Recensioni per
Suddenly
di no_light_

Questa storia ha ottenuto 2 recensioni.
Positive : 2
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
07/08/14, ore 23:14
Cap. 1:

Ciao! Hai scritto una bellissima storia, davvero molto romantica! Complimenti, spero di poter leggere qualche altra tua fanfiction :)
A presto,
Maria :)

Recensore Veterano
06/08/14, ore 02:07
Cap. 1:

Riempirei questa recensione di parolacce e minacce. Di VAFFANCULO GRANDI QUANTO UNA CASA. Ma sono una persona seria e quindi evito.
Dico solo "Porca Puttana tu uccidi cosi lo sai? Lo sai,porco cazzo."


‹‹Non vorrei vantarmi, ma se oggi siamo qui riuniti è soprattutto grazie a me e alla signorina Joline MaryRose Mitchell. Se io e lei non fossimo diventati migliori amici, se non le avessi presentato le mie sorelle, probabilmente a quest’ora Nicola e Anthony non sarebbero una coppia meravigliosa. Bando alla ciance, concludo dicendo che vi auguro tutto il bene di questo mondo e che non potrei desiderare marito migliore per mia sorella. Cognato Anthony, so che sei l’uomo perfetto per Nicola e sono felice che lei abbia accettato di sposarti›› Liam terminò e tutti applaudirono, tutti TRANNE Joline che gli diede una gomitata non appena si risedette al suo posto.
‹‹Ti avevo detto di non azzardarti a chiamarmi davanti a tutti con il mio orrendo secondo nome, e invece lo hai fatto – sussurrò tra i denti – Quel giorno all’asilo avrei dovuto ignorarti, non farmi intenerire da un bambino appena arrivato e impaurito. Avrei dovuto continuare a stare con le mie COMPAGNE e non consolare te››
‹‹Lo so che non è vero, so anche che pensi ancora che questo bimbo più piccolo di te SIA diventato un uomo estremamente dolce, simpatico, SEXY, bellissimo e che nessuno potrà mai avere un migliore amico così›› scherzò, aumentando il nervosismo della ragazza.
Mangiarono il primo e stettero in silenzio per un po’, finché Liam non decise di continuare con la sua operazione ‘fare innervosire Joline’.
Accostò le labbra all’orecchio destro della ragazza e, con un tono malizioso, mormorò ‹‹Penso che mia sorella sia bellissima nel suo abito bianco, ma preferisco la testimone!››
La riccia si girò e, con un sorriso divertito, gli lasciò uno scappellotto contro la nuca ‹‹Pessimo tentativo Payne. D’altronde sei famoso per le tue pessime tecniche di abbordaggio››
‹‹Non mi sembrano proprio pessime visto che ho rimorchiato una ex compagna di liceo di mia sorella››
Joline si voltò sconvolta verso di lui, chiedendogli quanti anni avesse.
Non appena le annunciò che la tipa in questione si chiamava Chantal e aveva la bellezza di ventisei anni lo stupore aumentò, e dichiarò che più le ragazze invecchiavano più avevano cattivo gusto, ovviamente tra le proteste del migliore amico che non era assolutamente d’accordo e si definiva un piccolo latin lover.
 
Uno sembro davvero io ahhaha,per come lo tratterei capi? Sul serio farei cosi ahahahahh
Due odio quella chantal,mi sa di perrie u.u


‹‹Sono diventato zio!›› fu l’urlo che si sentì lungo il corridoio del reparto maternità del King’s College HOSPITAL.
Joline avrebbe voluto ribattere dicendo che teoricamente anche lei era appena diventata zia, ma si lasciò abbracciare da Liam condividendo con lui la sua immensa felicità. Avevano aspettato così tanto per la nascita di Matt, soprattutto perché non vedevano l’ora di portarlo al parco e di viziarlo come SOLO due zii sanno fare con il primo nipotino.
‹‹E’ FANTASTICO, non vedo l’ora di prenderlo in braccio, di giocarci insieme. Ci pensi? Io e te zii. Mi sembra ancora surreale›› affermò Joline, con la testa appoggiata sulla spalla di Liam che la stringeva con un braccio attorno ai fianchi.
‹‹E chi l’avrebbe mai detto. Sono sempre più felice che tuo fratello e mia sorella si siano innamorati, almeno adesso facciamo parte della stessa famiglia e non ci lasceremo mai››
Joline sorrise imbarazzata e nascose il volto contro l’incavo del collo del suo amico. Osservò la voglia strana che troneggiava su quella pelle bianca, quasi incantandosi. Senza pensarci, ci passò sopra un dito sfiorandola piano.
Liam abbassò lo sguardo verso di lei, alzando un sopracciglio. Cosa stava facendo?
‹‹Secondo me, l’unica cosa che piace a Chantal è la tua voglia sul collo›› disse, ridacchiando subito dopo.
Il castano non ebbe nemmeno il tempo di ribattere perché dalla sala parto uscì un’ostetrica con un carrellino che trascinò versò la famiglia Payne/Mitchell; i due zii si alzarono di scatto e, insieme agli altri familiari, si posizionarono attorno al piccolo Matt che dormiva ormai sereno e pulito.
Era tenero, piccolo e indifeso, per cui Joline pianse in silenzio. Era davvero troppo felice, e pensare che quello era il suo nipotino era un’emozione troppo forte.
Liam se ne accorse e le circondò le spalle con un braccio, mentre cominciò a lasciarle dei baci contro la tempia ‹‹E’ bellissimo il nostro Matt, vero?››
La ragazza annuì sorridendo e passò le braccia attorno ai fianchi del migliore amico, stringendosi ancora di più contro di lui.
‹‹Sembrate voi due i genitori. Siete teneri›› esclamò Ruth, focalizzando tutta l’attenzione sui due ragazzi ancora abbracciati.
Joline arrossì, invece Liam alzò gli occhi al cielo ‹‹Ruth, ti ricordo che lei è la mia migliore amica e io sto quasi con Chantal››
Non era la prima volta che la bionda provocava in quel modo suo fratello, anzi quando andava a trovarlo al suo appartamento ed erano soli non si faceva problemi a dirgli che preferiva Joline a Chantal, per una serie di motivi che Liam cercava di ignorare.
‹‹Ma se ancora non cede completamente alle tue avances!››
‹‹Prima o poi lo farà›› asserì stizzito, per poi tornare a dedicare tutte le sue attenzioni alla piccola creaturina che aveva cominciato a muovere le mani.
 
 Ok quel fottuto bambino è stato la mia morte per tutta l'os....

Erano le undici e undici di sera dell'otto gennaio quando la famiglia di Joline la incitò a spegnere le ventitré candeline sulla sua torta alla panna – regalo della mamma che conosceva alla perfezione la golosità di quella che per lei sarebbe rimasta sempre la sua bambina.
La riccia non perse tempo e, dopo qualche secondo, soffiò talmente forte che riuscì a spegnerle tutte in un colpo.
Tutti applaudirono, e Joline osservò ogni componente della sua famiglia allargata; posò lo sguardo su Matt – ormai un bimbo di un anno e mezzo vispo e allegro – che continuava a battere le sue manine paffute energicamente, ma il sorriso che aveva preso possesso delle sue labbra scomparve quando osservò quello finto di Liam. C’era qualcosa che non andava con il suo amico, per cui – dopo aver distribuito la torta a tutti – gli si avvicinò e, prendendolo per un polso, lo portò in camera sua.
‹‹Liam, che succede? E non mentirmi, so che c’è qualcosa che non va››
Il castano si sedette sul letto e, puntando i suoi occhioni marroni velati di tristezza in quelli dell’amica, si sfogò ‹‹Il problema è Chantal. Stasera voleva addirittura impedirmi di venire da te perché voleva andare al cinema. Mi sta troppo addosso, pensa che abbia il diritto di gestirmi solo perché io ho ventuno anni e lei ventisette. Se non si fida di me perché non mi lascia?››
Joline lo raggiunse e gli posò una mano sulla coscia ‹‹Non ti lascia perché sa che non troverebbe nessun altro come te. L’infantile è lei, non tu. Amare qualcuno non vuol dire comandarlo, ma vuol dire fidarsi. Comincia a starmi antipatica la tua ragazza, sappilo. Dopo tutti questi mesi non ha ancora imparato come sei››
‹‹Comincia a stare antipatica anche a me››
Entrambi scoppiarono a ridere, calmandosi solo dopo alcuni minuti.
‹‹Allora fai il primo passo e lasciala tu, mi sembra così semplice››
‹‹Jol è solo che lei ancora mi piace, quindi vorrei pensarci bene prima di fare un passo così importante. Magari riesco a sistemare la situazione››
‹‹Lo spero per te, però la prossima volta che ti rovina la mia festa per le sue pretese assurde se la vedrà con me. Non è giusto, ogni volta ti tratta male e poi devo essere io a vederti triste. Sai che è una cosa che odio›› affermò seria.
Liam annuì, abbracciandola subito dopo ‹‹Lo so, e mi dispiace davvero. Però sai anche che riesco a parlarne solo con  te››
‹‹Infatti non ti ho detto di smettere di farlo. Sono felice di aiutarti e di risollevarti il morale, ma non sono felice quando sei triste e nervoso. Sei il mio piccolo e solare Liam, e lei non ha il diritto di trasformarti in un musone››
‹‹Non sarò mai un musone, su questo puoi stare tranquilla – la rassicurò, alzandosi – Invece qui qualcuno sta diventando vecchia. Come ci si sente ad avere ventitré anni?››
‹‹Invecchi anche tu, genio. E comunque come dovrei sentirmi? E’ una cosa normale, ma si sa che sei tu quello a non esserlo. La normalità non fa parte di te››
‹‹E poi è Chantal ad essere crudele con me!››
Joline lo guardò con gli occhi spalancati e, furente di rabbia, puntò un dito contro il suo petto ‹‹Paragonami di nuovo a quella e ti caccio fuori di qui a calci nel deretano››
Liam rise e, con cautela, la strinse contro di sé, per poi tornare in salotto per ricongiungersi con il resto della famiglia.

VAFFANCULO QUA DOVEVO FARLO...... JOLINE E' ME CAPISCI? MA CHE PORCO GIUDA CLAUDIA....LIAM COSI NOO CAZZO,NOOOOOOOOO

‹‹Jol, per favore, potresti venire a casa mia? E’ urgente››
Nonostante i suoi piani non fossero quelli, nonostante avrebbe dato buca all’ultimo secondo, accettò come sempre. Era più forte di lei, se Liam aveva bisogno di aiuto correva da lui.
Arrivò dopo un quarto d’ora – anche se indossava i tacchi ci aveva messo davvero poco a raggiungerlo – e suonò al campanello mezzo rotto che il suo amico non si decideva a riparare.
‹‹Meno male che sei qui, urge un consiglio!››
Non le dette neanche il tempo di rispondere, infatti si ritrovò nel soggiorno di Liam che nel frattempo continuava a parlarle talmente veloce da risultare incomprensibile. Se non fosse stata abituata alla sua parlantina, sicuramente gli avrebbe fatto ripetere tutto da capo.
‹‹Mi hai chiamata perché non sai se invitare ad una cena improvvisata a casa tua Chantal? Ma io ti defenestro Payne!›› urlò, alzandosi dal divano e fronteggiandolo.
‹‹Lo so, non avrei dovuto chiamarti però mi sentivo perso. Come sei sexy con questo vestito, dove devi andare?›› cercò di cambiare discorso, ma peggiorò solo le cose.
‹‹Dove dovevo andare. Ruth e le altre avevano progettato una serata per sole ragazze single in giro per i pub di Londra, e sai da quanto? Da una settimana, e io ho dato buca gli ultimi minuti per colpa tua. Vorrei spaccarti la faccia››
Liam non rispose, continuò a fissarla dalla testa ai piedi. Indossava un bellissimo vestito blu senza maniche, con una giacca sopra. I tacchi poi la slanciavano di molto, e non sapeva esattamente cosa dire. Non si era mai fermato a fissarla così attentamente, e in quel momento capì che avrebbe dovuto farlo prima.
‹‹Smettila di fissarmi così, mi innervosisci ancora di più!››
‹‹Perdonami, ma devo dirtelo. Hai delle tette da urlo››
Joline spalancò gli occhi, si coprì la scollatura con un braccio e tirò uno scappellotto al suo amico.
‹‹Ma ti ho fatto un complimento! E poi sei bellissima con questo vestito, quasi quasi invito te all’appuntamento››
‹‹Taci e cominciamo a preparare. Già miss Chantal si infurierà perché non l’hai avvisata con almeno un anticipo di sette ore, ci manca solo che la fai venire qui con tutto ancora in mezzo››

Inizialmente erano davvero intenzionati a preparare qualcosa per salvare il San Valentino di Liam – nonostante Joline non fosse proprio felice di essere l’artefice di una sorpresa per Chantal -, però proprio lui a un certo punto si era fermato e si era avvicinato pericolosamente al corpo della sua amica.
Con un dito aveva cominciato a tracciare un percorso delicato dalla fronte fino all’incavo dei seni della ragazza che aveva trattenuto il respiro – tuttavia senza fermarlo o impedirgli di continuare. Quando poi lei aveva provato a parlare giusto per chiedergli quali fossero le sue intenzioni, Liam aveva premuto le labbra sulle sue per baciarla in un modo talmente passionale che dovette aggrapparsi alle spalle possenti dell’altro per non cadere come una pera cotta.
Si staccò e guardò i profondi occhi azzurri della sua migliore amica.
Era quello che voleva fare da quando aveva varcato la soglia del suo appartamento, ma aveva quasi il timore di confessarglielo.
Joline si accorse del suo disagio e, per fargli capire che se gli aveva permesso di toccarla e di baciarla era perché approvava, prese il suo volto tra le mani e lo baciò.
Le loro lingue si sfiorarono per la seconda volta, e quello scontro provocò dei brividi ad entrambi. Joline aveva i capelli legati, e in quel momento Liam non riusciva a sopportare il fatto che non potesse abbandonare la mano nei folti capelli ricci che aveva sempre adorato, per cui le tolse l’elastico e lo lanciò da qualche parte.
Si staccarono per riprendere aria e, con le fronti attaccate, si guardarono negli occhi. Le loro labbra erano socchiuse, i loro respiri si mischiarono e fu sconvolgente perché non avevano mai considerato che tra loro due sarebbe potuta succedere una cosa del genere.
Liam constatò anche che non era il momento di pensarci, quindi il percorso che precedentemente aveva intrapreso con il dito, venne ripetuto con le labbra e con la lingua; cominciò dalla fronte, per poi passare alle palpebre chiuse, agli zigomi, al mento. La situazione si scaldò quando le labbra del ragazzo sfiorarono il collo scoperto di Joline che soffocò un gemito, gemito che lasciò andare nel momento in cui sentì la lingua sul bordo della sua scollatura.
‹‹Ammettilo che avresti voluto farlo da quando sono entrata›› mormorò con un sorriso vittorioso, accarezzando i capelli corti di Liam.
‹‹Beccato›› sussurrò ridacchiando, lasciandole un bacio a stampo prima di raggiungere la cerniera del vestito.
Lentamente la abbassò, lasciando poi che il tessuto blu scivolasse sul suo corpo; era un vestito largo, per cui Joline rimase in intimo subito. La visione di lei così, con addosso solo mutande, reggiseno e tacchi, provocò l’eccitazione di Liam che sentì il bisogno di spogliarsi.
‹‹No, lo faccio io›› disse la ragazza, intuendo le intenzioni dell’altro.
Afferrò i bordi del suo maglioncino e li alzò, lasciandolo con il petto scoperto dove posò baci e morsi; amava il fisico di Liam, e si lasciò completamente andare riempendolo di succhiotti e di morsetti.
Entrambi indossavano la biancheria intima – Joline si era liberata anche dei tacchi – e decisero di spostarsi verso il divano. Liam la fece sdraiare, spalmandosi su di lei un secondo dopo.
Ricominciò a passare ovunque labbra e lingua, finché si soffermò tra le cosce della ragazza; il modo in cui la stava baciando, il modo in cui la barbetta strusciava contro la sua pelle sensibile la stava facendo impazzire.
Accompagnò i suoi movimenti portando le mani sui suoi capelli ancora un po’ troppo corti da stringere, e con un riflesso incondizionato sollevò di più il bacino. Quel gesto portò Liam ad avvicinarsi agli slip della ragazza, slip che bagnò con la sua saliva e che sfiorò prima con il naso e poi con le dita. Con delicatezza, allargò maggiormente le sue gambe per sistemarsi tra di esse, e per sfiorare meglio l’inguine con le labbra sempre attraverso quel tessuto che cominciava ad innervosirlo.
Andarono avanti con quelle carezze e con quei baci finché Joline non afferrò Liam e lo riportò sopra di sé, circondandogli le spalle con le braccia. Si guardarono negli occhi ed era palese il fatto che entrambi volessero continuare per soddisfare la loro eccitazione.
Quando anche gli ultimi indumenti finirono sul pavimento, Liam posò le mani sui fianchi di Joline quasi con timore; rimasero a fissarsi immobili per alcuni istanti, senza sapere bene cosa dire e cosa fare.
Era la prima volta che si trovavano in una situazione del genere, e forse la consapevolezza stava prendendo il sopravvento sulla frenesia; sembrava davvero così, finché con un tacito permesso Joline concesse a Liam di spingersi in lei, dapprima con un ritmo lento, poi sempre più veloce e costante.  
Per non fare troppo rumore – quasi come se avessero paura di essere scoperti da qualcuno – si baciarono talmente tante volte che le loro labbra si gonfiarono in una maniera incredibile, acquisendo anche un colore molto simile al rosso fuoco a causa degli innumerevoli morsi.
Joline si aggrappò con le gambe ai fianchi del castano, e – cercando di non  fargli troppo male – gli graffiò la schiena; aveva sempre amato la schiena del suo migliore amico, ma non avrebbe mai immaginato che si sarebbe aggrappata ad essa per mantenersi mentre faceva il miglior sesso della sua vita. Perché era vero: con nessuno aveva provato quello che stava provando con lui dentro il suo corpo, con le sue mani che accarezzavano ogni parte di lei – soffermandosi soprattutto sui seni che stringeva e baciava con una dedizione incredibile –, con le orecchie piene dei suoi ansimi e gemiti strozzati.
Liam, invece, per sostenersi strinse le cosce della ragazza; ormai le sue spinte perdevano continuità - e anche l’intensità diminuì -, finché non cessarono del tutto quando entrambi raggiunsero l’orgasmo.
Non si mossero, ma non si guardarono nemmeno negli occhi. Erano ancora stravolti, e le parole erano inutili in quel momento.
Joline, però, prese l’iniziativa e all’improvviso si scrollò di dosso il corpo di Liam e – nonostante fosse ancora sudata e poco presentabile – si rivestì in tutta fretta, uscendo poi da quella casa in cui non avrebbe messo piede fino a che non avrebbe avuto le idee chiare.

CAPISCI? NO TU CAPISCI COSA CAZZO HAI SCRITTO? LO CAPISCI O DEVO VENIRE LI E PORTARMI ZAYN? MA CHE CAZZO...............................................................................................................................................................VOGLIO MORIRE ORA.....................................................................................................................................................................................................................................................................................


‹‹Liam mi dispiace›› fu la prima cosa che gli disse guardandolo negli occhi.
L’aveva già perdonata – era una sua caratteristica, non riusciva mai ad essere arrabbiato per troppo tempo con la gente alla quale teneva – però prima decise che avrebbe sfruttato un po’ la situazione. Era uno stronzo, ma lo faceva solo per farle capire che aveva sofferto davvero.
‹‹Dispiace anche a me. Io sono il minore tra i due, ma sei stata tu quella che si è comportata come una ragazzina. Hai idea di come sono stato quando sei andata via? Hai idea di come sono stato nei giorni successivi?››
‹‹Sì, potrei averla visto che sono stata allo stesso modo. Mi sono pentita immediatamente di averti lasciato da solo, ma non ho suonato perché se mi avessi riaperto la porta avrei ripreso a baciarti e ti avrei permesso di rifare tutto quello che avevi già fatto››
‹‹Avevamo fatto, ti ricordo che lo abbiamo fatto in due. E se anche lo avessimo fatto per la seconda volta, quale sarebbe stato il problema? Anzi, qual è il problema?››
‹‹Il problema è che facciamo parte della stessa famiglia, siamo zii dello stesso bambino, i nostri fratelli sono sposati. Adesso mi capisci?››
Liam alzò un sopracciglio – gesto che Joline aveva sempre amato, anche se non gliel’aveva mai confessato – e ribatté con un tono stupito ‹‹No che non capisco. Primo, non siamo fratelli. Secondo, siamo esattamente come Nicola e Anthony e non mi sembra che loro abbiano avuto problemi. Terzo, Matt ci adora entrambi e penso che sarebbe felice se stessimo insieme. Io problemi non ne ho, non mi spaventa stare con te, quindi le tue paure sono infondate e non hanno motivo di esistere››
‹‹Vuoi stare con me?›› mormorò Joline, faticando a credere a ciò che aveva appena udito.
‹‹Non ho lasciato la mia ragazza solo perché l’ho tradita sapendo perfettamente che lo stavo facendo, ma l’ho lasciata anche perché mentre facevo l’amore con te mi sentivo bene, e avrei voluto farlo tante altre volte. Non potevo rimanere con Chantal pensando a te ventiquattro ore su ventiquattro. Non ti considero neanche più la mia migliore amica; io non mi innamoro delle mie amiche››
Joline non ebbe nemmeno il tempo di replicare, di corrergli dietro per fermarlo e spiegargli che non faceva altro che pensare a quella sera proprio come lui, perché – come aveva fatto lei – Liam si era alzato e si era affrettato ad andare via, lasciandola seduta su quella panchina con un insopportabile tremore alle gambe e il batticuore.

Ho ancora il cuore a mille......tu mi hai sotterrata,disintegrata.....

Dopo averlo lasciato con un sorriso nelle braccia dell’altra zia, si avvicinò a Liam e lo trascinò al piano di sopra prendendogli un polso.
 Quella sera era perfetto, non riusciva a togliere gli occhi di dosso dalla camicia bianca che gli fasciava perfettamente il petto e i fianchi. I capelli e la barba erano cresciuti, e quell’outfit lo rendeva maledettamente sexy.
‹‹E’ una casualità che tu mi abbia portato in una camera da letto o cerchi di dirmi qualcosa?›› ridacchiò Liam, cominciando a riacquistare il suo solito comportamento.
Joline sbuffò e alzò gli occhi al cielo, posando le mani sul vetro della finestra e osservando la notte che calava su Londra.
‹‹Ti è sempre piaciuto guardare il paesaggio, soprattutto quello notturno, è vero?›› le sussurrò in un orecchio, mantenendo comunque una certa distanza e non permettendo ai loro corpi di entrare in contatto.
La riccia annuì, sorridendo debolmente e passando un dito sul percorso intrapreso da una gocciolina d’umido sul vetro appannato.
‹‹Avevi ragione, per essere un poppante sai come sedurre qualcuno quando vuoi›› disse senza pensarci, usando comunque un tono ironico.
‹‹Finalmente lo hai ammesso – esclamò vittorioso – Questo significa che ho saputo sedurre te?››
Joline si girò e si ritrovò a pochi centimetri di distanza dal volto di Liam che posò le mani contro il vetro, intrappolandola tra le sue braccia tese e strette nelle maniche della camicia un po’ troppo aderente.
‹‹Devo dire che ce l’hai fatta. Sono cose che non avrei mai pensato di dirti, ma sento la necessità di esprimerti quanto io ami i tuoi baci e quanto ami aggrapparmi alla tua schiena. Per essere un ragazzetto baci benissimo, lo sai?›› sussurrò avvicinando la bocca a quella sorridente dell’altro.
‹‹Lo so, me lo hanno detto in molte – sapeva perfettamente che quella frase avrebbe fatto ingelosire Joline, infatti si allontanò da lui che ridendo cercò di riacciuffarla riuscendoci con poco sforzo – Però mi interessa che lo abbia detto tu. D’altronde bacerò te per un bel po’, non le altre››
‹‹Sei un grandissimo ruffiano. Chi ti ha detto che ti permetterò di farlo? Chi ti ha detto che…›› ma non poté finire di parlare perché le labbra di Liam furono sulle sue, delicate come la prima volta.
La strinse in un abbraccio che le scaldò il cuore, e inclinò la testa verso destra per permettere alle loro lingue di sfiorarsi e di godersi uno il sapore dell’altra.
Si staccarono per riprendere fiato, e Joline sfiorò con il naso quello del ragazzo che le sorrise e la strinse ancora di più contro il suo petto; amava vedere le rughette che si formavano attorno ai suoi occhi marroni, amava vedere come le sue labbra rosee si distendevano in un sorriso che spuntava dalla sua barba, ma soprattutto amava quando quella felicità era causata da lei.
Passò una mano tra i suoi capelli castani ricresciuti, per poi soffermarsi sulle guance piene.
‹‹Non avrei mai pensato di potermi innamorare del mio migliore amico›› disse continuando ad accarezzare il suo viso.
‹‹E io non avrei mai pensato di innamorarmi di te mentre facevamo l’amore. Ti sembra una cosa possibile? Quando mi hai permesso di spogliarti, quando mi hai permesso di esplorare il tuo corpo, quando ti sei stretta a me e mi hai chiesto di più solo guardandomi penso che sarei potuto esplodere da un momento all’altro. Eri così bella, e non penso che troverò mai qualcuna che mi prenda così tanto. Ti ho sempre avuta sotto gli occhi, e questo è molto strano. Siamo cresciuti insieme, ma giuro che non provavo nulla che andasse oltre l’amicizia››
‹‹Ti credo perché per me è stato lo stesso. Invece guardami adesso, innamorata di un poppante›› scherzò, pizzicandogli la voglia sul collo.
‹‹Le mie orecchie hanno sentito bene? Hai appena confessato di esserti perdutamente innamorata di questo fusto irresistibile?››
‹‹No, hanno sentito male. Ho detto che mi sono innamorata di te, ma non ti ho definito in nessun modo oltre a poppante››
Liam scoppiò a ridere – amava stuzzicarla in quel modo e poi ricevere le sue risposte pungenti – e poi riprese a baciarla, facendo combaciare i loro sorrisi.  



 
Liam e Joline adoravano il periodo natalizio: le tavole imbandite, le loro famiglie insieme quasi ogni giorno, le risate e i discorsi strampalati.
Erano passati quasi quattro mesi dall’anniversario di Nicola e Anthony – quindi dalla sera in cui si erano dichiarati l’uno con l’altra – ma avevano deciso di stare insieme solo due settimane prima del Natale. Dopo quella notte, infatti, avevano continuato ad essere in ballo tra amore e amicizia. Erano spaventati - considerarsi una coppia era troppo impegnativo - ma alla fine avevano capito che stando insieme avrebbero soltanto continuato a fare quello che avevano fatto anche durante quei quattro mesi; nonostante non si definissero proprio una coppia, infatti, non avevano rinunciato ai loro baci, alle loro carezze, alle nottate passate a fare l’amore anche più volte.  
L’unica cosa in più che facevano era girare per le vie della città mano nella mano, o baciarsi in pubblico anche davanti alle loro famiglie – ovviamente erano state informate subito delle loro intenzioni e, proprio come per Nicola e Anthony, furono contentissimi di accogliere una nuova coppia.
‹‹Diciamo che i Mitchell sono molto sensibili al fascino dei Payne›› esclamò divertita Ruth, osservando suo cognato con un braccio attorno alle spalle di sua sorella, e Joline seduta in braccio a Liam che la teneva per i fianchi e aveva il viso appoggiato sulla sua spalla destra.
‹‹Beh, possiamo dire che è il contrario visto che a cedere sono stati per primi i Payne. Almeno per me è stato così visto che sapete tutti che è stata Nicola a chiedermi di sposarla. Non so come sia andata per i giovanotti qui presenti›› disse Anthony, girandosi verso di loro.
‹‹Lo ammetto, mi sono innamorato per primo!›› esclamò Liam, portando una mano sul cuore.
Joline ridacchiò, girandosi e lasciando un bacio su quelle labbra che amava alla follia.
‹‹Zio e zia facevano così anche nella sauna›› intervenne il piccolo Matt che, a quasi due anni e mezzo, parlava un po’ di più e camminava ormai da solo. Era un bambino estremamente intelligente e non gli sfuggiva nulla.
Entrambi i ragazzi arrossirono, mentre il resto della famiglia scoppiò in una risata fragorosa.
‹‹Ma non avevate detto che lo avreste controllato voi il bambino?›› ghignò Nicola.
‹‹Ma lo abbiamo fatto! Ci siamo sbaciucchiati quando ci avete lasciati da soli e ormai Matt non era più con noi!›› si giustificò Liam, facendo aumentare l’imbarazzo della sua ragazza che si fece piccola piccola contro di lui.
‹‹E’ vero mamma, zio Liam e zia Joline sono stati con me tutto il giorno. Ho visto che si baciavano quando tu mi stavi facendo il bagnetto vicino alla stanza piena di vapore››
‹‹Ma allora sei uno spione!›› scherzò il padre.
‹‹No, sono abituato. Si baciano anche quando fanno i miei babysitter, e si dicono tanti ‘ti amo’ quando pensano che io dormo››
Tutti rimasero sbigottiti dall’intraprendenza del piccolo Matt, soprattutto i due diretti interessati che arrossirono.
‹‹E’ normale piccoletto, loro due si amano tanto tanto›› spiegò Ruth, osservando i due piccioncini che si sorrisero quasi timidamente.
Passarono il resto della serata a giocare a carte, o a raccontarsi barzellette, mentre fuori la neve aveva cominciato a posarsi sulle strade di Londra.

 POSSO MORIRE O ANDARE IN COMA PERMANETTE PER FAVORE? POSSO,TI PREGO.
MANANGGIA LA PUTTANA TROIA,VOLEVO TRATTENERE LE PAROLACCE MA RILEGGENDO NON CE L'HO FATTA........ 
MI VENDICHERO' PREPARATI,RIMPIANGERAI DI ESSER NATA.............
DETTO CIO' HO AMATO QUESTA OS,SONO ONORATA CHE TU ABBIA SCRITTO ISPIRANDOTI A ME, E RIMANI SEMPRE UNA DELLE PIU' BRAVE CLAUDI <3
Nora