Non so come ho fatto a leggere tanto velocemente questo capitolo, ma, rispetto al primo, è stato più "facile" immergersi nella lettura perché in questo c'erano meno (non in senso lato del termine, visto che le domande sono ancora tantissime!) concetti da "decifrare" (come ogni prefazione o prologo o preludio che si rispetti, i "codici" sono d'obbligo). Comunque, incontriamo altri due "personaggi" che accompagnano il Conte in questo viaggio, attraverso il mondo della Conoscenza con la C maiuscola, che è molto più che semplice scienza (ho messo un sacco di "che", ma do la colpa all'esaurimento nervoso): l'Ebreo e il Ragazzo.
Mentre scorrevo il testo, mi sono domandata chi o cosa questi nomi realmente rappresentassero: se il Conte rappresenta un qualcuno il cui nome gli è stato affibbiato da un popolo (*la lettrice rozza le orecchie* Popolo? Quale popolo?), un nome che non lo rispecchia più, gli altri due che incarnano? Credo che dovremmo aspettare per saperlo.
Anche questa volta, in ogni caso, ti sei dimostrato particolarmente abile nell'introdurre metafore o similitudine all'interno delle descrizioni. E questa mi ha fatto venire i brividi:
"[...] Il Deserto ci abbraccia come se fossimo i suoi figli perduti, scorticandoci la pelle e labbra con le tempeste di sabbia, e facendoci tremare come foglie di alberi mai sorti di notte." Inusuale, originale, soprattutto per la scelta azzeccata delle parole. Mi sembrava di essere proprio in un deserto, quindi complimenti per il realismo che riesci a dare alle tue descrizioni. Lo stile è fantastico, arriva dritto al cuore e alla mente, e anche la punteggiatura del tutto impeccabile: considerata la cura che ci metti nello scrivere cose del genere, credo che quelle maiuscole in po' sparse in giro non siano messe al caso. |