Sappi che sto piangendo...
Non so come tu abbia fatto a scrivere una cosa del genere...
‹‹Scusami per lo schifo che ho lasciato sulla scrivania, ma stamattina non ho avuto il tempo di fare niente se non scrivere – disse Liam, dirigendosi verso la porta per uscire di lì – Scusami anche per qualunque cosa io abbia fatto per farti stare così. Ieri non volevo essere così cattivo con te››
‹‹Non hai fatto niente – esclamò Zayn, trattenendolo stringendo il suo polso – Sei stato anche fin troppo buono con me. Avevi ragione, anche casa mia è sempre stata uno dei problemi principali quando stavamo insieme. Adesso mi sono trasferito, ma la situazione non è cambiata poi molto. Forse l’unica cosa positiva è che abitiamo a una fermata di metro di distanza››
‹‹Allora se il tuo problema non sono mai stato io chiariamo adesso. Ho un’ora di tempo. Non mi importa di saltare la pausa pranzo, mi importa soltanto che mi spieghi perché mi hai lasciato››
Zayn prese un respiro profondo, poi si sistemò davanti a Liam, seduto sulla sua scrivania, mantenendo comunque una certa distanza.
‹‹I problemi economici li abbiamo sempre avuti, ma non sono mai stati così gravi finché mio padre ci ha lasciati. Quando stavo con te vivevo in un quartiere popolare di Buenos Aires, però la mia casa era dignitosa e soprattutto le camere erano separate. Nonostante questo non ti ho mai invitato perché mi vergognavo, perché non potevo assolutamente competere con la tua casa così carina. E poi i miei genitori, a differenza dei tuoi che vivono a Rosario, sono sempre stati con me per cui avresti conosciuto mia madre e non mi allettava particolarmente questa idea. So che mio padre non se la passava bene solo per i racconti di mia mamma, come il fatto che era a casa con noi quando avevo poche settimane di vita››
Liam si accorse che Zayn stava faticando per raccontargli tutte quelle cose che probabilmente nessuno sapeva, perciò decise di stringergli la mano per dargli forza.
Il moro apprezzò il gesto e, prima di continuare, gli sorrise dolcemente ‹‹Però il problema principale è un altro. Mia madre ti adorerebbe, ma ho sempre preferito non farvi incontrare perché lei non è più la stessa da quando, appunto, mio padre ci ha lasciati. Non lo ha fatto volontariamente, semplicemente ti basti pensare al 1983››
Liam capì tutto in un secondo. Tutta la popolazione argentina, e mondiale, riconosceva il 1983 come uno degli anni più terribili delle dittature sudamericane, perciò ricollegò quell’episodio storico agli occhi lucidi del ragazzo di fronte a lui: il signor Malik era uno dei tanti desaparecidos sudamericani.
‹‹Zayn, tuo padre è.. scomparso?›› chiese cercando di essere il più delicato possibile.
Il ragazzo annuì e in meno di un secondo si ritrovò stretto nell’abbraccio di un Liam davvero dispiaciuto.
‹‹Non avresti dovuto avere paura di dirmelo. Tesoro, eri piccolino quando è successo, vero?››
Annuì, appoggiando la fronte sul petto del ragazzo che continuava a stringerlo ‹‹Ero nato da pochi mesi, per cui non ho nemmeno un ricordo di lui. E’ scomparso durante la notte e non abbiamo saputo più nulla. I miei nonni sono morti e non hanno avuto nemmeno la possibilità di sapere se almeno lui fosse vivo. Mia madre da quel giorno è diventata quasi un vegetale, non reagisce più. Si limita a piangere e a dormire. La mia vita è un inferno e non potevo permettere che anche la tua diventasse così››
‹‹Hai reso la mia vita un mezzo inferno quando mi hai lasciato e sei andato via. Se mi avessi raccontato tutto questo avrei fatto di tutto per farti stare meglio, per cercare di consolarti››
Zayn gli prese il volto fra le mani e con un mezzo sorriso parlò un po’ più sereno ‹‹Probabilmente se ti avessi raccontato queste cose non ci saremmo mai lasciati, però tu hai già fatto tanto. Senza rendertene conto mi hai fatto tornare il sorriso che avevo quasi perso prima di conoscere te. Sei stato davvero importante, ma avevo bisogno di stare un po’ da solo. Mi dispiace››
‹‹No, dispiace a me perché stai perdendo del tempo qui con me. Comunque devi stare tranquillo e non vergognarti di niente. A me piacevi per quello che eri››
‹‹Sono stato uno stupido, lo so. Prima che tu vada a mangiare però devo fare una cosa›› affermò Zayn, fissando quasi intimorito Liam.
Il castano annuì semplicemente e spalancò gli occhi quando sentì le labbra del più piccolo sulle sue.
Dopo l’iniziale momento di sorpresa, però, chiuse gli occhi e appoggiò le mani sui fianchi magri dell’altro, permettendogli di rendere leggermente più profondo quello sfioramento.
Si stavano baciando dopo quasi due anni di lontananza, e le sensazioni che entrambi stavano provando erano sempre le stesse.
A Liam era mancato terribilmente baciarlo, abbracciarlo ed essere la causa della sua felicità. Non appena sentì le labbra del moro distendersi direttamente sopra le sue in un sorriso, il cuore cominciò a battergli più forte e strinse le gambe attorno ai fianchi dell’altro, avvicinandolo al suo corpo.
Dopo essere rimasti in silenzio per alcuni minuti con gli occhi chiusi e le mani intrecciate, si guardarono e capirono che da quel momento in poi non avrebbero potuto reggere un’altra separazione.
Liam era sempre stato il più coraggioso tra i due, il più esplicito in fatto di sentimenti, quindi fu il primo ad intraprendere un discorso abbastanza ovvio dopo ciò che era appena successo ‹‹Zayn con te sono sempre stato sincero, e lo sarò anche adesso. Non voglio e non posso dimenticare ciò che abbiamo appena fatto. Se pensi che io possa in qualche modo aiutarti, se mi vuoi vicino a te, dimmelo. Non avere paura, sai come sono. Non mi far soffrire ancora, ti prego››
Il moro lo guardò con uno sguardo dispiaciuto – quel tono quasi implorante gli spezzò il cuore - e con i polpastrelli gli lasciò dei piccoli tocchi sulle guance e sugli zigomi. Era quasi incantato dalla perfezione di quel volto carico di aspettativa, bisognoso di una risposta che gli dette quasi mormorando ‹‹Voglio farti stare bene come hai sempre fatto tu con me, e neanche io riuscirei a dimenticare ciò che è successo ora. Ricominciamo con cautela, proverò con tutte le mie forze a superare le mie paure stupide e ti mostrerò ogni piccola parte di me. Sei sicuro di voler tornare a far parte della mia vita?››
Il sorriso spontaneo che nacque sul volto di Liam fu anche più chiaro di ogni parola, così come l’abbraccio che si scambiarono nello studio non ancora pulito.
‹‹Mi piacerebbe rimanere così per il resto della giornata, ma se non pulisco immediatamente qui rischio il lavoro – Zayn si staccò da lui a malincuore – Però quando finiamo il turno torniamo a casa insieme?››
‹‹Certo. Comunque posso aiutarti io, mi è passata la fame››
Non puoi fare cosi,io sto male e non so quando mi riprenderò... Sono troppo,troppo fluff e rileggendo continuo a piangere...
‹‹Zayn, qual buon vento? – gli domandò il più basso abbracciandolo – Piacere, io sono Louis. Tu invece?››
Porse la mano a Liam che si presentò a sua volta.
‹‹Lui è il mio fidanzato, Harry. Ragazzi vi andrebbe di ballare il tango? Oggi non abbiamo lezione, ma abbiamo dimenticato di chiudere la porta d’ingresso. Che sbadati!››
‹‹Tesoro, dai loro il tempo di capirci qualcosa – intervenne il riccio, bloccando il flusso delle parole tappandogli la bocca con la mano – Sono appena arrivati e tu ha già detto tre cose. E poi se smettessi di pizzicarmi il sedere in continuazione forse saremmo un po’ più attenti››
Zayn trovò molto tenera quella scenetta – e anche piuttosto normale visto che i suoi due amici erano sempre stati così stravaganti – e si voltò verso Liam che li fissava con sguardo divertito.
Louis non chiuse la bocca, e cercò di parlare nonostante la mano di Harry premuta sulle sue labbra. Ovviamente tutto ciò che si udì furono dei versi molto simili a degli ‘mm’ arrabbiati.
‹‹Perdonami tesoro, ma eri partito in quarta. La prossima volta ti zittisco così›› ridacchiò il riccio, posando le sue labbra rosse su quelle sottili dal ragazzo con gli occhi color del cielo che ricambiò entusiasta.
Si baciarono a lungo, come se oltre loro due non ci fosse nessuno, e questo creò imbarazzo a Liam e Zayn che, evitando uno gli occhi dell’altro, fissarono ogni minimo particolare di quella stanza.
‹‹Scusate ragazzi, ma quando il piccoletto posa quelle labbra sulle mie non capisco più nulla – si giustificò Louis, posando un braccio attorno ai fianchi del suo ragazzo – Allora, vi va di ballare?››
Zayn era già pronto a rifiutare ma, con sua grande sorpresa, Liam afferrò la sua mano e lo portò al centro esatto della pista.
Lo guardò stupito, ancora di più quando quel braccio muscoloso si impossessò dei suoi fianchi, e le dita della sua mano destra si strinsero a quelle della sua mano sinistra. Stava sognando o era la realtà?
‹‹Aspettate, sento la passione che esplode qui dentro. Vado a prendervi una rosa, torno subito! Voi rimanete così›› esclamò Harry, scomparendo in un magazzino lì vicino.
Tornò poco dopo e porse la rosa rossa a Liam che, senza troppe cerimonie e senza pensarci, la posizionò tra i suoi denti.
Si strinsero ancora di più e, mentre Louis faceva partire la canzone ‘Besame mucho’, cominciarono a volteggiare come due perfetti idioti. Normalmente nessuno dei due avrebbero fatto una cosa del genere, ma non ci pensarono perché si stavano divertendo, e perché era un buon motivo per toccarsi senza cercare giustificazioni.
Improvvisamente, Zayn si avvicinò alle labbra di Liam e, con la scusa della rosa, gli lasciò un lungo bacio a stampo per prendere tra i denti lo stelo che abbandonò la bocca ancora aperta per lo stupore del maggiore.
‹‹Ragazzi – urlò Louis – siete perfetti. Non c’era bisogno di baciarlo Zayn, nonostante la canzone dica il contrario, ma ti comprendo. E’ un figo da paura e anche io avrei sfruttato l’occasione››
‹‹Ehi!›› esclamò risentito Harry, lasciandogli un pugno sul braccio e allontanandosi con le braccia incrociate al petto e un broncio sulle labbra.
‹‹Ma no, Harreh! Non fare così. Preferisco sempre te. Come potrei rinunciare alle tue fossette così carine, alle tue labbra rosse, ai tuoi urletti in camera da letto?››
‹‹Sì tesoro ho capito, ma adesso taci o baciami. A te la scelta››
Ovviamente Louis accolse quell’invito non tanto nascosto e unì nuovamente le loro labbra.
Nel frattempo, Zayn e Liam si staccarono per tornare all’entrata. Decisero di lasciare i due fidanzati ad amoreggiare tranquilli e, salutandoli con un flebile ‘ciao’ che nemmeno ascoltarono, uscirono e l’aria fresca di Buenos Aires colpì i loro visi.
Il maggiore scoppiò a ridere, trattenendosi addirittura la pancia e piegandosi su se stesso. Inizialmente Zayn lo guardò con un sopracciglio alzato ma poco dopo, anche se non ne comprendeva il motivo, si ritrovò a ridere anche lui perché la risata di Liam era contagiosa.
‹‹I tuoi amici sono molto strani, mi piacciono›› si asciugò le lacrime, rimettendosi in piedi.
Ok qui ho riso come non mai,io amo harry e louis ahahahahah sono due miti ,poi zayn e liam cosi...ho bisogno di un estintore,LIAM COL TANGO E' NO....
Ah e finalmente quella Marcela è andata a fanculo.
Un tuono squarciò il cielo, ma nessuno – a parte Liam che sobbalzò alzando gli occhi al cielo – si scompose, e tutta la piazza si unì in un’unica voce. All’unisono chiedevano al Cielo che quelle persone, ormai sconosciute per la società e per il mondo, potessero trovare la pace ovunque fossero.
Liam rabbrividì; era uno spettacolo straziante, soprattutto quando la pioggia si abbatté violenta contro tutti presenti che continuarono a tenere gli occhi chiusi e le mani giunte. Si voltò verso Zayn per vedere se avesse bisogno di qualcosa, ma si ammutolì e le parole gli morirono in gola quando lo vide proprio come tutti gli altri. I capelli neri erano schiacciati sulla fronte, i vestiti completamente fradici – come i suoi del resto -, gli occhi chiusi e le mani giunte in segno di preghiera. Notò che dalle sue labbra uscivano frasi sconnesse, dette con fatica, e capì che le guance erano bagnate non solo di pioggia, ma anche di calde lacrime che cominciarono a scendere dalle lunghe ciglia.
Dovette distogliere lo sguardo perché il dolore al petto era diventato insostenibile – proprio non ce la faceva a vederlo in quelle condizioni – e, come poco prima, osservò ciò che lo circondava.
Ho pianto come non mai,mannaggia la puttana lo sto rifacendo...tu vuoi uccidermi io lo so...
‹Non piangere ancora – gli sussurrò sfiorandogli una tempia con le labbra, baciandola un secondo dopo – Dimmi dove trovo degli asciugamani puliti e ti aiuto a cambiarti. Hai ancora i brividi e tremi peggio di prima››
Con un dito tremolante, gli indicò il mobiletto sotto il lavandino. Lo raggiunse velocemente e uscì fuori due teli abbastanza grandi.
‹‹Vuoi rimanere seduto? O riesci a stare in piedi per un po’?›› gli chiese premuroso, avvicinando il tessuto al suo viso.
Senza dire una parola Zayn si alzò, e continuò a guardarlo negli occhi anche quando sentì le sue mani accarezzarlo attraverso il telo per togliergli le goccioline di pioggia e le lacrime dalle guance.
Poi passò ai capelli, frizionandoli velocemente per farli asciugare prima. ‹‹Se ti faccio male dimmelo››
Il moro annuì, sorridendogli debolmente. Aveva fatto bene a fidarsi di lui, infatti sapeva che sarebbe stato l’unico in grado a prendersi cura di lui proprio come desiderava.
‹‹Sopra sei asciutto, ma adesso dovresti togliere i vestiti e asciugarti il resto›› mormorò imbarazzato Liam, rigirandosi il telo tra le mani.
‹‹Mi sento debole. Ti andrebbe di farlo al posto mio?››
Quella richiesta gli provocò un nodo allo stomaco e il battito accelerato del cuore, ma cercò di mostrarsi calmo e accettò con un sorriso smagliante.
Posò un momento l’asciugamano sul bordo, raggiungendo i lembi della maglietta zuppa. I temporali estivi erano i peggiori.
La tolse con delicatezza e passò il panno su tutto il torace pieno di tatuaggi del moro che, per sostenersi, appoggiò una mano sulla sua spalla. Passò alle braccia e alla schiena, togliendogli ogni minimo residuo di acqua con un’espressione seria e attenta. Non voleva fargli male, ma doveva premere un po’ affinché tornasse completamente asciutto.
Arrivò il momento di togliergli i jeans, e l’imbarazzo si era trasformato in inquietudine e in ansia. Non toccava quel corpo da tanto tempo e gli era mancato terribilmente.
‹‹Se vuoi puoi sederti, sei più comodo almeno›› gli propose, abbassandogli il bordo e lasciandogli scoperte le cosce.
Nonostante i boxer fossero neri, erano attaccati al suo inguine e poté vedere ogni minimo dettaglio della sua pelle rimasta calda e al coperto. Deglutì e, lasciandolo definitivamente in boxer, passò piano le mani sulle sue gambe.
Era inginocchiato tra le sue cosce, e la pelle di Zayn – già caldissima a causa della febbre – diventò fuoco ardente, fuoco che si trasferì anche sulle guance di Liam che cercò di non farsi prendere dall’emozione.
Finalmente era completamente asciutto, l’unico indumento ancora bagnato era quello che copriva il suo sesso. ‹‹Ho finito, ti avvolgo nel telo così ti accompagno in camera e puoi vestirti mentre io mi asciugo qui››
‹‹Liam, mi hai già visto nudo e io sono troppo stanco per fare qualunque cosa. Ti prego, spogliami qui e vieni con me in camera. Ti indico dove sono i pigiami puliti così ne prendi uno per te e uno per me. Sei d’accordo?››
‹‹Sì, pensavo ti vergognassi – ma fu lui a farlo quando Zayn gli disse ‘con te mai’ – Allora adesso ci penso io a te››
Con cautela gli abbassò i boxer e, dopo averli sfilati dalle caviglie, se lo ritrovò davanti completamente nudo. Lo coprì con il telo perché non voleva peggiorare la sua condizione, ma si accorse che i capelli erano ancora troppo umidi.
‹‹Dov’è il phon? Anche se è estate penso che dovrei asciugarti i capelli. La febbre in questo periodo dell’anno dura poco ma è micidiale››
‹‹E’ in camera mia. Puoi asciugarmeli mentre mi siedo sul letto, tanto la presa elettrica è accanto al comodino››
Liam annuì e, prendendolo in braccio, si diresse verso la camera. Averlo tremolante tra le sue braccia gli provocò dei brividi lungo la schiena, e il suo senso di protezione crebbe a dismisura.
Lo adagiò sul letto e delicatamente gli passò le dita tra i capelli, mentre l’aria calda si abbatteva su essi e sui suoi polpastrelli.
Zayn chiuse gli occhi e si godette tutte quelle attenzioni, stringendosi di più nel telo e sorridendo sereno.
Lasciò i capelli più corti della nuca per ultimi e, quando ebbe finito di asciugare anche quelli, gli lasciò un bacio proprio lì prima di allontanarsi e prendere le robe asciutte per entrambi.
Tornò da Zayn e trovarlo sdraiato sul letto, completamente esposto a lui, gli fece accelerare il respiro e sentì gli occhi farsi lucidi. Non diede peso alla nascente eccitazione, semplicemente gli fece indossare i boxer e tutto il resto.
‹‹Così stai bene?›› gli mormorò, abbracciandolo e coprendolo con il piumone che aveva recuperato da un armadio.
‹‹Sì, aspetto te per dormire››
‹‹Va bene tesoro. Però mentre mi aspetti cerca di chiudere gli occhi, io arrivo subitissimo››
E Liam tornò davvero da lui pochi minuti dopo. In bagno aveva cercato di svestirsi e asciugarsi molto velocemente, aveva bisogno di abbracciare quel corpo esile e sentirlo abbandonarsi rilassato contro il suo.
Si sdraiò nel letto accanto a lui, ma trovò qualche difficoltà perché praticamente una gamba e un braccio rimanevano fuori.
Zayn sobbalzò nel dormiveglia e si accorse di lui, sorridendogli con gli occhi gonfi – ma anche divertiti - e con i capelli scompigliati.
Quella visione fu un colpo al cuore, cuore che si sciolse quando lo accolse sotto il piumone e per metà si sdraiò su di lui per permettergli di occupare il materasso con tutto il corpo.
‹‹Sei più grande di me, quindi per me non è un problema se metà materasso è il tuo corpo. Anzi, mi posso stringere di più - disse con voce roca e allegra, passandogli un braccio sul petto e posizionando il viso bollentissimo nell’incavo del collo – Che cosa strana, io con un pigiamone invernale e tu solo con i pantaloncini. Per colpa mia stanotte suderai, e spero di non mischiarti la febbre››
‹‹Non mi importa, domani mi farò la doccia. Se mi passerai la febbre poi la curerò. Adesso mi importa soltanto che tu ti sia calmato e che dormi sereno e tranquillo›› mormorò Liam, lasciandogli dei baci sulla fronte.
Zayn si strinse ancora di più a lui, circondandogli i fianchi con una gamba e ritrovandosi praticamente spalmato sul suo corpo ‹‹Dormirò bene. Durante la commemorazione non mi andava di levare dal portafoglio la foto di mio padre. Ce l’ho lì da tanto tempo, e non mi andava di mostrarla a tutti. Però domani la farò vedere a te, così vedrai quanto era bello. Perché domani mattina resterai vero?›› alzò la testa di scatto, improvvisamente allarmato, e con gli occhi spalancati.
‹‹Certo che resto. Dove vado sapendo che stai così? – gli sussurrò accarezzandogli i capelli e lasciandogli posare nuovamente la testa sulla spalla – E domani parleremo anche di un’altra cosa. Adesso dormi piccolo, questa febbre ti deve passare››
Gli lasciò un bacio sulla fronte e, poco dopo, sentì un respiro caldo e pesante infrangersi contro il suo petto, provocandogli un sorriso ebete e l’insonnia. Come un perfetto idiota, infatti, passò tutta la notte ad accarezzargli i capelli e a stare attento ad ogni suo lamento, e a ripensare a quando stavano insieme e a tutte le volte che avevano dormito così attaccati dopo aver fatto l’amore o dopo essersi coccolati semplicemente.
Si sentiva patetico, ma anche terribilmente innamorato – e rivoleva tutto ciò che aveva prima.
Posso anche morire ora...gli ziam cosi sono il male supremo,sappi che ho letto l'ultima parte con amnesia a manetta tu immagina come sto ora...Dio cristo triste,dolci ed io sono qui a piangere come una cogliona. Ho amato questo capitolo amo i tuoi ziam non smetterò mai di dirlo.
E' stupendo e tu sei troppo brava.Qua le parolacce le risparmio ma appena torni in chat vedrai aahahah
Nora.
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