È incredibile come si percepisca la potenza dei due gemelli in queste cento parole. Eppure c'è. Una segue il panorama, quel cielo incrostato di stelle nemmeno fossero grani di sale grosso su una focaccia alle olive, e si chiede quanto possano essere dolci le giuggiole (certo che esistono. E anche le carrube. E sono buonissime!), quando rovesci il punto di vista - e l'occhio della telecamera - con una piroetta à la Nuriev. La sentiamo viva, palpitante, pur se sonnecchia nel palmo delle mani. Ma è come se mentre uno dei due parla, l'altro - Kanon, credo; ma anche Saga va benissimo - allargasse impercettibilmente le dita e PEM, eccola lì, brillante e sveglissima. Pronta a prendersi quello che vuole, nemmeno fosse una pera matura che aspetta di essere colta.
E questo scambio:
“Hai un desiderio?” chiede Saga, gli occhi alla notte incrostata di stelle.
“Molti” sorride Kanon, la testa gettata al cielo. “E li posso prendere con le mie mani”, nel pugno il riverbero dell’universo. “E tu?”
“Qualcuno. Sì” sussurra Saga.“Ma avrò bisogno di un paio di mani in più, per afferrarli.”
Questo scambio è meraviglioso. Perché ci mostra due cose. Una, Kanon, come Santo. Con quel potere, il suo Cosmo, che sfrigola sulla punta delle dita appena dischiuse. Poco. Quel tanto che basta per essere fiammella nella notte. Due, Kanon come uomo. Perché in quel "li posso prendere con le mie mani" c'è un po' la consapevolezza che acquista l'uomo prendendo contezza di sé e delle proprie capacità. L'uomo, non il guerriero. Quel volere è potere che ci ricordano le nonne quando non riusciamo a pettinarci i capelli da sole o a mandare a memoria l'aoristo secondo.
E poi c'è Saga. Saga che continua ad avere i suoi piani - e voglia il Cielo che sia così, ché chi si ferma è davvero perduto - ma che ha iniziato a vedere suo fratello come un fratello, un sodale, un amico, e non più come una minaccia al suo potere. Perché il potere è anche qualcosa che puoi dividere. Puoi spartire. Basta solo imparare. Basta solo crescere. E smetterla di stringersi al petto la palla gridando "È MIA!".
(UHm, forse sono TRE cose... Rifaccio, come la Spanish Inquisition?)
E tutto questo in cento parole.
Sotto un cielo ingemmato che, ahimé, quest'anno ho disertato anch'io. Ma pare che le Perseidi ci faranno compagnia sino a lunedì. Armati di torcia, candele alla citronella, zampironi e scorte di tè freddo. Ed esci in giardino. Ma portati un plaid!
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