viene in mente una canzone dei The Cure che dice tipo ‘sommerso per sempre in una folla felice’. Quasi quasi si sente in colpa per i pensieri cupi che gli vengono, e non li dice a nessuno perché non ha mai fatto carico agli altri dei suoi problemi, e intanto cerca una via di fuga, una possibilità, un qualcosa. Non ha più che vaghi ricordi della guerra, di ciò per cui ha lottato, e la vita che ha ora, da padre di famiglia, gli sembra quasi separata rispetto a quella di prima, la quale è simile alla vita di un estraneo. Certo è che la routine non lo aiuta, lo deprime ancora di più, così come l’allontanamento dei figli, quest’Albus che un po’ rispecchia chi vorrebbe ancora essere (sembra lui da ragazzo, infatti, e il finale con l’Expelliarmus lo sottolinea: Harry si tramuta nel cattivo, Albus diventa Harry l’eroe), che Tom un po’ gli ricorda in una versione distorta.
Così Harry entra nell’Archivio di guerra, una sorta di museo della memoria, dove chi non le ha vissute può cercare d’immaginarle, dove chi le ha vissuto può ricordarle. “Alla fine della guerra si sezionano i ricordi, si aprono e si sviscerano – si cerca di capire perché.” > Francamente? Anche nei primi tempi in cui Harry vede Tom cerca di analizzarlo in questo modo clinico, cerca di valutarlo con distacco e sprezzo e al massimo un po’ di pena (solo che non ci riesce). E mentre Harry cammina guardando gli oggetti archiviati, non riesce a piangere perché è tutto così lontano, e soprattutto rimpiange di non essere morto in guerra, da giovane, come Sirius e i suoi genitori e Remus e Tonks.
Direi che i grandi temi di questa storia sono il trascorrere del tempo (invecchiare principalmente, ma anche il fatto che chi è vecchio e non ha guerra da combattere né vita da vivere abbia ‘tutto il tempo del mondo’) e la solitudine, sia la sua che quella di Tom.
La sezione dedicata a Tom Riddle, quel nome così comune che potrebbe appartenere a chiunque, anche ad un bambino (sono considerazioni che si trovano spesso nelle TomHarry, ma hai un modo tutto tuo di non farle apparire cliché), non gli fa più paura, non gli suscita più lo stesso odio, proprio perché il tempo diluisce le emozioni, anche le più forti. O forse perché Harry arriva a capire di più, con l’età, a riflettere di più sulle cose rispetto a quand’era ragazzo, ed è piuttosto inutile odiare un morto, no? Uno che ha già pagato, che sta pagando – perché Voldemort sarà per sempre nel limbo, né vivo né morto, a soffrire.
E gli Horcrux, l’identificazione con uno di essi… anche questa è una considerazione che compare spesso, più nelle HarryMort, ma ho adorato come l’hai messa giù: “Una piccola parte di lui pensa che il suo posto sia dall’altra parte del vetro, con loro – nudo sullo scaffale gelido, rotto e usato per sempre.”
Bellissimi gli sprazzi di descrizioni sui possessi di Lord Voldemort. Ci si chiede che cosa siano, a cosa siano serviti, e lo rispecchiano moltissimo, Oscuro e spezzato. La scrivi una shot su Voldemort?
Preleva le fiale quasi senza capirne il motivo. “Forse per salvarle. Brillavano ed erano bianche e tutto intorno solo silenzio. Un po’ come un bambino abbandonato in un cimitero che aspetta seduto su una panchina, facendo dondolare le gambette magre – sarebbe stato sbagliato lasciarle lì.” Ecco che accenni per la seconda volta alla compassione di Harry per Voldemort, o per Tom. Vuole sbagliare, le preleva consapevole che prima o poi le guarderà, accadrà, e si autoconvince che le abbia prese così, solo per un simbolo. Capisce di non provare più rabbia, almeno.
Quando entra nel bacile del Pensatoio e ripeti la metafora del cadere, sembra quasi che si lasci andare, un atto passivo. Lasciarsi cadere. È semplice perché basta poco, si va per inerzia, è un attimo.
E lì ritrova la sua giovinezza. “La fine di un’anestesia. In gola ha emozioni che sanno di sabbia. Se le ricorda, si ricorda questo. Questo lutto sempre nuovo stretto nei pugni chiusi e questa speranza serrata negli occhi.” Giovinezza che non è solo vigore fisico, ma anche speranza, combattività: è un po’ come se ritornasse il vecchio Harry. La prima cosa che uno pensa quando vede Tom che sta facendo qualcosa è chiedersi cosa con un senso d’inquietudine, accompagnato dalle riflessioni di Harry sul fatto che Riddle è sempre stato sbagliato, “È una curiosità morbosa, la sua, il desiderio di poter accarezzare le deformità del male e in modo distaccato osservare, Io non sono così.” Tenta di autoconvincersi di questo, ancor più quando scopre che Tom sta innocentemente cercando di riaggiustare una conchiglia.
Harry riesce a sentire le sue emozioni e sensazioni perché vibrano nell’aria e perché un tempo gli appartenevano come gli apparteneva il frammento d’anima di Voldemort dentro di sé, riesce a capirle, anche, e a compatirle, e si sforza di chiamarla pietà, disgusto, si sforza di chiamarlo odio, anche se non è così.
Ogni volta Harry deve ricordarsi di uscire dal Pensatoio e tornare al reale, anche se non vorrebbe, è come se ci si trascinasse, come se cercasse nel profumo dei capelli di sua moglie un motivo per tornare indietro. Non vuole. I ricordi sono fatti di suoni e vigore, il presente di vecchiaia, solitudine e silenzio.
Lo scopo di Harry è riaggiustare la conchiglia, riaggiustare Tom, di modo che siano ‘brutti nel modo giusto’, perché anche se Tom non piange, ‘l’aria trema’. È questo che adoro del tuo piccolo Tom: le emozioni non si vedono, non sono spiegate, ma ci sono, sono nascoste e bisogna cercarle tra le righe. Adoro anche che non abbia intonazione nel fare domande: anch’io lo immagino così, una tela bianca amorale, dove i sentimenti negativi stanno appena sui bordi ed esplodono solo qualche volta; uno che non riesce ad immaginare una stanza piena, ma solo vuota e candida, il nulla.
Beh, all’inizio no, all’inizio non vuole ‘aggiustarlo’, tenta di soffocarlo: è così terribilmente OOC un Harry che strangola un bambino di sei anni, ed è così terribilmente IC che lo strangoli perché diverrà Voldemort e sente l’odio bruciargli nelle vene come una volta. Non fa altro che inseguire il se stesso di prima, al solito.
[La musica lontana preme contro i vetri: Tom ha sempre saputo, dentro di sé, di essere vivo per errore, di essere stato progettato per rimanere un’Idea, non per queste forme e queste ombre, non per questi cinque sensi contraffatti e carne e sangue e organi, non per questo terrore di ritornare a essere nulla, e perciò non è di certo una sorpresa – se lo aspettava già da tempo, qualcuno che se ne accorgesse, TU NON DOVRESTI ESITERE, qualcuno che venisse a strangolarlo. Come non accorgersene, quando gli altri orfani sono stati creati per vivereridere e vengono adottati, uno a uno, quando sono così buoni e scodinzolano a comando? I cani con la rabbia, consigliano, bisogna sopprimerli presto, perché poi non bisogna lamentarsi se mordono e infettano e leccano via il sangue dall’asfalto] >> oddio, è stupenda, ad una prima pensavo che con l’anima di Voldemort che spariva, lui perdesse il Serpentese e tutto, di conseguenza anche i ricordi di Voldemort dovrebbero essere spariti. Però poi spieghi che le sensazioni di Tom l’hanno ‘contaminato’, e immagino tu l’abbia intesa tipo un trauma irrisolto: non si può dimenticare quella che tanto a lungo è stata una parte di sé, è come un arto amputato che ancora si riesce a percepire. Il terrore di Tom di tornare nel nulla è *______* Avvicina tantissimo i personaggi, perché amplifica la solitudine di Tom.
“Il cuore è il più profondo degli strumenti a corda”. A parte ricordarmi Hannibal per una strana associazione d’idee, questa frase esprime in un’istantanea ciò che hai già scritto, l’equivalenza tra suoni/rumori ed emozioni nell’universo dei ricordi. Adoro *___* Quando ti dicevo che a me il simbolismo non piace, intendevo il simbolismo troppo criptico: nella shot su Hannibal dovevo rileggermi le frasi due volte per coglierne il senso esatto. Qui è tutto molto chiaro, intuitivo, ridotto all’osso, e l’adoro.
Quando gli regala la conchiglia *___* e Tom è più sorpreso di un regalo che di un uomo che tenta di strozzarlo DDD: Mi ricorda moltissimo un bambino autistico.
“A volte abbiamo bisogno di qualcuno che ci veda. Allora scegliamo una persona.”
A volte c’è una profezia e qualcuno deve morire, e allora un uomo con il cuore atrofizzato e gli occhi troppo grandi tira una monetina e sceglie una delle due famiglie, uccide il padre per primo e della madre calpesta il cadavere con la bocca ancora aperta e c’è un neonato che piange, avrà una cicatrice. L’ha scelto lui.
“E hai scelto me,” Tom inarca le sopracciglia, un’espressione troppo adulta.
Harry annuisce e lo sente tutto, l’odio, e una strana dolcezza, e un sorriso amaro.
“E ho scelto te.”
Il mostro che ucciderà i suoi genitori, il mostro che nasconde scatole di tesori fragili sul fondo dell’armadio.
Non ce la faccio a commentarti, è inutile D: mi diventa un copia-incolla dell’intera storia D:
Non solo la conchiglia è la metafora di Tom, è anche una sua prima conquista, piccola e tenera e in un certo senso ‘salvare’ una conchiglia è bello da parte sua, capito? È per questo che Harry prova dolcezza nel guardarlo, perché alla fine è piccolo.
Harry che fa esperimenti con il bacile, che si diverte ad essere dio, Harry che spera che i ricordi diventino realtà per riavere indietro se stesso e un surrogato filiale. Tom che, come ne La seduzione, teme di essere pazzo.
Quando gli dice di trovarsi un nuovo nome, e Tom ribatte, in un modo terribilmente maturo e migliore di come sarà da adulto, che lui non ne ha bisogno perché lui è ‘lui’. Ho colto un riferimento a Ginny nell’insetto che il bambino uccide senza crudeltà, con appena un po’ di curiosità e poi nulla, sappilo, perché in Anthurium la paragoni a qualcosa che ‘striscia’.
[Tom ruba solo oggetti inutili ma preziosi, solo ciò che i proprietari cercheranno fino a crollare; Tom odia giocare e affila il suo disprezzo in armi sottili; Tom fa suicidare le farfalle, le sfiora con un dito dopo averle fatte posare sulla tela di un ragno e la polvere colorata che gli sporca la punta delle dita è la prova inconfutabile del suo potere; Tom salva le conchiglie dall’alta marea; Tom lo chiama Fantasma e gli spiega come cantino i serpenti; Tom nasconde dietro il vuoto che ha negli occhi il terrore di ritornare Nulla] *____* continuo ad amarti profondamente per cose del genere *___* ha un sacco di sfaccettature: uccide senza rimorso ma senza crudeltà, per testare il suo potere, e intanto salva conchiglie, forse perché gli somigliano, perché sono belle e gli altri si divertono a romperle e lui è ‘speciale’ e gli altri lo emarginano.
ricorda la mattina in cui Tom gli aveva quasi confessato la sua paura; non c’erano stati sussurri tra le altalene o il rumore di scogli sotto il mare – semplicemente Tom aveva sette anni e ancora nessun nome, aveva schiuso le labbra pallide e aveva detto al soffitto, “Cosa si prova a non esistere, Fantasma?” >> la paura di non esistere per un Tom-ricordo, la paura della morte per un Tom reale… Tom ha paura che qualcuno lo uccida perché si vede sbagliato lui in primis, sempre come nella scorsa shot…
Perché il terzo errore di Silente è quello di incendiare l’armadio.
Non c’è più nessuna rabbia, poi, solo un silenzio immenso e, bassissimo, il fruscio straziante di conchiglie che bruciano. >> uccidimi oooora
È un incantesimo di difesa fondamentale,” sottolinea Harry, e cerca di trovare un sinonimo che possa mostrare a Tom tutti i suoi errori e la mattina in cui sono odiati e uccisi, i suoi occhi terrorizzati quando è crollato. >> questa è l’ultima volta in cui Harry spera di poter cambiare Tom, anche se non può cambiare il passato. Perché poi i ricordi sono andati perduti e non so se compatire più Tom che lo aspetta in stazione e che crescendo solo si sente tradito e lo odia o Harry che rasenta l’isteria con Ginny e litiga col figlio perché è cresciuto senza il suo permesso.
Harry avrebbe voluto guardare le labbra di Tom sibilare promesse al Basilisco; non lo avrebbe fermato, avrebbe osservato i suoi occhi illuminarsi dal trionfo davanti a un corpo senza vita e gli sarebbe stato vicino, mentre si strappava l’anima a metà con il volto deformato dal dolore, sempre meno umano, sempre più vicino al progetto originario – Harry gli avrebbe stretto la mano con le sue dita da fantasma. > è amore *_________________*
Il momento in cui si rivedono e non ci sono più rumori perché Tom non prova nulla, e i vetri che vanno in frantumi quando nota Harry e come cerca di ucciderlo e come Harry apre le braccia aspettando perché se lo merita…
Harry odia Tom, se lo ricorda all’improvviso; lo odia con tutto se stesso perché è un mostro sporco di vittime e guerre e schiaccia gli insetti tra le dita, ha ucciso i suoi genitori, gli ha reso la vita un inferno.
[“I serpenti non vedono il blu,” sussurra Tom, accarezzando piano una biscia d’acqua sul retro dell’orfanotrofio, “perciò ti ascolteranno, se cercherai di spiegar loro di che colore sia il cielo-”]
ANCH’IO ODIOAMO TE, PROFONDAMENTE
È come se Harry scegliesse per tutto il tempo di fare cose può permettersi di fare solo perché può, perché perseverare nell’errore non è un peccato se sono solo ricordi e non possono influire sul reale, ignorando il fatto che stanno influendo su di lui. Il pensiero che davvero avrebbe potuto stare vicino a Tom e cambiarlo in meglio almeno nel Pensatoio è comunque straziante, sia per lui che per me. Quando Tom inizia a sfruttarlo, Harry accondiscende sempre perché alla fine vuole vederlo felice, come un padre col figlio, non riesce a negargli un bacio, anche se sa che Tom lo reputa patetico.
Adoro il gioco di menzogne che nasce tra loro. Recitano una parte, Harry sa che Tom recita e si lascia manipolare, Tom ottiene le sue informazioni e gli dona l’affetto di cui ha bisogno. Tom lo sta baciando perché pensa sia ciò che Harry desidera. (…)Risponderebbe al bacio perché ci sono persone che non può permettersi di perdere. Se non fosse così sbagliata, Harry troverebbe la situazione esilarante – Tom disposto a questo pur di avere un ‘sì’, e lui disposto a questo pur di non dover dare un ‘no’.
Dovrà rovinare tutto e vorrebbe non sentire quel piacevole guizzo di anticipazione lungo la schiena. [Tom capirà che Riddle è solo un verme, una nullità – Tom capirà di meritarsi un padre migliore] >> questa la prima volta che l’ho letta mi era sfuggita! Cioè sì era evidente che Harry volesse essergli una specie di padre e volesse il suo amore, ma uhhh, come ha potuto sfuggirmi? D’altronde forse l’omicidio dei Riddle è quello più ‘comprensibile’, quello più motivato, il padre l’ha abbandonato e Harry è tanto egoista da reputarsi migliore. Ecco in cosa vuole manipolarlo, alla fine Harry vuole che Tom dimentichi suo padre perché così potrà avere lui.
Ogni tanto, tra le pareti scrostate della vecchia camera dell’orfanotrofio, Tom lo bacia.
Ogni tanto, seduti sul letto sfondato, Tom gli dice Grazie, e Harry sa che significa Non sei forse qui perché tieni a me? Per questo c’è un’ombra di disprezzo, Non sei forse qui perché mi ami?.
Harry si lascia manipolare perché è solo un Fantasma e non c’è nessun crimine quando la vittima è consenziente.
E poi questa, questa:
Tom Riddle sarebbe il futuro di Tom se Tom non fosse un mostro: cinquantenne, mediocre, un parassita tremante che punta un fucile carico contro un ragazzo armato di bacchetta.
Meno male che Tom è un mostro.
Qui c’è proprio il mutamento di Harry… Harry voleva cambiare Tom all’inizio, ma è Tom a cambiare lui, perché c’è quest’orgoglio assurdo che prova sempre per lui, come un padre per i successi del figlio.
“Quando Harry sbatte le palpebre, nella stanza non rimane nessuno. Se non i cadaveri della famiglia Riddle esposti sulla tavola come un banchetto, se non Tom che lo sta baciando con ferocia, ed Harry pensa quasi che sia sincero, non c’è alcun motivo di mentire in una stanza che profuma di morte; Tom lo sta baciando fino a fargli sanguinare le labbra e Harry pensa quasi che non ci sia niente di male nel baciare un figlio dopo aver ucciso un padre, affonda le sue dita da fantasma nei capelli scuri di Tom, e si sente estasiato, e [non pensa alle foto sul comodino, è un ingrato] si sente felice.” >> Oddio questa parte poi mi ha devastata! Harry che insegna a Tom l’incantesimo che gli permette di disarmare suo padre per poi ucciderlo, ohhh, un padre surrogato che bacia il figlio surrogato in un gioco di bugie che sembrano verità, ohhh, il romanticismo!
“Lo guarderò uccidere i miei genitori, pensa e vorrebbe sentire qualcosa, vorrebbe sentirsi disgustato, essere di nuovo un Grifondoro e lottare – ma sul treno che lo porterà a casa non ha nessun Horcrux, non ha nulla nel petto, se non un cuore inutile.
Lascerò che mi baci nella camera da letto dei miei genitori.” <3 <3 <3
Naturalmente a questo punto, drogando Ginny e vivendo nel passato, Harry ha perso il contatto con la realtà né gli importa di tornare ancora alla sua vita, il Pensatoio è un’ossessione e quando Ginny lo scopre è stranissimo, capisce che ha sbagliato ma, come un bambino testardo, non vuole che glielo si impedisca, non si rende conto che non è Ginny ad essere diversa, ma lui. Quando il Pensatoio si rompe è come se Harry uccidesse Tom una seconda volta, solo che non è più l’odiato Voldemort, ma un figlio, e il pensiero di avergli fatto così male, di aver realizzato la sorte che più di tutte lo spaventava, lo annienta e lo fa infuriare. Forse è proprio mentre solleva la bacchetta per uccidere sua moglie che l’Harry del presente è simile al vecchio Harry, in una copia distorta e crudele. Poi arriva Albus e lo salva, ma facendolo lo condanna, e Harry si rivede così tanto in lui come dovrebbe essere, com’era giusto che fosse, vede in lui tutto il suo passato e si chiede chi è l’uomo a terra che fa la parte del cattivo. Addirittura, mi chiedo se Harry abbia voluto tutto sto gran bene a suo figlio e se non l’abbia voluto vicino solo per mero egoismo, c’è sempre qualcosa di egoista nell’amore molto forte, se non l’abbia solo invidiato perché ancora giovane mentre lui è vecchio, chissà…
Harry piange, ma piange per se stesso, più che altro, forse per Tom: forse si rende conto solo ora quanto ci tiene. E poi gli rimane solo il vuoto, il nulla, il bianco, perché è come svuotato dell’affetto per Ginny e Albus, non è certo a loro che rivolge i suoi ultimi pensieri prima del suicidio. Si lascia andare sotto il treno come si era lasciato andare tra i ricordi, per inerzia, perché è facile, perché può, e perché sente che è il modo giusto per concludere.
D’altronde, la Profezia parla chiaro. |