Recensioni per
Areopago - [Saga e Kanon - 100 drabble]
di avalon9

Questa storia ha ottenuto 161 recensioni.
Positive : 160
Neutre o critiche: 1 (guarda)


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Recensore Master
05/10/14, ore 23:08
Cap. 47:

Anche per me, questo, è stato un anno senza stelle cadenti; e dire che, nelle notti vicine a quella di San Lorenzo, me ne sto sempre col naso all'insù. Poco male, tanto i desideri che esprimo non si avverano quasi mai XD
Bella l'atmosfera della drabble - dovrei smettere di ripeterlo ad ogni recensione, sto correndo il rischio di diventare banale -, e bello il confronto fra il Saint e l'uomo
Il Saint che sa di poter eguagliare quel luccicare di stelle semplicemente aprendo il palmo della mano e l'uomo che, invece, teme di non riuscire a realizzare i suoi desideri. Qui è Kanon ad incarnare il primo, e Saga il secondo, ma non c'è solo questo; c'è anche la differenza caratteriale fra i due gemelli, il diverso modo che hanno di guardare al mondo. E la consapevolezza - che io rinvengo nella frase "Ma avrò bisogno di un paio di mani in più, per afferrarli.” - di poter finalmente colmare le proprie mancanze l'uno con l'altro.

Recensore Master
13/08/14, ore 09:53
Cap. 47:

È incredibile come si percepisca la potenza dei due gemelli in queste cento parole. Eppure c'è. Una segue il panorama, quel cielo incrostato di stelle nemmeno fossero grani di sale grosso su una focaccia alle olive, e si chiede quanto possano essere dolci le giuggiole (certo che esistono. E anche le carrube. E sono buonissime!), quando rovesci il punto di vista - e l'occhio della telecamera - con una piroetta à la Nuriev. La sentiamo viva, palpitante, pur se sonnecchia nel palmo delle mani. Ma è come se mentre uno dei due parla, l'altro - Kanon, credo; ma anche Saga va benissimo - allargasse impercettibilmente le dita e PEM, eccola lì, brillante e sveglissima.  Pronta a prendersi quello che vuole, nemmeno fosse una pera matura che aspetta di essere colta.

E questo scambio:
“Hai un desiderio?” chiede Saga, gli occhi alla notte incrostata di stelle.
“Molti” sorride Kanon, la testa gettata al cielo. “E li posso prendere con le mie mani”, nel pugno il riverbero dell’universo. “E tu?”
“Qualcuno. Sì” sussurra Saga.“Ma avrò bisogno di un paio di mani in più, per afferrarli.”


Questo scambio è meraviglioso. Perché ci mostra due cose. Una, Kanon, come Santo. Con quel potere, il suo Cosmo, che sfrigola sulla punta delle dita appena dischiuse. Poco. Quel tanto che basta per essere fiammella nella notte. Due, Kanon come uomo. Perché in quel "li posso prendere con le mie mani" c'è un po' la consapevolezza che acquista l'uomo prendendo contezza di sé e delle proprie capacità. L'uomo, non il guerriero. Quel volere è potere che ci ricordano le nonne quando non riusciamo a pettinarci i capelli da sole o a mandare a memoria l'aoristo secondo. 

E poi c'è Saga. Saga che continua ad avere i suoi piani - e voglia il Cielo che sia così, ché chi si ferma è davvero perduto - ma che ha iniziato a vedere suo fratello come un fratello, un sodale, un amico, e non più come una minaccia al suo potere. Perché il potere è anche qualcosa che puoi dividere. Puoi spartire. Basta solo imparare. Basta solo crescere. E smetterla di stringersi al petto la palla gridando "È MIA!".
(UHm, forse sono TRE cose... Rifaccio, come la Spanish Inquisition?)

E tutto questo in cento parole.
Sotto un cielo ingemmato che, ahimé, quest'anno ho disertato anch'io. Ma pare che le Perseidi ci faranno compagnia sino a lunedì. Armati di torcia, candele alla citronella, zampironi e scorte di tè freddo. Ed esci in giardino. Ma portati un plaid!