Oddio! Piccolo…mi si è stretto il cuore leggendo questo componimento, davvero.
Sei stata bravissima a tratteggiare una giornata qualunque del piccolo Naruto, rendendo manifeste le sue abitudini, dando perfettamente l’idea dell'ambiente in cui vive e delle condizioni in cui versa, a livello sia materiale sia sociale.
Hai saputo descrivere i luoghi dell’infanzia di Naruto visti con gli occhi dello stesso protagonista e, così, hai fatto trapelare la sua noncuranza e la sua disincantata abitudine nel giostrarsi tra la gestione della sua vita e la spasmodica ricerca di ricevere attenzioni.
Aldilà di quel che tutti conosciamo di questo personaggio e in merito esclusivamente al tuo racconto, ho “visto” un bambino solo, un piccolo ometto che trascina avanti la propria esistenza in balia degli eventi, forte del suo essere ben avvezzo ad essere l’elemento indesiderato del suo villaggio, se non addirittura il rifiuto di esso.
Qui ho trovato un bimbo smaliziato, un individuo di soli dieci anni abituato alla condizione impostagli dalla società prima che nascesse, una personcina talmente assuefatta a quella condotta esistenziale da non provare più nemmeno dolore per essa né tormento interiore, una creaturina di soli dieci anni già troppo disincantata, ma quando l’unica realtà che si conosce è intrisa di sofferenza, alla fine ci si fa l’abitudine ed essa diviene la sola realtà che si conosce e in cui ci si sente a proprio agio.
Chi cammina nel buio cerca la luce, ma solo nell’oscurità si sente “a casa”, per questo le persone sfortunate che hanno sofferto tanto, anche se ottengono un riscatto sociale e riescono a stabilire legami importanti, continuano ad avere un velo di tristezza e di consapevolezza negli occhi e dentro di sé.
Il piccolo Naruto non aveva nemmeno atteso l’arrivo del suo compleanno – tutti i bambini felici lo fanno – ed era dedito a trascorrere le giornate senza uno scopo né una direzione da seguire; se avesse deciso di togliersi la vita, gli sarebbe stato sufficiente recarsi in un luogo disabitato e farla finita, perché nessuno vegliava su di lui e sul suo operato. Per attirare un minimo di attensione altrui si di sé, l’unica soluzione che viene in mente ad un bambino consiste nel riuscirci dapprima con gesti irrispettosi e con azioni indisciplinate, poi magari con un’impresa degna di lode e capace di riscuotere l’agognata approvazione della gente. Sì perché – è il bello di questo componimento – Naruto è comunque un bambino e, in definitiva, desidera sempre e comunque la considerazione e l’approvazione degli altri, anche se in superficie è abituato ad essere disprezzato ed evitato.
Hai espresso tutto questo con la sola scena della torta e della canzoncina di auguri. Complimenti! Sei stata bravissima!
Ho letto un elaborato significativo, profondo, scritto bene e ricco di particolari importanti capaci di esprimere concetti meglio di mille parole.
Grazie per aver scritto questa bellissima shot, sono felice di averla letta.
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